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La consapevolezza dell'innovazione è il problema - punto e a capo

Le aziende oggi devono essere consapevoli che non investire in innovazione può essere un risparmio e un pericolo

Le aziende italiane escono da anni di crisi per infilarsi in un probabile contesto di recessione.
In questa maniera è difficile pensare di creare ricchezza, posti di lavoro e migliorare il rapporto debito Pil.
L'innovazione può rappresentare una risposta concreta?
E' chiaro che la risposta automatica per molti è "certo", ma proviamo a spingerci più in là con il pensiero.
Solo l'innovazione permette di creare nuove opportunità e conquistare i nuovi mercati, non lo dice la tecnologia, ma l'analisi di business delle nostre aziende, spesso PMI, che attraverso l'innovazione hanno conquistato mercati e prosperità per tanti anni.
Ma in un mondo delle imprese in cui l'industria arranca, l'innovazione è difficile da realizzare, soprattutto se non vi sono capitani d'impresa con una visione a lungo termine, per cui si è portati a credere che è nei servizi che si creeranno le migliori opportunità.
Non è una questione di Intelligenza Artificiale o dei big data, ma di consapevolezza di quali sono gli obiettivi da raggiungere.
Mancando questi ultimi, è difficile estrarre valore dai dati.
Il mio cavallo di battaglio, innovare lo spreco, è quanto mai valido: le aziende, invece di ripensare ai processi interni, cercano di snellirli, realizzarli più velocemente e a costi minori. Un po' come quelle aziende che avvertendo la crisi hanno delocalizzato per spendere meno e oggi sono in difficoltà anche con la delocalizzazione. Si ritarda un processo, magari anche di tanti anni, ma l'erosione dei margini e delle vendite è inesorabile se non si inverte la rotta.
Fare una cosa solo un po' più velocemente permette di prendere gli stanziamenti dello Stato, ma non aiuta davvero l'azienda a crescere.
Serve una cultura imprenditoriale e manageriale diversa, una consapevolezza dell'innovazione che può avvenire anche attraverso le startup, per esempio, che sono ne portatrici sane ma economicamente zoppe di opportunità.
Si guardano sempre con sospetto o ammirazione, troppo poco come elemento di ricerca e sviluppo. Non è sempre necessario inglobare una startup, sarebbe magari interessante collaborare per vedere se le cose possono funzionare.
Ma è un argomento difficile per le imprese italiane: l'open innovation è troppo spesso una chimera, quando potrebbe portare vantaggi al Paese.

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