La modalità ibrida diventerà il nuovo standard per il lavoro
Alessandro Brioschi (Willis Towers Watson): le aziende devono concentrarsi sulla employee experience, integrando il wellbeing nei propri programmi e supportando i dipendenti in un contesto più agile e flessibile
Un giusto mix tra le esigenze dei lavoratori e quelle delle aziende su cui riflettere. I cambiamenti indotti dalla pandemia nel mondo del lavoro sono destinati a lasciare un segno permanente in Italia: tra due anni si prevede che solo il 42% dei dipendenti lavorerà in azienda, circa la metà del periodo pre-COVID ma in aumento rispetto alla situazione attuale, dove a recarsi sul posto di lavoro è appena il 32%. Lo rivela una anticipazione dei risultati della ricerca "Benefit Trends Survey 2021-2022" condotta da Willis Towers Watson su un campione di aziende attive nel nostro Paese e rappresentanti circa 155.000 lavoratori.
La modalità ibrida, ovvero sia da remoto sia in presenza, tra due anni resterà comunque più diffusa di quella completamente a distanza, sebbene quest'ultima abbia registrato, l'anno scorso, una maggiore crescita proporzionale. Nel 2019 infatti la stragrande maggioranza dei dipendenti, l'82%, lavorava in ufficio. Erano solo il 12% i lavoratori che si alternavano tra casa e ufficio e il 6% quelli in remoto: oggi invece sono rispettivamente il 31% e il 38%, con un evidente balzo di crescita in entrambe le categorie.
Anche gli accordi di lavoro futuri rifletteranno la nuova normalità , col 26% delle aziende che si attende che i dipendenti lavoreranno in alternanza paritetica tra luogo di lavoro e da remoto, il 33% più da casa che non da ufficio e il 41% all'opposto.
Sta cominciando però un riassestamento della percentuale di dipendenti che lavorano solo da remoto (tra due anni scenderanno dal 38% al 23%), mentre stanno aumentando di contro quelli che lavorano in presenza (tra due anni saliranno dal 32% al 42%) e in modalità ibrida (dal 31% al 35%).
Sette aziende su dieci (71%), inoltre, progettano oggi di consentire un pieno ritorno in ufficio su base volontaria entro la fine dell'anno, mentre il 47% non sono ancora sicure di quando termineranno i protocolli anti-COVID e solo un 10% prevede di fermarli prima del 2022.
"Il lavoro ibrido è destinato a giocare un ruolo di primo piano in futuro, andando a coprire fino a un terzo della forza lavoro aziendale. Abbiamo sperimentato cambiamenti profondi durante il Covid e le persone hanno bisogno di essere sostenute in questa transizione. Nel passaggio verso la 'nuova normalità ' le aziende devono concentrarsi sulla employee experience, personalizzando l'offerta di benefit, integrando il wellbeing nei propri programmi e supportando i dipendenti in un contesto di lavoro più agile e flessibile", spiega Alessandro Brioschi, Health & Benefit Senior Consultant di Willis Towers Watson.