Spesa in Ricerca e Sviluppo nell'UE al 2,3% del PIL nel 2020. Italia solo all'1,5%

Il nostro Paese secondo il report di Eurostat spende quanto la Grecia e siamo dietro anche a Slovenia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria e Portogallo

A parole tutti sono d'accordo che l'investimento in ricerca sia da incentivare e che misura il grado di sviluppo di un Paese. Nei fatti, un po' meno. Una volta l'Italia era fortissima in questo settore, un vero protagonista a livello mondiale. Poi, piano piano, gli investimenti sono andati sempre più diminuendo, specialmente nel settore pubblico, e attualmente siamo molto lontani dalle eccellenze, addirittura al quattordicesimo posto a parimerito con la Grecia.
Lo prova un report di Eurostat, che rileva come nel 2020 gli Stati membri dell'UE hanno speso circa 311 miliardi di euro in Ricerca e Sviluppo (R&S). Si tratta di un calo di 1 miliardo di euro rispetto al 2019 (312 miliardi di euro).
L'intensità di R&S, ovvero la spesa in R&S in percentuale del PIL, si è attestata al 2,3% nel 2020, rispetto al 2,2% nel 2019. Tuttavia, questo piccolo aumento è dovuto a una diminuzione del PIL a causa della pandemia di COVID-19. Dieci anni prima (2010), l'intensità di R&S era del 2,0%.
La R&S è uno dei principali motori dell'innovazione e la spesa e l'intensità della R&S sono due degli indicatori chiave utilizzati per monitorare le risorse dedicate alla scienza e alla tecnologia in tutto il mondo.
Il settore delle imprese continua a essere il principale settore in cui è stata spesa la R&S, rappresentando il 66% del totale di R&S erogato nel 2020, seguito dal settore dell'istruzione superiore (22%), dal settore pubblico (12%) e dal settore privato non profit (1%; la somma dei dati potrebbe non raggiungere il 100% a causa dell'arrotondamento).

Massima intensità di R&S al 3,5% registrata in Belgio e Svezia

Nel 2020, la più alta intensità di R&S è stata registrata in Belgio e Svezia (3,5% del PIL), seguite da Austria (3,2%) e Germania (3,1%). La Francia è al 2,4% e l'Olanda al 2,3%.
All'estremo opposto della scala, sei Stati membri hanno registrato un'intensità di R&S inferiore all'1% del PIL: Romania (0,5%), Malta e Lettonia (entrambe 0,7%), Cipro, Bulgaria e Slovacchia (tutte 0,9%).
L'Italia con l'1,5% è a parimerito con la Grecia al quattordicesimo posto.
Negli ultimi dieci anni, l'intensità di R&S è aumentata in 24 Stati membri, con l'aumento più elevato registrato in Belgio (+1,5 punti percentuali; dal 2,0% del PIL nel 2010 al 3,5% nel 2020), Grecia (+0,9 pp; da 0,6% all'1,5%), Polonia e Repubblica Ceca (entrambe +0,7 pp; rispettivamente dallo 0,7% all'1,4% e dall'1,3% al 2,0%).
Al contrario, l'intensità di R&S è diminuita in tre Stati membri; Finlandia (-0,8 pp; dal 3,7% al 2,9%), Irlanda e Lussemburgo (entrambi -0,4 pp; rispettivamente dall'1,6% all'1,2% e dall'1,5% all'1,1%).


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