Il significato della parola benessere in azienda - Punto e a capo - @gigibeltrame

Si parla di welfare aziendale, di smartworking, di strumenti, ma poi si cade nei luoghi comuni

Raramente mi capita di portare sulle pagine di BusinessCommunity.it gli argomenti degli SmartBreak, quegli appuntamenti live in cui condivido una pausa alle 11:00 con tanti amici nei vari profili social.
Solitamente succede che quegli incontri vivono una vita totalmente loro, slegati dal magazine, proprio perché sono incontri informali.
Lunedì scorso ho parlato di un argomento che mi era stato richiesto da diversi ascoltatori. Dovete sapere che il bello degli SmartBreak è che qualcosa vive "live", ma molto viene generato dalle "repliche", ossia dai messaggi che appaiono sui social dopo la diretta. Ebbene, oltre al quasi 30 commenti in diretta, sono giunti nelle caselle dei miei profili un centinaio di messaggi riguardanti il benessere in azienda.
Mi sono così accorto che, pur parlando in quella sede di innovazione applicata all'organizzazione aziendale tanto da essere stato additato come un paladino dello smartworking, il tema dell'azienda profittevole con lavoratori motivati e felici è ampiamente sottovalutato.
Molti i messaggi che parlano di aspettative disattese, chi parla di smartworking come "concessione", chi parla di mense indegne, chi parla di palestre in azienda e di orari di lavoro poco umani, insomma, chi più ne ha più ne metta.
Il benessere delle persone in azienda dovremmo aver compreso dalla pandemia che è fondamentale, non solo perché è origine del #BigQuit, delle grandi dimissioni da parte di lavoratori che cercano qualcosa di meglio per la loro vita personale, non solo per chi vuole trattenere i giovani talenti (e non solo), ma è un argomento che riguarda l'organizzazione aziendale.
Se il benessere delle persone in azienda non è al primo posto, come tutti i messaggi che ho ricevuto mi indicano, non si vive un bel clima in azienda, si è demotivati, si è meno collaborativi e, in definitiva, meno produttivi.
Non è necessario comunque guardare all'aziende più avanzate e innovative per pensare al benessere delle persone, perché non tutti possono permettersi determinate cose.
Sarebbe sufficiente ascoltare i lavoratori, fornire gli strumenti giusti per lavorare, abilitare piccoli accorgimenti che non generino attriti e malcontenti.
L'ascolto è determinante per una riorganizzazione aziendale in chiave del benessere dei lavoratori, bastano piccole cose, non rivoluzioni o investimenti. A quanto pare, prevalgono invece controllo e pressione, elementi che alla lunga finiscono con lo spremere le persone.
Se il marketing racconta di "mettere le persone al centro" quando si parla dei clienti, perché "le aziende non mettono al centro i lavoratori?"
Considerazioni banali, ma estremamente efficaci.


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