Monica Poggio (AHK Italien): Germania primo partner commerciale per l'Italia

L'intercambio tra i due Paesi si rafforza, superando ancora quello con la Francia. Performance importanti da parte del siderurgico, del chimico-farmaceutico, dei macchinari, dell'agroalimentare e dell'elettrotecnica-elettronica

Nel 2022 l'interscambio commerciale italo-tedesco ha registrato numeri record, l'ennesima dimostrazione di quanto i rapporti tra i due Paesi siano strutturali. Le esportazioni italiane verso la Germania hanno toccato quota 77,5 miliardi di euro (+15,8%), e anche l'import ha registrato una crescita sostenuta, pari al 20,2%, salendo a 91 miliardi. La Germania si riconferma così primo partner commerciale per l'Italia, con un distacco di ben 57 miliardi dalla seconda posizione occupata dalla Francia, mentre l'Italia si posiziona al sesto posto tra i partner tedeschi. Abbiamo intervistato Monica Poggio, Presidente AHK Italien e CEO di Bayer Italia.

Quali sono i principali dati emersi dal rapporto AHK?

Il dato più interessante è il valore record dell'interscambio. Già nel 2021 avevamo avuto una crescita al dato più alto di sempre a 142,6 miliardi di euro, ma nell'ultimo anno lo abbiamo superato toccando i 168,5 miliardi, secondo le rilevazioni Istat e 159,8 secondo Destatis (+13,4%). Un trend notevole, ma prosegue un notevole percorso di crescita negli ultimi anni, compresi quelli pre-pandemia, al netto quindi di eventi e crisi a cui purtroppo continuiamo ad assistere.

Nell'interscambio la parte del leone la fanno alcune regioni del Nord Italia. E anche in Germania la situazione è simile.

Nel nostro Paese nel ranking le posizioni sono rimaste quelle storiche, con in testa la Lombardia, seguita dal Veneto e dall'Emilia Romagna, e poi Piemonte e Lazio. Va precisato che a valore la Lombardia ha raggiunto una posizione (56 miliardi di euro) che è ormai il doppio di quella del Veneto (24,6 miliardi), e quindi si riconferma come regione traino. Giusto per dare dei riferimenti, la Lombardia vale più di tutta l'Africa, Il Veneto più della Finlandia e l'Emilia Romagna più dell'Australia.
Lato tedesco è più omogenea la situazione, anche se nel 2022 abbiamo notato - e dovremo analizzarlo nei prossimi mesi - una performance particolarmente alta del Baden-Württemberg, di solito surclassato dalla Baviera.

Qual è stato l'andamento a livello settoriale?

I comparti sono gli stessi che negli anni abbiamo visto sempre crescere e che si dimostrano molto solidi. Parliamo di energia, chimico-farmaceutico, agroalimentare, seguiti poi dai mezzi di trasporto, elettrotecnica-elettronica, il tessile, per citare i più evidenti. A valore sono cresciuti in media più del 12% e a volume sono cresciuti tutti, rilevando una corrispondenza. Abbiamo visto però un leggero calo nella siderurgia, determinato probabilmente da un calo della produzione in Germania per effetto dell'aumento del costo dell'energia e del reperimento dei materiali.

Quanto hanno impattato le difficoltà delle supply chain sull'economia tedesca?

L'impatto è stato come per tutti noi. Già prima del conflitto russo-ucraino ricordo solo l'incidente nel canale di Suez e la pandemia. Oggi si parla di "permacrisis", una crisi permanente. Il ritmo di successione delle crisi, anche di natura diversa, e il rischio di episodi negativi, ha fatto sì che c'è un ripensamento delle supply chain: da offshoring si è passato a reshoring per arrivare a nearshoring. Abbiamo visto tutti i vari modelli di shoring che si possono realizzare, e questo ha sicuramente impattato sulla gestione della supply chain.

Come si spiegano le differenze dei dati rilasciati da Istat e Destatis?

La differenza che di solito può esserci è determinata anche dai diversi criteri di riclassificazione, quindi è normale che ci sia, ma durante l'anno viene parzialmente riconciliata. E' fisiologica rispetto alle differenze strutturali dell'analisi dei dati.

Principali variazioni a volumi e a valori.

In alcuni settori la crescita è maggiore a valore che a volume, complice anche l'inflazione. Sarà da osservare se è una situazione contingente o se avrà un impatto anche nel prossimo anno.

Investimenti tedeschi in Italia: come sta andando?

Bene. La Germania è il Paese numero uno come aziende straniere presenti in Italia e il terzo come investimenti. Il nostro è un Paese importante per le imprese tedesche. Lo testimoniano i dati di interscambio e i numeri della Camera di Commercio AHK Italien, con più di 700 aziende socie, una community complessiva di più di 2mila partner. Siamo la camera di commercio bilaterale più grossa in Italia, con più di 100 anni di presenza. Non per niente il Bel Paese è al sesto posto, davanti alla Francia, per gli interscambi commerciali con la Germania.

Prospettive per il 2023: ci sarà la recessione?

Vogliamo essere moderatamente ottimisti: la prospettiva di recessione c'è, bisognerà vedere in che termini, con che impatto, e come sarà modulata nel tempo. Dipende da tanti fattori.

Quali sono i settori più a rischio di recessione?

I settori più impattati dal costo dell'energia, se non si troveranno soluzioni, anche in ottica green, e settori che non investiranno in transizione digitale. Parliamo di tutti i comparti che non guarderanno all'innovazione in senso ampio, quindi agli obiettivi di sostenibilità, alla trasformazione digitale ed energetica, con un occhio al futuro.


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