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Cresce l'ottimismo dei leader aziendali italiani

Luca Savoia (Forvis Mazars): gli investimenti in IA continuano, anche se le imprese stanno concentrando sempre più risorse su tecnologie chiave come cloud, data analytics e cybersecurity, che garantiscono ritorni più immediati e tangibili

I leader aziendali guardano al 2025 con notevole ottimismo. Un recente report di Forvis Mazars, un network globale di servizi professionali, ha raccolto le prospettive di numerosi dirigenti di alto livello. La fiducia è alta, con il 93% dei C-suite internazionali che prevede una crescita positiva. In Italia, questo dato sale addirittura al 96%, superando la media globale e confermando un sentiment particolarmente favorevole.
La crescita organica rimane una strategia fondamentale per le imprese italiane. Per il 2025, però, un'altra leva strategica emerge con forza: il private equity. Questo strumento di sviluppo si posiziona allo stesso livello della crescita organica nelle strategie aziendali, superando leggermente le alleanze strategiche e le joint venture. Meno attenzione, invece, per le fusioni e acquisizioni, indicate come possibile fonte di crescita solo dal 18% degli intervistati.
Ciononostante, le aziende si confrontano con ostacoli significativi. L'incertezza economica è la preoccupazione principale, citata dal 50% dei leader italiani e dal 41% a livello globale. I prezzi dell'energia rappresentano un altro freno notevole, indicato dal 44% degli italiani contro il 31% globale. Anche le tensioni e instabilità politiche preoccupano il 38% dei dirigenti in Italia rispetto al 30% mondiale.
Certamente, le tendenze economiche su scala globale, come l'inflazione, influenzano pesantemente le imprese, citate dal 34% sia in Italia che nel resto del mondo. Nel contesto italiano, però, si aggiungono altre minacce percepite con pari intensità (30% ciascuna): l'adeguamento a nuove normative, le tensioni geopolitiche e l'aumento della concorrenza.
Tra le priorità strategiche per i C-suite italiani nel 2025, la trasformazione digitale si impone nettamente. Il 46% dei leader la indica come massima priorità, superando la sostenibilità che l'anno precedente dominava l'agenda e che ora scende al 38%.
I temi trainanti della trasformazione digitale sono chiari: l'efficienza e la produttività, indicate dal 68% degli italiani (55% a livello internazionale); l'agilità operativa, citata dal 48% (33% internazionale); e la sicurezza informatica, prioritaria per il 42% dei leader italiani, in linea con i dati globali. Assicurare la qualità e la protezione dei dati è imprescindibile per il 36%, preceduto solo da quel 38% che intende sviluppare una strategia globale dei dati. La compliance normativa emerge come fattore cruciale, salvaguardando le informazioni e garantendo il rispetto delle regole, elementi vitali per la fiducia degli stakeholder.
L'implementazione dell'AI in Italia procede con una certa cautela rispetto al panorama globale. Il 40% delle aziende italiane ritiene che l'AI avrà un impatto significativo, mentre la media globale è al 49%.
"Tutti dati che confermano che gli investimenti in IA continuano, anche se le imprese stanno concentrando sempre più risorse su tecnologie chiave come cloud, data analytics e cybersecurity, che garantiscono ritorni più immediati e tangibili", come sottolineato da Luca Savoia, Partner di Forvis Mazars in Italia.
Le applicazioni di AI, utilizzate per migliorare l'eccellenza operativa (31% degli italiani), sono indirizzate soprattutto allo sviluppo dei processi interni (60%), e in misura minore a prodotti e servizi commerciali (52%). Questa strategia mira a testare l'AI internamente prima di applicarla al mercato, offrendo soluzioni collaudate e affidabili ai clienti. Parallelamente, l'attenzione verso i risvolti etici e regolatori dell'AI è in crescita, allineandosi al sentiment globale.
Il tema ESG e sostenibilità si posiziona al secondo posto tra le priorità strategiche, ma mostra segnali di un'urgenza percepita in calo. In un contesto normativo in continua evoluzione e non ancora stabile, le aziende faticano a implementare soluzioni mirate alla compliance, preferendo focalizzarsi su esigenze strategiche di sostenibilità indipendentemente dalle normative. Ogni nuova legge impone alle aziende di adattare processi e sistemi, generando non solo difficoltà nell'allinearsi, ma anche costi notevoli.
In Italia, la percentuale di aziende che pubblica una rendicontazione di sostenibilità è calata drasticamente, dal 96% al 36%, rispecchiando un declino globale. La dinamica normativa crea confusione, spingendo molti C-suite a considerare la sostenibilità più come una parte naturale delle operazioni quotidiane piuttosto che un focus di rendicontazione specifico.
Meno della metà delle aziende italiane integra la sostenibilità nella rendicontazione finanziaria, con un calo di 28 punti rispetto al 2024, in controtendenza con l'aumento globale. Come spiega Francesca Bitozzi, Partner di Forvis Mazars in Italia, "c'è una considerazione importante: il costo della sostenibilità non deve essere confrontato con zero investimenti ma con il costo di non integrarla nelle proprie strategie aziendali. È fondamentale riconoscere che la sostenibilità non può essere messa in competizione con altri aspetti strategici, come l'innovazione tecnologica, ma deve essere considerata un obiettivo complementare". Investire in AI e tecnologie avanzate per ottimizzare i processi significa quindi investire in sostenibilità se i processi sono ripensati in ottica ESG.
Solamente un quarto dei leader italiani si sente pienamente pronto per le nuove normative UE in materia di reporting ESG, un dato in forte calo rispetto al 2024 e inferiore alla media globale. Oltre la metà (52%) vede i requisiti ESG più come un costo che come un'opportunità, un dato superiore al 40% globale. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che il costo della sostenibilità va confrontato con il costo del *non* integrarla nelle strategie aziendali. Non è un'alternativa all'innovazione tecnologica, ma un obiettivo complementare. I leader italiani appaiono più influenzati dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite rispetto ad altri framework, rifacendosi ai principi guida fondamentali in un contesto normativo instabile. Le principali aree di interesse per i report ESG includono clima e riduzione delle emissioni di carbonio (63% in Italia contro 57% globale), diversità e inclusione (59% contro 50%), ed economia circolare (59% contro 44%). Clima ed economia circolare si confermano priorità sia in Italia che nel resto del mondo.
L'espansione internazionale resta un traguardo cruciale per le imprese italiane, con l'80% dei leader che intende entrare in nuovi mercati nei prossimi cinque anni, in linea con le aspettative globali. Le destinazioni più ambite sono gli Stati Uniti (22%) e la Cina (17%). Le sfide principali in questo percorso restano la localizzazione dei prodotti (59%) e la comprensione delle normative locali (56%).
Sul fronte delle risorse umane, il 32% delle aziende italiane riscontra difficoltà nel reclutare nuovi talenti, un dato inferiore alla media globale (43%). Le principali sfide: il raggiungimento di candidati qualificati (46%); e la carenza di talenti di valore sul mercato (40%).
In fase di selezione, le qualità di leadership più apprezzate dai leader italiani sono la visione strategica a pari merito con la capacità di prendere decisioni difficili (38%), seguite da un forte senso dello scopo e da una mentalità inclusiva (32%). Il lavoro ibrido acquisisce maggiore importanza in Italia, con il 42% delle aziende che lo considera una priorità per garantire flessibilità ai dipendenti, perfettamente in linea con la risposta globale.

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