Recensione del libro "Professione: General Counsel"
Colognesi (General Counsels Association): il legal manager che guida il futuro
Far conoscere quale sia il vissuto della figura del <strong>General Counsel</strong>, quali le sue molteplici competenze e, soprattutto, quali le sfide che deve affrontare. 24 voci che dal proprio punto di osservazione tratteggiano il ritratto complesso e stimolante del <strong>general counsel</strong>. Un viaggio in una professione, di fatto la funzione autonoma di suprema salvaguardia giuridica del mondo-azienda, reso possibile grazie all’impegno della neonata <strong>General Counsels Association</strong> che raggruppa <strong>General Counsel</strong> di numerose importanti realtà presenti in <strong>Italia</strong>.
Ne parliamo con <strong>Massimiliano Colognesi</strong>, contributor del testo <em>Professione: General Counsel</em>, una raccolta di saggi a cura di <strong>Alessandro Barzaghi</strong> e <strong>Tiziana Lombardo</strong> edito da <strong>Levebvre Giuffrè</strong> e <strong>General Counsels Association</strong>. <strong>Colognesi</strong>, <strong>General Counsel</strong> con esperienza in multinazionali attive in settori altamente regolamentati, ha guidato in modo integrato affari legali e relazioni esterne, con impatto su crescita, governance e reputazione. È membro attivo di <strong>FERPI</strong> e della <strong>General Counsels Association</strong>, dove promuove il riconoscimento strategico della funzione legale. Le sue competenze coprono governance, compliance, sostenibilità e risk management, con attenzione alla trasformazione digitale.
<em>Come è nata l’idea di questo scritto?</em>Il libro nasce dalla volontà di colmare un vuoto: offrire un racconto concreto su cosa significhi oggi essere <strong>General Counsel</strong> (<strong>GC</strong>). Non un manuale teorico, ma un lavoro corale che unisce voci ed esperienze diverse per descrivere un ruolo in piena trasformazione. L’obiettivo è mostrare come il <strong>GC</strong> sia passato dall’essere un tecnico del diritto a un interlocutore strategico, capace di incidere su governance, gestione del rischio, sostenibilità e innovazione. È un messaggio rivolto al mondo delle imprese: la funzione legale non è accessoria, è parte integrante della capacità competitiva e della resilienza aziendale.
<em>Lo stato di salute della professione</em>Direi che è ancora convalescente. In <strong>Italia</strong> il ruolo è stato a lungo visto come tecnico e marginale, un consulente interno chiamato a valle delle decisioni. In realtà il <strong>GC</strong> è un manager che legge il contesto, anticipa i rischi e supporta scelte complesse. Oggi, grazie anche per effetto delle multinazionali, cresce la consapevolezza del <strong>GC</strong> come partner strategico con competenze trasversali in governance, risk management ed ESG. Il percorso è avviato, serve consolidarne la centralità superando resistenze culturali ancora presenti.
<em>Costo o investimento?</em>La risposta a questa domanda è strettamente legata allo stato di salute della professione. È un investimento misurabile e strategico. In una mia precedente esperienza abbiamo quantificato, con criteri condivisi con il <strong>Finance</strong>, il valore protetto e generato dalla funzione legale in <strong>Europa</strong>. Al termine del biennio preso in esame la misurazione si è chiusa in utile. Il ritorno non è solo economico: aumenta la velocità delle decisioni, la condivisione consapevole dei rischi, la diffusione di cultura legale e la riduzione dei contenziosi. Questi elementi, sebbene intangibili, rafforzano resilienza, reputazione e capacità competitiva.
<em>L’impatto dell’AI sulla professione</em>Se i giuristi si fossero limitati allo stare decisis non avremmo avuto sentenze che hanno innovato il diritto. Con l’<strong>AI</strong> vale la stessa logica di equilibrio tra continuità e apertura. Oggi si usa già nella gestione di dati, contratti e processi, con implicazioni su cybersecurity, riservatezza dei dati e proprietà intellettuale. La partita decisiva è di governance e cultura. Occorre garantire un uso dell’<strong>AI</strong> etico, affidabile e conforme, evitando sia entusiasmi acritici sia atteggiamenti difensivi. L’<strong>AI</strong> aumenta efficienza e velocità, non sostituisce pensiero critico e giudizio umano. Il ruolo del <strong>GC</strong> è trovare il giusto equilibrio fra tutti questi fattori.
<em>Il futuro del ruolo del GC</em>Mi ricollego al contributo che ho portato nel libro. Il percorso che mi ha visto operare anche in altre funzioni aziendali mi porta a pensare che il <strong>GC</strong> sia destinato a diventare sempre più un manager della complessità, un costruttore di governance. I confini con aree come risk management ed ESG continueranno ad assottigliarsi. La sfida è coniugare rigore giuridico, lettura del contesto e capacità di orientare strategie sostenibili. Non più “guardiano del passato”, ma attore che contribuisce a disegnare il futuro dell’impresa.
Federico Unnia
Aures Strategie e politiche di comunicazione
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