Un sogno antico che ha riscoperto il vino - Vinitor Sapiens
Pizzarotti (Monte delle Vigne): dalla tradizione alla rivoluzione, la storia di una cantina parmense
"Li Monti de le Vigne", nel XIII secolo Fra' Salimbene de Adam descriveva nelle sue "Cronache medievali" le dolci colline di Ozzano Taro, già allora rinomate per l'arte della vinificazione. Tutto nacque dal padre Pietro, che cresce immerso in questo paesaggio, ricco di biodiversità e circondato dai verdi boschi parmensi, con vista sul fiume Taro e gli Appennini. È qui che nel 1963 acquista la Villa il Monticello, così chiamata da sempre per la forma della collina su cui insiste, un podere di 100 ettari circondato da pascoli dove si dedica all'allevamento dei bovini, sperando un giorno di poter dare vita al suo sogno: riportare la vite in quelle terre così vocate. Un desiderio che tramanderà a suo figlio Paolo che, a soli diciannove anni per la prematura scomparsa del padre, eredita il podere e porta avanti la sua passione per l'arte della viticoltura.
La svolta di Monte delle Vigne
Ce ne parla l'uomo che guida un importante gruppo di ingegneria delle costruzioni e che ha fatto di questi territori un luogo magico dove passa una parte dell'anno, nella villa ricostruita da rudere che suo padre aveva comprato.
"Monte delle Vigne nasce nel 1983. All'All'inizio si tratta di 7 ettari di vigneto e di una piccola cantina nel cuore della DOC Colli di Parma, con una produzione che guarda ai vitigni autoctoni come Barbera e Malvasia di Candia, nel pieno rispetto del territorio circostante" ci racconta con un fare affabile, da uomo che fa trattare con attenzione chi si interessi della sua vita. Nel 2004 avviene la vera svolta. Pizzarotti, che possiede ancora il podere ereditato da suo padre e confinante con i vigneti di Monte delle Vigne acquista la piccola cantina e i 7 ettari di vigneto. L'incontro è la spinta che serviva alla cantina, che nel frattempo continua a crescere e inizia ad avere ambizioni internazionali oltre alla necessità di nuovi spazi. Paolo entra portando nuova energia e visione, pur mantenendo intatta l'anima autentica di una cantina di nicchia, meta prediletta per i viaggiatori del vino alla scoperta del territorio.
"A partire dal 2005 abbiamo piantato nuovi ettari di vigneto intorno alla tenuta, arrivando a fine 2009 ad un totale di 40 ettari piantati e 60 complessivi, suddivisi tra Malvasia, Sauvignon e Chardonnay per le uve bianche e Barbera, Merlot, Croatina, Lambrusco Maestri e Cabernet Franc per le uve rosse. Nel 2006 Monte delle Vigne inaugura la nuova cantina ipogea circondata dai vigneti, una struttura molto più ampia e tecnologica della precedente" aggiunge.
La cantina oggi
Oggi Monte delle Vigne è una cantina che produce vini biologici profondamente legati al territorio e lavora le sue uve con passione e una forte impronta sostenibile, peculiarità che le hanno permesso di ottenere numerosi riconoscimenti dalle principali guide vini italiane.
Siamo in un luogo magico per la produzione di vini. "Il territorio dove si estendono i vigneti di Monte delle Vigne si colloca tra il Parco Fluviale del Taro e il Parco Naturale dei Boschi di Carrega, nelle vicinanze della Riserva Naturale di Monte Prinzera. Un luogo ricco di biodiversità dove si incontrano zone calanchive, prati, laghi, rii d'acqua e ampi spazi verdi e boschivi che, insieme alla brezza proveniente dal vicino passo appenninico della Cisa, rendono il territorio un ecosistema vocato all'allevamento delle viti".
Il vitigno tradizionale della zona di Parma è per i bianchi la Malvasia di Candia, una varietà aromatica di origine greca e portata dai mercanti veneziani, oggi diffusa solo nelle province di Parma e Piacenza, mentre per i rossi sono la Barbera e il Lambrusco Maestri, tipico del parmense. Oggi la cantina conta 40 ettari di vigneto a un'altitudine compresa tra i 200 e i 300 m. s.l.m., dislocati secondo l'esposizione migliore per ciascun vigneto.
La cantina ipogea e la sostenibilità
Dal 2006 nel cuore della proprietà sorge la cantina ipogea di Monte delle Vigne. Il progetto è stato disegnato dall'architetto Fiorenzo Valbonesi, tenendo conto dell'estetica architettonica e della funzionalità produttiva, ma soprattutto integrandosi con lo scenario naturale circostante.
La struttura esterna rende omaggio invece alla vicina via Francigena, che attraversa i vigneti di Monte delle Vigne: il rivestimento di mattoni di terracotta richiama le strutture medievali della zona. L'attenzione alla sostenibilità è alla base della filosofia di Monte delle Vigne, un obiettivo che viene perseguito sia in vigneto che in cantina. Complessivamente produce 300 mila bottiglie, vendute principalmente in Italia ma anche destinate ai principali mercati internazionali (Svizzera, Usa, Canada, Giappone e sud est asiatico) che cercano sempre di scoprire le peculiarità delle cantine italiane.
I vini d'eccellenza
Fiore all'occhiello della cantina sono Nabucco e Callas. Omaggio al territorio parmense e al suo carattere "lirico" come città della musica, non solo per il binomio con Giuseppe Verdi, ma anche per l'omaggio alla Divina. Nabucco è il primo nato in casa Monte delle Vigne, nel 1992, ed è anche il primo rosso fermo realizzato a Parma. È il simbolo di Monte delle Vigne e della sua caratteristica peculiare: la produzione di vini fermi in un territorio dove per tradizione dominano i frizzanti. Callas nasce nel 1999 da uve Malvasia di Candia Aromatica in purezza, coltivate a guyot in vigneti posti a un'altezza di 315 metri s.l.m. A pigiatura avvenuta, parte del mosto - il 70% del totale - viene fatto fermentare e successivamente affinare in acciaio, il 30% restante invece fermenta in anfora con macerazione sulle bucce per 6 mesi.
I varietali di Monte delle Vigne racchiudono la storia e le peculiarità delle colline parmensi ed esprimono al meglio il territorio. Il Chiuso è un rosso fermo, Cabernet Franc monovitigno, il primo vino rosso fermo DOC e biologico della zona di Parma e Brusata, l'espressione più pura del Barbera, Quattro Laghi un bianco fermo, 100% Sauvignon - vitigno internazionale.
Tra i grandi rossi è da ricordare I Calanchi, eccellente cru di Lambrusco da uve 100% Maestri che maturano sui terreni argillosi a ridosso delle zone calanchive, I Salici e dal Lambrusco spumante Rio Valli. Da segnalare infine anche gli altri spumanti Poggio Alto, un Blanc de Blancs da uve Chardonnay e Chardonnay Musqué vinificato con metodo Charmat lungo, e Rubina, brut rosé da uve Barbera in purezza. Non poteva mancare l'omaggio alla Malvasia di Candia tipica dei colli di Parma, con Primavera e la Malvasia Dolce.
L'ultimo nato e presentato sul mercato nel corso del 2025 è Monticello, il nostro primo metodo classico a base di chardonnay con un 5% di barbera, con 6 mesi di affinamento in tonneaux. Il nome vino deriva da uno straordinario vigneto con un'esposizione sud-est proprio adiacente a Villa Monticello. "La nostra missione è di proseguire nella ricerca della massima qualità. Non vogliamo crescere in quantità prodotta. Il vino, e il suo consumo, è un fatto di cultura e di amore per la tradizione. Alle persone che mi chiedono cosa fare per promuovere la cultura del buon vino dico sempre: bere poco ma bene, studiare le etichette e non fermarsi mai nell'apprendimento. Il vino a cultura". E torniamo da dove tutto ha avuto inizio: "Li Monti de le Vigne", nel XIII secolo Fra' Salimbene de Adam descriveva nelle sue "Cronache medievali"?.