L'industria italiana si dimostra efficiente ma il digitale arranca
Bonfiglioli (Bonfiglioli Consulting): un nuovo studio evidenzia un comparto performante in sostenibilità e processi, ma il divario digitale sull'AI è ancora profondo
L'industria italiana si distingue per solidità e attenzione alla sostenibilità , pur mostrando un significativo ritardo nell'adozione del digitale. È questa la principale conclusione del nuovo studio "What's Next nelle Operations? Benchmarking Study" condotto da Bonfiglioli Consulting. La ricerca, biennale, analizza lo stato di avanzamento delle imprese nazionali verso la Smart Factory in cinque ambiti chiave: Operations, Supply Chain, Sostenibilità , Digitalizzazione e Risorse Umane. L'indagine ha coinvolto oltre cento aziende provenienti da ventidue settori, con un campione rappresentato in larga parte da figure C-level (85%) e imprese con più di cento dipendenti (83%), principalmente attive nel B2B (87%).
I risultati complessivi evidenziano performance robuste nell'ambito della sostenibilità , con un indice di maturità dell'89%, e nelle operations (71%). Seguono la supply chain (67%) e le risorse umane (58%). La digitalizzazione, invece, si conferma l'area con il maggiore potenziale di sviluppo, attestandosi a un livello di maturità del 48%. Questo divario digitale non è più accettabile, come sottolineato da Michele Bonfiglioli, CEO di Bonfiglioli Consulting: "I risultati dello studio confermano un tratto distintivo dell'industria italiana: una forte cultura al miglioramento continuo e alla ricerca dell'eccellenza e oggi l'Operational Excellence deve includere anche la sostenibilità . Concetti che riconduciamo ai principi Lean e alla capacità di ripensare i processi per creare valore. Ma rivelano anche un divario digitale che oggi non possiamo più permetterci. L'adozione dell'AI e delle tecnologie più innovative non è più un'opzione, ma una leva indispensabile per la competitività e la resilienza delle imprese."
Approfondendo la digital transformation, lo studio di Bonfiglioli Consulting rileva un indice di maturità digitale fermo al 48% per le industrie italiane. Tra le tecnologie più diffuse a livello industriale figurano i sistemi ERP (Enterprise Resource Planning), utilizzati dal 73% delle imprese, seguiti dai CRM (Customer Relationship Management) al 34%, dai MES (Manufacturing Execution Systems) al 32% e dalle soluzioni Cloud al 25%. Al contrario, tecnologie più avanzate come i Digital Twin (rappresentazioni virtuali di asset fisici) sono ancora marginali (9%), così come la robotica avanzata (12%) e la realtà aumentata e virtuale (22%).
La percezione del proprio livello di digitalizzazione tra i C-Level è variegata: il 53% del campione dichiara un livello basso, il 33% un buon livello, il 10% un livello alto e appena il 4% un livello molto elevato. L'adozione dell'Intelligenza Artificiale (AI) rimane notevolmente limitata: il 55% delle aziende non l'ha ancora implementata, il 34% l'ha avviata e solo il 3% la utilizza in modo consolidato o in costante miglioramento. Per la Generative AI, che crea nuovi contenuti, la penetrazione è ancora inferiore, con solo il 9% delle imprese che l'ha integrata nei processi quotidiani, mentre il 32% la sta testando o pianificando. Gli agenti AI compaiono in fase pilota nel 12% delle imprese, principalmente in ambiti come il customer service, le vendite e il marketing, e la ricerca e sviluppo.
Le principali difficoltà all'adozione dell'AI riguardano la mancanza di competenze interne (42%), la qualità dei dati disponibili (40,4%) e l'integrazione con i sistemi esistenti (38,4%). Solo l'11,5% delle aziende indica i costi come ostacolo primario. Nel settore manifatturiero, l'AI trova applicazione soprattutto in dashboard operative intelligenti (15,4%), nella produzione di manualistica tecnica (13,4%), nella formazione delle Risorse Umane (11,5%) e nell'ottimizzazione produttiva (9,6%). Per quanto riguarda gli investimenti, la maggioranza delle aziende (72%) destina tra l'1% e il 5% del fatturato alla digitalizzazione; un ulteriore 21% investe tra il 5% e il 10%, mentre solo il 2% supera questa soglia. Il 5% del campione non ha ancora avviato investimenti in quest'area.
La sostenibilità emerge come un pilastro strategico per l'industria italiana, raggiungendo un livello medio di maturità dell'89%. Il 74% delle imprese investe fino al 5% del fatturato in iniziative sostenibili, il 19% destina fino al 30%, e solo il 7% non ha ancora programmi strutturati in tal senso. Più del 35% prevede un aumento degli investimenti in questo settore nei prossimi anni. Le motivazioni principali che spingono questi investimenti sono la conformità normativa (38%), la riduzione dei costi operativi (34%) e il miglioramento della reputazione aziendale (28%).
I processi industriali italiani, che includono procurement, logistica in entrata e in uscita e produzione, dimostrano una solida maturità operativa, attestandosi al 71%, con una chiara visione strategica. Il 62% delle aziende dichiara di avere un programma di Eccellenza Operativa, e il 75% pianifica su orizzonti temporali superiori ai tre anni. Gli obiettivi prioritari in questo ambito sono la differenziazione tramite l'innovazione di prodotto, servizi e qualità (88%), l'ottimizzazione dei processi per ridurre i costi di prodotto (83%) e l'accelerazione del Time-to-market (72%). Circa il 33% delle aziende utilizza strumenti di miglioramento continuo in modo strutturato; i clienti sono coinvolti in questo processo per oltre l'83% degli intervistati, e per i fornitori la qualità e il livello di servizio rappresentano i parametri più importanti.
Le Risorse Umane (HR) si confermano un elemento strategico fondamentale nella trasformazione industriale, con un livello medio di maturità del 58% e una tendenza alla crescita. Nel 2025, il 92% delle imprese ha investito meno del 5% del fatturato in formazione, il 6% tra il 5% e il 10%, mentre solo il 2% non ha effettuato investimenti. Tuttavia, il 33% prevede di aumentare i budget destinati alla formazione nel prossimo anno. I programmi formativi si concentrano su competenze tecniche (88%), soft skills (77%), sostenibilità (63%) e nuove tecnologie (63%), con un'attenzione crescente all'Intelligenza Artificiale (40%). Per trattenere i talenti, le aziende adottano diverse strategie, tra cui:
- ambiente di lavoro stimolante (78%);
- percorsi di crescita e sviluppo professionale (66%);
- equilibrio tra vita professionale e personale (58%);
- retribuzione competitiva (47%).