Capital Outflow, recessione e crowding out: un'analisi del mercato finanziario americano (ed europeo)
Capital Outflow, recessione e crowding out: un'analisi del mercato finanziario americano (ed europeo)


Il mondo dei tassi di interesse e dell'economia globale sta vivendo grandi cambiamenti, con la BCE che si prepara a tagliare i tassi a giugno e i mercati che seguono la stessa tendenza sia in Europa che negli Stati Uniti. Tuttavia, ci sono segnali preoccupanti di capital outflow, recessione e crowding out, specialmente negli Stati Uniti. Scopri di più su queste tendenze e su come potrebbero influenzarti. Ecco il parere di Livio Spadaro, Senior portfolio manager di Frame Asset Management.



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La BCE nell’ultimo meeting ha spianato la strada per un taglio dei tassi a Giugno, con i mercati che hanno prezzano ormai col 97% di probabilità una riduzione dei tassi dell’Eurotower a partire da quel mese.

E’ curioso che le aspettative sui tassi europei vadano piu’ o meno di pari passo con quelle americani. Curioso perchè l’economia statunitense sta godendo, apparentemente, di una riaccelerazione dell’attività mentre in Europa le principali economie stanno osservando dinamiche recessive (giustificando in parte i tagli della BCE).

Tuttavia, è da domandarsi se in fondo i mercati credano veramente al soft landing (o no recession) o se effettivamente diano ancora delle chance a una recessione. Storicamente quando la crescita nominale è inferiore ai tassi di interesse, il capitale si muove fuori dall’economia reale per entrare nel mercato monetario (c.d. : « crowding out ») privando l’economia di risorse ed accelerando la flessione della crescita nominale. Questo spiega l’aumento della contrazione dei prestiti bancari negli USA che è iniziato da Agosto dello scorso anno.

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Questo puo’ bastare per ridurre i consumi ? Forse no. La crescita nominale del PIL americano è infatti stata guidata in parte dalla spesa governativa del periodo pandemico e post-pandemico che pero’ è andata a ridursi. L’espansione del PIL nominale in realtà è stata trainata dall’incremento dei redditi sia in termini di salari che di rendimento privato. Cioè attualmente, gli USA, anzichè essere in una fase di « dominanza fiscale » sembra siano in una « dominanza reddituale ».

Molti analisti si concentrano sull’aumento dei tassi sul credito al consumo, i quali sono effettivamente saliti al record del 21.5% (l’interesse su carte di credito). Tuttavia, il tasso effettivo che le famiglie stanno pagando sui mutui è a livelli molto bassi (3.8%) perchè molti prestiti sono stati contratti nel periodo 2020-2021 in cui i tassi erano a livelli sensibilmente piu’ bassi.

Se si guarda all’onere del debito delle famiglie americane (cioè il pagamento di interessi in percentuale al reddito familiare) si vedrà che è si il piu’ alto dal 2011 ma è ancora ben al di sotto del livello che ha preceduto la crisi finanziaria del 2008 (7.4%) (fonte : Bureau of Economic Analysis) :

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Lato invece aziende, la liquidità di queste ha toccato i 4.4$ trilioni pari ad un massimo storico (fonte : Bloomberg) :

Questo da un lato significa che le aziende americane sono meno impattate dall’ambiente di tassi piu’ alti dovendo fare minore ricorso a prestiti. Dall’altro puo’ anche significare un approccio prudenziale in vista di difficoltà economiche o semplicemente il riflettersi di quanto scritto in precedenza : il mercato monetario offre rendimenti migliori e piu’ sicuri dell’economia reale (cioè la cassa viene investita su T-bill).

La geopolitica rappresenta sempre un potenziale rischio, molti Paesi stanno implementando politiche di spesa maggiore per la Difesa (tra cui anche la Cina) e le situazioni in Medio-Oriente e in Ucraina sono a rischio escalation. Gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso possono invece spingere le dinamiche inflattive poichè intralciano una delle principali rotte commerciali marittime mondiali andando a creare pressioni sulla supply chain globale.

Al momento, quindi, si può ipotizzare che tra il mese di Marzo e Aprile si possa assitere a una correzione dell’azionario, un po’ per via della statistica (questi mesi non sono stati troppo favorevoli negli anni elettorali) e un po’ per prese di profitto dopo una performance positiva di inizio anno ed anche per una minore liquidità dovuta alla fine del Bank Term Funding Program a partire dall’11 Marzo.



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Negli States l’attività economica resta supportiva per gli utili aziendali, difatti i margini di profitto delle aziende statunitensi hanno si registrato una lieve contrazione ma rimangono al contempo su livelli storicamente alti.

E’ probabile che gli investitori saranno piu’ attenti nell’allocazione in termini settoriali e geografici. Il mercato US resta quello piu’ attraente per via dei fondamentali solidi dell’economia, quello cinese è interessante per le valutazioni molto contratte ma è ancora presto per ipotizzare un investimento almeno finchè l’economia non inizierà a dare segnali di una ripresa sostenuta. L’Europa, che viaggia a due velocità, puo’ essere interessante avendo una maggiore presenza di azioni Value che nel contesto attuale europeo dovrebbero performare meglio delle Growth.

I temi attualmente piu’ di interesse possono essere le azioni legate alla Difesa e Cybersecurity che beneficiano della maggiore spesa governativa, farmaceutico per via del tema « obesità » mentre è difficile dire se l’Intelligenza Artificiale abbia ancora benzina per correre. L’obbligazionario resta interessante su scadenze molto brevi come si è visto in precedenza, è ancora prematuro spostarsi su scadenze molto lunghe. L’High Yield (soprattutto upper) e bond dei mercati emergenti possono rappresentare una valida alternativa per aumentare il carry di portafoglio.



L’Oro tra tensioni geo-politiche e prospettive economiche incerte puo’, infine, rappresentare una buona difesa all’interno del portafoglio. 

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