
L'Italia sta assistendo a una profonda riorganizzazione del modo in cui le imprese investono nello sviluppo dei propri dipendenti. L'84% delle organizzazioni considera oggi la corporate education strategica estremamente rilevante per la crescita. Questa è una chiara indicazione di maturità nel panorama economico. Quasi la metà delle aziende integra questo processo direttamente nei propri piani di sviluppo strategico, garantendo una maggiore competitività futura. L'intelligenza artificiale (AI) è al centro di questa trasformazione. L'AI costituisce una delle leve più promettenti per potenziare le human capabilities
- all'interno delle organizzazioni. Ben il 73% degli operatori riconosce il valore dell’AI nel sostenere l’apprendimento continuo e il problem solving
- aziendale.


Il 70% degli intervistati sottolinea anche come l’AI contribuisca in modo efficace alla comunicazione interna ed esterna. Ciononostante, questo potenziale convive con barriere che ne rallentano l'adozione diffusa. Questi dati provengono da "Innovare la Corporate Education", la quinta edizione della ricerca promossa dalla Corporate Education Community (CEC) di POLIMI Graduate School of Management. Lo studio, condotto in collaborazione con ASFOR, AIDP Lombardia e ANDAF, ha coinvolto 901 imprese sul territorio e offre un quadro nitido dei trend futuri per la formazione aziendale Italia. Tommaso Agasisti e Mauro Mancini, rispettivamente Associate Dean for Institution and Public Administration
- e Associate Dean for Corporate Education
- di POLIMI Graduate School of Management, hanno evidenziato che le organizzazioni si trovano in una fase avanzata di maturità. La vera sfida, affermano, è trasformare questa consapevolezza in un ecosistema formativo avanzato. Un ecosistema che deve essere più integrato, altamente personalizzato e pienamente capace di sfruttare le opportunità offerte dal digitale e dalla AI nel corporate learning.
L'AI può elevare la qualità dell’apprendimento e sostenere la crescita delle competenze umane. Per sfruttare appieno questa rivoluzione, è indispensabile un investimento deciso in competenze digitali, ma anche una governance
- etica molto solida e modelli che valorizzino le differenze generazionali.
L’Italia ha visto una crescita significativa del volume medio della formazione corporate erogata. Nel 2024, le ore pro capite hanno toccato quota 43. Questo risultato eccezionale rappresenta un incremento complessivo dell’80% rispetto ai livelli registrati nel 2015. Questo dimostra una progressiva intensificazione dell’attività formativa in organizzazioni di ogni dimensione. È interessante osservare il lieve divario tra le PMI, che si attestano a 41 ore pro capite, e le grandi imprese, con 46 ore. Questo quadro conferma l’impegno trasversale verso una corporate education strategica. Le aziende identificano finalità chiare per questi investimenti. I principali obiettivi della formazione aziendale sono:
- l’aggiornamento professionale (65%);
- il colmare le lacune formative specifiche (46%);
- la compliance
- normativa obbligatoria (42%).
Obiettivi più orientati allo sviluppo organizzativo, come la motivazione o il rafforzamento dell'identità aziendale, rivestono al momento un ruolo complementare. Le imprese investono in approcci sempre più diversificati. Le modalità online e il digital learning
- si confermano strumenti molto consolidati, ma la formazione in aula mantiene un ruolo centrale, segno di continuità tra pratiche tradizionali e digitalizzazione. La combinazione tra corsi online e presenza spinge il blended learning, oggi adottato in misura abbastanza o molto intensa dal 58% delle aziende.
Nonostante il potenziale, l'uso intensivo della AI nel corporate learning è ancora limitato, con solo il 7-8% delle imprese che ne dichiara un’applicazione completa nella formazione aziendale Italia. Ciononostante, l'interesse è concreto: tra il 23% e il 31% delle organizzazioni è già in fase di progettazione o di avvio di nuove iniziative. Le applicazioni più sperimentate riguardano le competenze tecniche specifiche, il supporto alle decisioni, la personalizzazione dei percorsi e la formazione linguistica.
Di rilievo è soprattutto il potenziale percepito. Tra i principali vantaggi, le imprese sottolineano:
- il monitoraggio dei progressi della formazione in tempo reale (76%);
- la possibilità di simulare scenari complessi (75%);
- la fornitura di feedback
- immediati tramite agenti conversazionali (75%).
Inoltre, più della metà riconosce il valore dell’AI nel supportare l’inclusione e la personalizzazione dell’apprendimento percorsi formativi.
Permangono però delle sfide che ostacolano l'integrazione completa dell'AI. La scarsa conoscenza degli strumenti è un ostacolo segnalato dal 79% delle imprese. Il 76% nutre forti dubbi sull'efficacia dell'AI nello sviluppo di qualità fondamentali per il management, come l’empatia e la leadership. Le preoccupazioni etiche sono la criticità maggiore. Il 77% segnala l’impossibilità di verificare la trasparenza decisionale degli algoritmi. A seguire ci sono le difficoltà nel mantenere la privacy
- dei dati (76%) e la presenza di possibili bias
- algoritmici (76%).
Per rispondere a queste preoccupazioni, molte aziende stanno già introducendo misure di governance
- responsabile dell’AI, come la formazione etica specifica dei docenti (79%) e l'introduzione di audit
- periodici.
Questo è un segnale di un ecosistema in rapida evoluzione.
La formazione aziendale Italia è inestricabilmente legata a contesti lavorativi sempre più complessi e intergenerazionali. La gestione competenze intergenerazionali è cruciale. I Millennials (48%) e la Gen X (28%) costituiscono il nucleo principale della forza lavoro. La Gen Z (16%) è una quota crescente che porta nuove aspettative di sviluppo professionale rapido e flessibilità. I Boomer
- (9%), sebbene meno numerosi, continuano a mantenere ruoli attivi e di grande esperienza.
Le preferenze dei diversi gruppi delineano un panorama formativo eterogeneo. La Gen Z risulta la più coinvolta in attività pratiche e immersive. Le aziende adottano:
- l’affiancamento sul campo (36%);
- la formazione on-the-job
- o lo shadowing
- (20%);
- metodi di apprendimento esperienziale, come business game
- e simulazioni (16%).
Per le generazioni più senior, Gen X e Boomer, la formazione si concentra su laboratori cross-funzionali
- (22%), coaching
- (16%) e formazione esterna (11%), con l'obiettivo primario di aggiornare le competenze tecniche e valorizzare la vasta esperienza maturata.
Il trasferimento efficace di conoscenze tra generazioni si conferma una delle sfide più rilevanti per la formazione aziendale Italia. Il 53% delle imprese non ha ancora programmato iniziative formali per promuovere questo scambio. Nondimeno, strumenti come il reverse mentoring
- (adottato dal 32% delle aziende che hanno attivato progetti in tal senso) e le comunità di pratica (35%) stanno dimostrando risultati molto significativi nel colmare il divario di conoscenze e nel rafforzare la gestione competenze intergenerazionali.

Dir. Responsabile Gigi Beltrame - Dir. Editoriale Claudio Gandolfo
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