

Analizzando i singoli comparti, si evidenziano aumenti significativi nelle Costruzioni (+25,7%) e nell'Industria (+21,2%), con particolare attenzione ai settori dei Metalli (+48,4%) e del Sistema Moda (+41,1%). Al contrario, Largo Consumo, Chimica e Farmaceutica mostrano una tendenza opposta. Le imprese più giovani, con meno di 5 anni di vita, sono particolarmente vulnerabili.
La loro quota sul totale dei fallimenti è passata dal 2% nel 2022 al 12% nel 2024. Questo dato suggerisce che le nuove realtà imprenditoriali faticano ad affrontare le difficoltà del contesto economico.
Le cause di questo peggioramento sono molteplici. L'incremento dei costi, soprattutto energetici, e degli oneri sui debiti, unito al deterioramento della congiuntura economica dello scorso anno, hanno messo a dura prova la tenuta delle aziende. "Anche le liquidazioni volontarie, dopo la riduzione del 2022, hanno ripreso a crescere in maniera costante: +12,7% a fine 2024 contro +11,9% dell’anno precedente, che in cifra assoluta significa da 106.155 a 119.597 nell’ultimo anno", commenta Serenella Monforte, Responsabile Analisi Settoriali di Cerved.
Ma quali sono i numeri chiave di questo fenomeno? Ecco una panoramica delle principali evidenze:
- Aumento complessivo dei fallimenti: +17,2% a fine 2024 rispetto a fine 2023;
- Concentrazione geografica: Nord-Ovest (30% delle procedure);
- Tipologia di impresa più colpita: società di capitali (82%);
- Settore con il maggior numero di fallimenti: servizi (35%);
- Settori con i maggiori aumenti: costruzioni (+25,7%) e industria (+21,2%).
Le difficoltà non riguardano solo le procedure concorsuali fallimentari, ma anche altre forme di uscita dal mercato, come le liquidazioni volontarie e gli strumenti di composizione delle crisi d'impresa introdotti nel 2022 dal Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza. Tra questi ultimi, i procedimenti unitari e le misure cautelari hanno registrato un vero e proprio boom, soprattutto tra le società di capitali (+170% dal 2022 al 2023). Le liquidazioni volontarie, dopo un calo nel 2022, hanno ripreso a crescere costantemente, segnando un +12,7% a fine 2024.
A livello territoriale, la distribuzione dei fallimenti rispecchia quella delle aziende italiane:
- Nord-Ovest: 30% delle procedure (2.803 in valore assoluto), con un incremento del 25,4% nel 2024;
- Centro: 24,3% (2.232 casi);
- Sud: 19% (1.748 casi);
- Nord-Est: 17,6% (1.615 casi);
- Isole: 8,7% (796 casi).
Per quanto riguarda i settori, il 35% dei fallimenti si concentra nei Servizi (3.249 casi), seguiti da Distribuzione (1.950, pari al 21,2%), Costruzioni (1.718, pari al 18,7%) e Industria (1.161, pari al 12,6%). L'Agricoltura, pur rappresentando una quota marginale (1,4%), ha registrato l'aumento più significativo (+30%).
All'interno dell'Industria, il settore dei Metalli e Lavorazione dei metalli è quello più in difficoltà (+48,4%), seguito da Sistema Moda (+41,1%), Elettrotecnica e Informatica (+33,3%) e Sistema Casa (+22,9%). In controtendenza, invece, Infotainment (-0,5%), Largo consumo (-6,5%) e Chimica e Farmaceutica (-9,1%).
Infine, il nuovo Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza, introdotto nel 2022 per favorire la continuità aziendale, ha portato a un aumento significativo dell'utilizzo di strumenti di composizione delle crisi, come i procedimenti unitari e le misure cautelari.
Questi dati, nel complesso, delineano un quadro complesso e preoccupante. L'aumento dei fallimenti, la vulnerabilità delle imprese più giovani e le difficoltà di alcuni settori specifici richiedono un'analisi attenta e interventi mirati per sostenere il tessuto imprenditoriale italiano.

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