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11/06/2014

economia

L'unione bancaria europea e' una nuova forma di financial repression?

Dixmier (AllianzGI): Ci preoccupa la proposta di un meccanismo unico di risoluzione, in particolare per quanto riguarda gli strumenti di bail-in

In qualità di investitori istituzionali esposti su strumenti obbligazionari emessi da banche europee siamo preoccupati per i recenti sviluppi sul fronte dell'unione bancaria europea. Ciò che ci preoccupa è la proposta di un meccanismo unico di risoluzione, in particolare per quanto riguarda gli strumenti di bail-in.
Col bail-in si costringono gli azionisti di una banca, creditori non garantiti e titolari di depositi non assicurati, a sostenere le perdite dell'istituto prima di un intervento statale. È l'opposto del bail-out, in cui i governi sostenevano le perdite insieme agli azionisti.
Riteniamo che nel dibattito sugli strumenti di applicazione del bail-in si debba prendere in considerazione l'importanza del mercato del credito interbancario in Europa. Quasi tutti i politici europei hanno invocato il ricorso al bail-in per ridurre il costo delle finanze pubbliche per il salvataggio delle banche, nonché per contrastare il moral hazard.
Sfortunatamente queste misure, se applicate in modo intensivo, potrebbero minare la fiducia nel settore bancario, facendo salire il costo della raccolta.

Inoltre, le banche europee potrebbero trasferire l'incremento del costo della raccolta sulle piccole e medie imprese, mettendo a repentaglio la fragile ripresa in Europa.
Di fronte a questo dilemma il parlamento europeo il 15 aprile scorso ha votato a favore di un pacchetto di riforme bancarie inequivocabilmente a sostegno del bail-in.
In teoria, a partire dal 2016, la risoluzione di una banca di importanza sistemica nell'Unione Europea sarà gestita da un comitato unico di risoluzione, composto dai rappresentanti delle autorità nazionali e da osservatori della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea ed esperti indipendenti. La Commissione Europea avrà la facoltà di opporsi al piano di risoluzione proposto per garantire l'applicazione rigorosa del bail-in, in linea con la ripresa delle banche e la direttiva sulla risoluzione. Il Consiglio Europeo che rappresenta gli stati membri avrà l'ultima parola sul piano prima della sua applicazione.
A nostro giudizio, in questa fase è difficile prevedere in che modo il consiglio agirà per la prima volta di fronte all'instabilità finanziaria di una grande banca dell'Unione Europea.

Il processo non è mai stato testato e non sono stati ancora divulgati né definiti dettagli importanti, per esempio sulle modalità di voto del consiglio di risoluzione.
Cosa accadrà in caso di disaccordo tra gli esperti della Commissione Europea determinati a portare avanti un bail-in di ampia portata e gli stati membri preoccupati per la stabilità finanziaria del loro settore bancario nazionale? L'unico esempio recente di un bail-in di ampia portata su una banca veramente importante dal punto di vista sistemico è Lehman Brothers, con conseguenze catastrofiche per la raccolta bancaria in tutto il mondo.
In considerazione di queste incertezze, molti investitori obbligazionari non sono convinti che il meccanismo di bail-in si possa applicare realisticamente alle obbligazioni privilegiate non garantite di grandi banche UE. Lo stesso vale per le agenzie di rating che rivalutano le emissioni privilegiate non garantite proprio grazie al sostegno governativo. Fitch è intervenuta per prima il 26 marzo 2014 spingendo in territorio negativo l'outlook di 18 banche dell?Unione Europea che fanno affidamento sul sostegno statale.


Nel giro di uno o due anni Fitch potrebbe declassare alcune di queste banche, a dimostrazione del fatto che gli standard tecnici per rendere le riforme applicabili non sono ancora stati definiti. È prevedibile che altre agenzie di rating interverranno allo stesso modo.
Il bail-in proposto ci sembra un naturale prolungamento dell'attuale financial repression. La proposta di fatto trasferisce il costo del salvataggio di istituti finanziari importanti dal punto di vista sistemico dallo stato agli investitori. Quindi, mentre la financial repression fino ad ora era limitata al rendimento degli investitori, attraverso i tassi di interesse mantenuti artificialmente bassi, ora potrebbe assumere una nuova forma attraverso un aumento delle perdite su crediti per i detentori di obbligazioni privilegiate non garantite emesse da banche UE.
Di conseguenza, adottiamo un approccio di investimento prudente in questo tipo di obbligazioni, nonostante i segnali di ripresa del settore bancario.

Franck Dixmier, CIO Fixed Income Europe AllianzGI


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