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25/06/2014

idee

Mork & Mindy: oh, oh, cavallo, oh, oh, cavallo, oh, oh

Mork viene dal pianeta Ork e Mindy cerca di spiegargli come funziona la vita sulla terra. Una rubrica di Gian Luca Bocchi

MorkCiao Mindy, come va? In questi ultimi giorni ho avuto modo di ascoltare vari personaggi importanti e responsabili di note riviste economiche. Tutti sostengono che l’economia americana vada bene e che il suo momentum proseguirà così come proseguirà questo rialzo borsistico. Ma sei proprio sicura che l’economia USA vada male?

 

Mindy: Ciao Mork, sento e leggo anch’io queste interpretazioni che amo definire “inverse”: si parte dai prezzi dei mercati finanziari e li si giustifica con motivazioni legate all’economia che spesso non trovano riscontro nella realtà. Ma. come si dice, i mercati hanno sempre ragione.  

Mork: Ma cosa intendi? L’economia americana va bene o male? Non capisco…

 

Mindy: Caro Mork, come certamente saprai, analizzare le variabili a livello aggregato o per singolo componente può portare a conclusioni molto diverse tra loro.

Anche se nel complesso l'economia americana cresce a livelli estremamente contenuti rispetto al suo passato e rispetto alla quantità di denaro che è stata immessa nel sistema, è pur vero che un pochino cresce, certamente ben più di quanto cresca la vecchia Europa. Se infatti facciamo qualche confronto con il passato ci accorgiamo facilmente che mentre gli indici azionari sono cresciuti spasmodicamente, questo non è affatto accaduto per l'economia, migliorata, certo, ma in misura largamente inferiore di quanto dicano i prezzi delle azioni. Ho di recente visto un grafico metteva in relazione la crescita dell’economia americana in fasi successive alle più importanti crisi degli ultimi 100 anni. Ebbene, a fronte ad un dato medio annuale del 9,4% tra il 1934 ed il 1937, a fronte ad un dato del 4,9% tra il 1983 ed il 1986 e del 4,7% tra il 1976 ed il 1979, abbiamo registrato tra il 2010 ed il 2013 un dato medio di crescita “solo” del 2,3% medio annuo. Ripeto, nonostante gli straordinari ed eccezionali immissioni di liquidità compiuti dalla Federal Reserve. Credo non si possa confutare che la media di crescita dopo l'ultima crisi sia ampiamente inferiore al passato.

 

Mork: Ma allora tutto questo rialzo degli indici azionari su cosa poggia?

 

Mindy: Come mostrano molti indicatori di economia reale, la maggior parte del flusso di denaro che la Federal Reserve ha immesso nel sistema finanziario americano è per lo più rimasta li e non è traslata verso l'economia reale, che si sta riprendendo soprattutto grazie ad un efficentamento del sistema esistente, che passa soprattutto attraverso un tasso di disoccupazione ben superiore a quelli degli anni prima della crisi. Basterebbe osservare un grafico che metta in relazione un indice azionario americano ed il controvalore degli interventi della banca centrale. Se tu lo osservassi, vedresti quanto sia stretta la relazione tra espansione della base monetaria negli Usa e andamento dello SP500, il suo principale indice azionario. Io ho di fronte a me, in questo momento, quelli pubblicati della Fed di ST. Louis, famosa per il suo ufficio studi e la raccolta dati, e vedo chiaramente che le due variabili crescono a braccetto.  

Mork: Scusami Mindy, ma anche la scorsa settimana ho letto articoli in cui si affermava che la disoccupazione era completamente rientrata ai livelli pre-crisi: come lo spieghi?

 

Mindy: Ho avuto modo anch’io di leggerli e non riesco a trovare il termine preciso con cui commentarli.

Posso però dirti che ci sono , come purtroppo abbiamo sempre riscontrato sulla stampa generalista, molte imprecisioni e poca accuratezza nel riportare i dati. Innanzitutto, prima della crisi il tasso di disoccupazione negli Usa era intorno al 5 - 5,5% e non al 6,3% come ora. Al di là di questo possiamo aggiungere che è sceso di diversi punti percentuali il tasso di partecipazione alla forza lavoro: esso è calato dal 63% al 59%, anche a fronte di una popolazione cresciuta da 300 a 315 milioni. Quindi oggi gli occupati in Usa sono circa 13 milioni in meno. Fai tu un po’ il conto: 13 milioni in meno di lavoratori a quante famiglie corrispondono?

 

Mork: Ricordo però che anche l’ultimo dato relativo alla crescita, quello del primo trimestre è uscito positivo…

 

Mindy: Forse sarebbe meglio dire “era” uscito positivo dello 0,1%, già alquanto misero. Peccato che poi sia stato rivisto, dapprima negativo per lo 0,5% e successivamente negativo per ben 1 punto percentuale. Premesso che è abbastanza normale che le prime rilevazioni risultino spesso imprecise, il fenomeno della continua revisione al ribasso rappresenta un po’ una costante che ha caratterizzato questi ultimi anni e non solo per quanto riguarda l’economia americana.


I primi dati sono sempre indicati per eccesso, quindi giornali e giornalisti economici “festeggiano” il dato magnificando la ripresa e i mercati finanziari che adeguano i prezzi ai valori dichiarati. Quando poi arrivano i dati reali, essi non trovano spazio nei commenti degli esperti, se non come piccole note e soprattutto nei prezzi dei mercati finanziari. Ma non ho finito …

 

Mork: Continua per favore…

 

Mindy: Il quotidiano The Wall Street Journal, in un suo articolo dell’11 giugno, ipotizza che la revisione finale del dato, prevista per il 25 giugno, vedrà conteggiare una crescita negativa per addirittura il 2%. E non è finita. Il Fondo Monetario Internazionale, noto a questo punto per le sue stime spesso errate per eccesso di fiducia nella ripresa, sempre nella stessa giornata, ha rivisto le sue attese circa il dato 2014 dell’economia americana, passando da un dato del più 2,8% ad un più modesto 2,1%. Nello stesso tempo ha rivisto il dato atteso relativo al prodotto interno lordo mondiale, passato dal più 3,2% al 2,8%.


Nel frattempo lo SP500 è sui suoi massimi

 

Mork: Ma è incredibile tutto questo! Nonostante tutto il denaro immesso dalla Federal Reserve…

 

Mindy: Caro Mork, non so come concludere, se non citando Roberto Vecchioni e la donna vestita di nero che il soldato intravede tra la folla in Samarcanda o la metafora di Keynes che ci dice che quando il cavallo non ha più sete, anche se gli offri ulteriore acqua, non beve più. In entrambi i casi, quando questa grande dicotomia tra mercati finanziari ed economia reale sarà più visibile a tutti, bisognerà sperare di avere un buon cavallo e …… Oh, oh, cavallo, oh, oh, cavallo, oh, oh !!!

 

FONTI:

http://blogs.wsj.com/economics/2014/06/11/u-s-economys-first-quarter-contraction-could-be-even-worse-than-you-thought/

http://www.


firstonline.info/a/2014/06/11/banca-mondiale-taglia-stime-pil-globale-2014-da-32/7239a547-58e4-4f16-89b0-4adfe8209ab3


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