Performance obbligazionarie: finora la maggiore sorpresa del 2014
Davis (Threadneedle): I mercati finanziari finora hanno evidenziato un andamento generalmente positivo, ma le performance obbligazionarie hanno superato le aspettative. Tuttavia, molti interrogativi sono rimasti perlopiù irrisolti
E’ sempre interessante andare a riguardare le nostre previsioni dell'inizio dell'anno. A dicembre 2013 ritenevamo che, con il normalizzarsi della politica monetaria, i driver di performance si sarebbero spostati dalla liquidità ai fondamentali societari. Pensavamo che il divario tra le valutazioni delle azioni e quelle dei titoli a reddito fisso avrebbe continuato a normalizzarsi all'aumentare dei rendimenti obbligazionari. Nell'ambito del reddito fisso, prevedevamo che le obbligazioni societarie avrebbero probabilmente sovraperformato le emissioni sovrane, ma non ci aspettavamo una "grande rotazione" a scapito dei titoli obbligazionari. Pensavamo tuttavia che i mercati emergenti sarebbero rimasti volatili.

Per quanto riguarda il nostro posizionamento, all'inizio dell'anno siamo rimasti sovrappesati sulle azioni, sulle obbligazioni societarie e sugli investimenti immobiliari. Da allora, abbiamo ridotto alcune delle nostre posizioni azionarie. Sul fronte azionario, continuiamo a privilegiare il mercato britannico e quello nipponico (crediamo nella cosiddetta "Abenomics", la politica economica intrapresa dal premier Shinzo Abe per ridare slancio all'economia giapponese).
Nel primo semestre dell'anno, le performance dei mercati finanziari sono state alquanto soddisfacenti per gli investitori. Ad eccezione del Giappone, i mercati azionari hanno registrato ottimi rendimenti, grazie ancora una volta al sostegno degli utili societari. Nell'ambito delle azioni, tuttavia, si è innescata una rotazione assai violenta, caratterizzata da una netta sottoperformance dei titoli growth rispetto ai titoli value, nonché da disinvestimenti dai settori che hanno registrato un buon andamento negli ultimi 18 mesi circa.

Tuttavia, a sorprendere sono stati i mercati del reddito fisso, con performance nettamente superiori alle attese, in un contesto di rendimenti in calo a fronte di segnali di crescita scarsamente significativi provenienti in particolare dagli Stati Uniti. Degno di nota è il fatto che la performance più brillante sia stata messa a segno dal debito dei mercati emergenti e che, a differenza della scorsa estate, questo segmento non sia stato penalizzato dalle inquietudini relative al ridimensionamento del quantitative easing (QE) negli Stati Uniti. Infine, i fattori geopolitici hanno avuto un peso particolarmente elevato quest'anno, a causa della crisi ucraina e degli eventi più recenti in Medio Oriente.
Le previsioni di crescita deludono negli USA e migliorano in Giappone
All'inizio del 2014 le prospettive di crescita dell'economia statunitense si avvicinavano più al 3% che all'attuale 2%. Il peggioramento è in gran parte attribuibile alle condizioni meteorologiche avverse che hanno caratterizzato il primo trimestre dell'anno. Tuttavia, alcuni indicatori più ampi dell'attività economica suggeriscono che la crescita statunitense è più solida di quanto le aride statistiche del PIL non lascino intendere. Per il secondo trimestre prevediamo una discreta ripresa, che dovrebbe perdurare per il resto dell'anno.
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