Imprese femminili: 2 su 3 sono figlie del nuovo secolo
Sono meno strutturate e più sottodimensionate rispetto alla media nazionale, e proprio per questo hanno ampi margini di sviluppo. Il 94% ha meno di 5 addetti, solo 80 tra le "grandi" con oltre 500 dipendenti
Sono la metà del cielo e anche qualcosa di più in termini demografici ma, ancora a metà del 2014, le donne rappresentano solo il 21,4% dell'universo delle imprese che operano in Italia (circa 1,3 milioni su poco più di 6) e il 45,23% degli occupati dipendenti (7,6 milioni sul totale di 16,6 occupati alle dipendenze). E tuttavia le donne stanno facendo fronte alla crisi con risolutezza e creatività. Anzitutto creando nuove imprese a un ritmo superiore alla media: +0,73% l’incremento dello stock di imprese femminili registrato tra aprile e giugno di quest’anno, contro una variazione media complessiva dello 0,42%. E poi approfittando degli spazi che la crisi ha aperto rispetto alla ricerca di un posto di lavoro: nel 2014 si è ulteriormente ampliata la quota di assunzioni per le quali i datori di lavoro considerano irrilevante il genere del candidato (52,8% rispetto al 48,5 del 2010), con la conseguenza - pur in un quadro che resta negativo per l’occupazione complessiva - di poter concorrere più spesso ad armi pari, rispetto agli uomini, al momento di candidarsi per un posto di lavoro. Questo, in sintesi, il ritratto del contributo delle donne al mondo dell’impresa e del lavoro che emerge dai dati dell’Osservatorio dell’Imprenditoria femminile di Unioncamere-InfoCamere - aggiornati alla fine di giugno 2014 - e dalle indicazioni del Sistema informativo Excelsior, di Unioncamere e Ministero del Lavoro, relativamente ai fabbisogni professionali delle imprese con dipendenti per l’anno in corso.

“L’impresa femminile – ha detto il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - si conferma meno strutturata e più sottodimensionata rispetto alla media dell’imprenditoria nazionale, e proprio per questo ha ampi margini di sviluppo che vanno colti per ridare slancio all’occupazione e alla crescita. Va sostenuto e promosso il desiderio di tante donne, capaci e qualificate, che guardano all’impresa e al mercato come un’opportunità per essere protagoniste del proprio progetto di vita. Di fronte a queste aspirazioni e con un’economia che non riparte, le istituzioni hanno il dovere di dare risposte concrete per facilitare questi percorsi. Il sistema camerale – attraverso la rete dei comitati per l’imprenditoria femminile presenti in ogni Camera di commercio – mette a disposizione strumenti mirati allo sviluppo di questi progetti con iniziative per la formazione, l’accesso al credito, l’internazionalizzazione”.
Il quadro d’insieme
L’imprenditoria femminile, a metà del 2014, propone un ritratto fedele del momento che sta vivendo il Paese: da un lato, s’intreccia senza nette demarcazioni con il fenomeno dell’autoimpiego in risposta alla necessità di trovare uno sbocco occupazionale, soprattutto per chi ha perso un lavoro (magari precario). Dall’altro, intercetta il profilo di un’Italia possibile e auspicabile, in cui le maggiori opportunità di benessere verranno dell’incrocio di attività manifatturiere e artigianali con lo sviluppo di servizi ad elevato contenuto innovativo e supportati dalle tecnologie della rete. E dunque fa ben sperare la concentrazione di imprese femminili soprattutto nei servizi alle persone e alle imprese, nel turismo sostenibile, nel recupero delle tradizioni agroalimentari, nella tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e culturale.
BusinessCommunity.it - Supplemento a G.C. e t. - Reg. Trib. Milano n. 431 del 19/7/97
Dir. Responsabile Gigi Beltrame - Dir. Editoriale Claudio Gandolfo
