Uno sforzo enorme per promuovere cultura, località, imprese e prodotti italiani che vedrà i suoi frutti 1-2 annni dopo la chiusura della manifestazione. Gli spazi fisici sono ormai tutti allocati. Si aspettano le proposte per iniziative ed eventi congiunti con i territori
Il tema di EXPO 2015 è “Feed the planet and energy for life”, e per il Padiglione Italia sarà declinato per offrire al visitatore la più ampia visione dell’Italia e delle sue potenzialità, turistiche, professionali, industriali, estendendo all’infinito tutte le migliori peculiarità del nostro Sistema Paese. Con i contributi dei migliori designer. Ne abbiamo parlato con Marina Geri, Direttore Marketing e Commerciale Padiglione Italia EXPO 2015.
Che cosa dobbiamo aspettarci dopo Pechino dal Padiglione Italia?
Chiariamo subito un punto: Padiglione Italia a Pechino e Milano sono due cose concettualmente diverse. Un conto è essere il Paese organizzatore, quello che ospita e che, oltre a dover organizzare l’infrastruttura si possiede il padiglione visitato da tutti. Quando un soggetto viene in Expo, mediamente ci sta 6-7 ore e fa di sicuro due cose: visita il padiglione del suo Paese e quello del Paese ospitante. Ciò significa che fare il Padiglione Italia dell’Expo di Milano significa avere circa 20 milioni di persone che ti visitano e ti giudicano.

A Pechino abbiamo avuto un successo fantastico, con ore e ore di coda per visitare il nostro padiglione, ma non eravamo il Paese ospitante. Allestire il padiglione del Paese ospitante richiede uno sforzo organizzativo enorme, con un piano di lavoro davvero molto complicato che abbiamo seguito e stiamo seguendo passo dopo passo. Siamo ormai a sei mesi dall’ingresso, visto che andremo nel palazzo due mesi prima dell’apertura per eseguire gli stress test, e questo significa che il piano di lavoro è giunto alle ultime parti. Posso garantire che è stato uno sforzo immane.
Uno sforzo che penso abbia compiuto anche Pechino. Noi peraltro, abbiamo nello staff persone che hanno realizzato il padiglione Italiano in Cina, e sono state preziose per i primi passi, anche se poi, in realtà il lavoro è stato molto diverso.
Che cosa caretterizzerà il Padiglione Italia?
Facciamo una premessa, Expo SpA e Padiglione Italia sono due cose diverse. La prima deve organizzare il sito e le infrastrutture, e attrarre il maggior numero di visitatori possibile; avrà come misura il numero di biglietti staccati e il fatto che non ci sia caos nel sito. Padiglione Italia ha come obiettivo lo sviluppo del Sistema Italia attraverso l’evento Expo. Questo fa si che la nostra misura non sia il giorno dopo. Il 31 ottobre 2015 avremo un piccolo feedback del nostro lavoro, ma la misura del nostro successo sarà l’aumento dell’export delle imprese che avranno “giocato” con noi e di tutto il Sistema Italia che ne trarrà benefici e del turismo in entrata che si incrementerà. Avremo quindi la misura del nostro successo 1-2 anni dopo la chiusura di Expo.
Per il Padiglione Italia abbiamo allestito una storia del Paese, poichè l’Expo è un’esposizione tematica e commerciale. In ogni nostra azione siamo legati al tema che è “Feed the planet and energy for life”. Attorno a questo grande tema che, banalizzandolo significa “il cibo e sostenibilità”, abbiamo costruito una storia basata sul nutrimento, non solo del corpo, ma anche dell’anima. E questo ci ha permesso, all’interno del Palazzo Italia, di allestire una mostra curata dal nostro Direttore artistico Balich, che si fonda sulle diverse potenze e bellezze dell’Italia. Per esempio, la potenza del “saper fare”, e parlare di tutte quelle professioni, anche legate alla nutrizione, che sono caratteristiche del nostro Paese: dal pastore abruzzese al racconto di come viene fatto il vino o alcuni prodotti specifici. Piuttosto della potenza del "limite”, e la Liguria ne è una prova: da questa terra aspra e senza pianura sono nati prodotti e vini buonissimi. Quindi l’italiano vive il limite come stimolo per superarlo, e su questo Balich ha molto giocato nella sua mostra, che rappresenterà l’Italia nel suo insieme. Chi verrà non deve pensare a spazi locali. Non ci saranno padiglioni regionali, ma un racconto tutto unito dell’Italia. Ovviamente, seguiamo la regola del BIE, per cui l’esposizione tematica significa 80% di narrazione e un massimo del 20% di spazi commerciale,
Le aziende che si sono aggiudicate i nostri bandi, stanno utilizzando grandi designer, e abbiamo l’orgoglio di avere all’interno del Padiglione spazi impresa disegnati da Pininfarina, Fabio Novembre, Cucinella e altre grandi firme che hanno raccontato ciò che caratterizza il prodotto. Per cui, oltre ad avere un racconto-mostra molto bello, abbiamo spazi commerciali che saranno “picture-opportunity” più e come gli spazi-mostra. Un’altra peculiarità del Padiglione Italia è che il Museo della Scienza e Tecnica di Milano, attraverso la sponsorizzazione di Confindustria ha realizzato la mostra “Il Cibo dei desideri”. Si tratta di un viaggio nel corpo umano che va a valorizzare il nostro tipo di nutrizione e la dieta mediterranea, e di come l’Italia sia leader nella sicurezza alimentare.
Quali sono state e come di sono evolute le vostre strategie di promozione?
Partiamo prima da noi: siamo una società di diritto pubblico e per l’aggiudicazione ai privati di spazi dobbiamo agire attraverso bandi di concorso. E’ quindi più market watching e awarness. Non è possibile arrivare ad una trattativa privata con chi mi potrebbe dare di più e meglio, ma occorre sempre costruire un bando da pubblicare e poi giudicare le risposte attraverso il processo di gara d’appalto. Quindi, più che strategia di promozione verso le imprese, è stato importante far capir loro come questa sia un’occasione di vetrina mondiale, eccezionale ed irripetibile. E l’hanno capito subito, poichè non abbiamo alcun bando andato deserto. Anzi, abbiamo visto basi d’asta raddoppiate. Una partecipazione che io non avrei creduto con l’attuale congiuntura economica.
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