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04/03/2015

economia

Il ribasso del petrolio alimenta l'economia globale

Secondo un'’analisi di AXA IM, le previsioni di crescita economica sono state riviste al rialzo, al 3,2% per il 2015 (dal 2,8%) e al 3,1% per il 2016 (dal 2,7%). Anche l'inflazione dovrebbe registrare una decisa flessione

"A inizio gennaio avevamo illustrato l'impatto generale sulla crescita globale, ipotizzando che il prezzo del petrolio si mantenesse tra i 50 e i 70 dollari al barile per i prossimi due anni", affermano gli esperti di AXA IM. "In linea con un recente ed esaustivo studio dell'FMI, ci aspettiamo che la crescita complessiva possa essere nell'ordine di 0,5 punti percentuali, suddivisi in: 0,3 punti percentuali quest'anno e i restanti 0,2 nel 2016, e che avrà come principale canale di trasmissione l'aumento del potere d'acquisto dei consumatori nei Paesi sviluppati. I fatti indicano che questo canale di trasmissione procede quasi a pieno regime, come si evince dal recente balzo della fiducia dei consumatori statunitensi.
Ma non tutti i Paesi saranno favoriti in egual misura da questa tendenza. Gli Stati uniti e i Paesi asiatici sono in genere citati come i principali beneficiari, mentre è probabile che i Paesi produttori di materie prime continueranno a incontrare grandi difficoltà".
L'economia americana sembra sulla buona strada per confermarsi come uno dei principali motori dell'accelerazione della crescita globale.

Gli utenti finali negli Stati Uniti saranno avvantaggiati in modo particolare dalla flessione dei prezzi dei prodotti petroliferi, che si è tradotta in una riduzione di oltre il 50% del prezzo del carburante, con un risparmio per le famiglie di circa 200 miliardi di dollari, l'equivalente di quasi il 2% del reddito disponibile.
L'apprezzamento del dollaro abbassa ulteriormente l'inflazione a breve termine e dà ulteriore sostegno ai redditi reali. Resta da vedere in che proporzione questo reddito discrezionale confluirà nel risparmio. Tuttavia, alcuni cenni di miglioramento del clima di fiducia dei consumatori suggeriscono una possibile accelerazione dei consumi stessi. Inoltre, l'allentamento delle condizioni di credito dovrebbe essere di stimolo per il mercato immobiliare, come suggerisce l'aumento delle richieste di mutui.
Il basso prezzo del petrolio ha anche un lato negativo: la riduzione della spesa per investimenti nei settori collegati al petrolio, che negli ultimi quattro anni ha rappresentato circa il 10% della crescita delle spese in conto capitale.
Grazie alla riduzione dei costi legati all'energia, le imprese potrebbero intensificare altri investimenti, ma prevediamo che vi sarà uno sfasamento temporale tra i due movimenti, da cui una crescita più contenuta degli investimenti nel breve termine, come testimonia la recente fiacchezza degli ordinativi di beni durevoli.

Anche il rafforzamento del dollaro dovrebbe pesare sull'attività economica, nonostante il fatto che il contributo delle esportazioni alla crescita negli Stati Uniti sia relativamente ridotto. Eppure, diverse società di altro profilo hanno già incominciato a lamentare gli effetti del cambio sui risultati aziendali.
"In sintesi –- prosegue il team di AXA IM - le nostre previsioni di crescita economica sono state riviste al rialzo, al 3,2% per il 2015 (dal 2,8%) e al 3,1% per il 2016 (dal 2,7%). Anche l'inflazione dovrebbe registrare una decisa flessione, tanto che per i prossimi mesi prevediamo una variazione negativa dei prezzi su base annua.
"Nell'Area Euro, l'economia sembra aver registrato una lieve accelerazione nell'ultimo trimestre del 2014, sostenuta da un aumento dei consumi privati e dalla solidità delle esportazioni. Con l'inizio del 2015, ci aspettiamo un cambio di marcia, con una crescita dell'economia dell'1,3%, anziché dell'1,1%, grazie agli effetti dei prezzi petroliferi ridotti, della valuta debole, delle politiche monetarie più accomodanti e di politiche fiscali meno restrittive.

I consumi privati saranno con grande probabilità il principale motore dell'espansione, mentre è probabile che le imprese non si daranno ad eccessive spese, concentrandosi piuttosto sul consolidamento dei margini. Permarranno con ogni probabilità le divergenze tra Paesi, con gli stessi schieramenti dell'anno scorso: Spagna e Germania in testa, Italia e Francia in coda".
L'economia del Regno Unito si prospetta simile a quella statunitense. Nel 2015 e nel 2016 la spesa per i consumi dovrebbe accelerare, rispecchiando la maggiore velocità di crescita dei redditi reali. È per contro probabile una contrazione delle finanze pubbliche nel biennio 2015-16; il rallentamento della crescita degli investimenti societari, che rispecchia in parte il clima di incertezza politica, e prospettive ancora anemiche in termini di esportazioni, possano penalizzare l'attività. "Ci aspettiamo inoltre un'attività più debole sul fronte dell'edilizia, in risposta alle misure decise dalle autorità nel 2014 per rallentare il mercato. Prevediamo un lieve aumento della crescita nel 2015, al 2,7%", contuna il report di AXA IM.



In Giappone, l'economia potrebbe avere chiuso il 2014 con un rafforzamento, espresso da una crescita nell'ordine del 3% dopo due trimestri consecutivi di contrazione. Ma le indagini sulle imprese a inizio 2015 danno segni di indebolimento e suggeriscono che il ritmo dell'espansione nel 2015 potrebbe subire una decelerazione, in quanto la spinta data dai bassi prezzi del petrolio potrebbe essere in gran parte annullata dal deprezzamento dello Yen.
Per AXA IM, "Il risvolto negativo della flessione dei prezzi petroliferi si fa sentire in America Latina e in Europa dell'Est, dove ci aspettiamo un costante rallentamento congiunturale, nonostante il fatto che gli indici PMI di queste regioni continuino ancora a oscillare intorno a 50, livello normalmente considerato lo spartiacque tra espansione e contrazione. Il 2015 sarà poi un anno perduto per la Russia, alle prese con una difficile recessione, amplificata da deflussi di capitali. La divergenza tra mercati emergenti e sviluppati in termini di fase nel ciclo economico alimenta ulteriori deflussi di capitali.


In particolare, nei paesi che evidenziano un peggioramento dei fondamentali e problemi atavici di bolle speculative alimentate dal credito, il rischio di fughe di capitali si intensifica".
Essendo importatori netti di petrolio, i Paesi asiatici emergenti si collocano in controtendenza e sono favoriti dalla flessione dei prezzi petroliferi, che determina un miglioramento della bilancia delle partite correnti, dando la possibilità di implementare riforme per ridurre il peso dei sussidi per l'energia sulle casse pubbliche. "Siamo convinti che questo offra alla Cina una buona opportunità per ridurre gli stimoli monetari determinati dall'esigenza di mantenere la crescita intorno al 7%", concludono gli esperti di AXA IM.
 


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