Il presidente e fondatore di MP & Silva svela la sua filosofia di business. Nel futuro anche sponsoring e produzione per diversificare
MP & Silva è una realtà globale e dinamica con cuore italiano, che distribuisce diritti media in tutto il mondo. Ne abbiamo parlato con Riccardo Silva, fondatore di MP & Silva insieme ad Andrea Radrizzani e Carlo Pozzali.
Distribuire contenuti in tutto il mondo: un lavoro molto particolare e ultraspecializzato.
Attualmente abbiamo 62 diritti sportivi, la maggior parte leghe, alcune federazioni e alcune squadre, come l'Arsenal. Acquistiamo da tutto il mondo e vendiamo in tutto il mondo. Di solito, quando acquisiamo, lo facciamo a livello globale escluso il diritto domestico, che poi è quello che vale di più ma che è anche il più semplice da vendere. Più complicato vendere in 200 Paesi, nazione per nazione, Si tratta di un'attività operativamente più difficile ed è quello in cui siamo specializzati. Siamo un distributore globale di diritti, ma capita anche che alcuni diritti li acquisiamo per specifiche aree, come la NFL che venderemo fino al 2020 in Europa.

NFL è probabilmente la Lega meglio strutturata al mondo, eppure ricorre a un distributore per incrementare il fatturato, come mai?
La NFL è una lega con molte persone che lavorano al proprio interno, con 1900 dipendenti, con uffici importanti a Londra e Hong Kong. Pur avendo tutto questo personale hanno preferito affidare la distribuzione dei diritti a una società specializzata come la nostra e ne siamo orgogliosi.
Perché le federazioni e le leghe non vendono direttamente i diritti alle televisioni?
Sono soggetti che sanno fare i loro interessi e in certi casi lo fanno direttamente. In altri casi preferiscono affidarsi ad aziende specializzate come la nostra, perché sanno che riusciamo a fare un lavoro migliore sia in termini economici sia in termini di esposizione da dare al contenuto. Perché qualsiasi evento al mondo ha bisogno di esposizione per quanto grande possa essere. Le leghe preferiscono focalizzarsi su altri aspetti. La NFL, per esempio, pensa più a merchandising, marketing, organizzazione partite e preferisce dare in outsourcing una parte del proprio business.
MP & Silva nasce qualche anno fa con una visione in controtendenza.
Quando nel 2004 ho fondato questa azienda mi ricordo che nel settore si diceva che agenzie di distribuzione ne esistevano già da una decina d'anni, e si credeva che sarebbero sparite in futuro perché ormai c'era la disintermediazione e si sarebbe venduto facilmente anche grazie a Internet. Anche la Federazione del calcio malese grazie ad Internet avrebbe venduto i diritti in America. In realtà, noi siamo partiti da zero e oggi abbiamo un fatturato di 700 milioni di dollari e anche gli altri player sono cresciuti.
Quali sono i motivi di questa crescita?
Il mondo è più complesso di quello che sembra: alzare il telefono per vendere i propri diritti in Vietnam è possibile, ma c'è sempre qualcuno più bravo di te che riesce ad avere il 10-15% di margine in più. Questa è un po' l'essenza del lavoro. E' il motivo per cui la Lega più grande al mondo affida a noi la gestione dei diritti e dimostra il valore aggiunto che portiamo al mercato e il motivo per cui le Leghe scelgono noi.
In Italia siete percepiti come coloro che hanno fatto "una scommessa" sulla vendita dei diritti all'estero, forse gli unici che vogliono valorizzare il prodotto calcio all'estero. Qual è il processo che ci sta dietro, come fate a quantificare quanto vale uno sport, quella federazione, quella lega, quegli eventi?
Si parte dall'analisi e dalla massa critica del prodotto. Conoscenza del mercato e dei valori. Abbiamo 100 persone nel mondo che sono dedicate ad acquistare e vendere diritti televisivi e c'è un team capeggato da James Pickels che è capace di valutare gli eventi. Il mercato dei diritti televisivi a livello mondiale è un po' come una Borsa, dove ci sono centinaia di migliaia di properties che hanno un valore per ogni Paese diverso e una miriade di numeri. A differenza della Borsa, i valori non si conoscono e non li spiattellano ai quattro venti perché sono dati aziendali. Noi attraverso anni e anni di opera sul mercato, analisi, frequentazione di fiere specializzate e via di seguito, abbiamo creato un data base enorme di conoscenze di informazioni e riusciamo a fare analisi di valori di mercato abbastanza vicine alla realtà. In più abbiamo una massa critica di prodotto che è una cosa fondamentale. Faccio un esempio. Nei Paesi scandinavi i diritti dell'NBA non si vendevano da qualche anno perché il basket non è uno sport principale, anche se ti chiami NBA. Doppio danno per la Lega: zero ricavi e zero visibilità per il proprio prodotto. Noi siamo riusciti a vendere i diritti NBA là, perché abbiamo altri diritti e facendo un pacchetto di prodotto, per esempio con il calcio francese e Ibrahimovic, che in quel Paese è un personaggio enorme. In Svezia il calcio "tira" il resto, così come in altri Paesi è il tennis a fare da traino. Con la massa critica di prodotto hai più peso nella trattativa.
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