L'era dei tassi negativi continuera': un bene o un male per le banche?
Bazzani (Saxo Bank Italia): davanti a questa tassa politica, gli istituti di credito si trovano quindi costretti a scegliere tra due strade: scaricarne il peso sui clienti in termini di tassi e commissioni più elevate, o subirne l'intero impatto con un taglio dei costi
E' la speculazione, bellezza
Per un investitore è sempre fondamentale distinguere tra opportunità di trading di breve termine e ottica d'investimento di lungo periodo, ma lo è ancora di più in questo momento di volatilità e soprattutto se parliamo di banche europee. Su un orizzonte di lungo periodo ho avuto più occasioni di ribadire la mia convinzione di evitare il settore bancario, privilegiando invece settori più flessibili in grado di realizzare business model sostenibili. Categoria quest'ultima in cui le banche "tradizionali" non rientrano. Nel breve termine, chiamiamola tattica o speculazione se preferite, possiamo invece trovare opportunità di trading interessanti, soprattutto se ci concentriamo su azioni che al momento sembrano penalizzate da valutazioni eccessivamente severe.

Lo scenario
Due parole sullo scenario in cui ci troviamo. La ripresa del comparto bancario che ha immediatamente seguito il lancio del quantitative easing è durata poco, trattandosi del preludio dell'era dei tassi negativi - che quest'anno saranno facilmente destinati a subire ulteriori tagli. Se l'idea della BCE era quella di tranquillizzare i mercati e soprattutto stimolare le banche a concedere credito, purtroppo non stiamo andando nella giusta direzione.
Le banche europee stanno già pagando il prezzo, destinato ad aumentare perchè la BCE non si fermerà, dei tassi negativi in termini di costi e capitale, dovendo rimanere fedeli ai propri azionisti nell'impegno alla massimizzazione dei profitti. Davanti a questa "tassa politica" dei tassi negativi, gli istituti di credito si trovano quindi costretti a scegliere tra due strade: scaricarne il peso sui clienti in termini di tassi e commissioni più elevate, o subirne l'intero impatto con un taglio dei costi. E taglio dei costi in Europa significa soprattutto chiudere filiali, come alcune banche hanno già annunciato di voler fare.

L'investimento di lungo periodo
Il calo del 19% vissuto quest'anno dal comparto sembra proprio confermare il fatto che il "bancario" non rappresenti un'opportunità di investimento sul lungo termine. Ci sono diversi fattori, questi a mio parere i pricipali:
- Cresce il peso dei costi regolamentari... senza poter essere tempestivamente controbilanciato da un adeguato taglio dei costi. Per tacere delle multe assai salate ricevute da alcuni big del settore, Basilea III e MiFiD II continueranno a pesare sulla flessibilità bancaria e sulle strutture di costo, costringendo alcuni nomi a raccogliere nuovo capitale. Abbiamo di fronte le prove, vedi il posticipare l'entrata in vigore di alcune normative, che il settore non sembra in grado di assorbire così tanti cambiamenti in così poco tempo.
- Il nuovo framework per gli asset non performanti... introdotto dall'European Banking Authority e agente scatenante del crollo delle banche italiane, risultanti in alcuni casi sotto-capitalizzate alla luce delle notevoli modifiche apportate alla stima delle sofferenze. La soluzione Bad Bank, o la versione di bad bank che l'unione europea permetterà di realizzare, dovrebbe permettere di isolare diversi miliardi di sofferenze in entità separate, permettendogli di ricevere un rating e di essere collocate sul mercato in caso investment grade (magari anche acquistate dalla BCE...), corredate da una garanzia del Tesoro. L'idea è buona ma il mercato non perdona i ritardi e tentennamenti tipici della politica.
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