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12/10/2016

idee

Italia? Alta specializzazione a prezzi stracciati

Così ci descrive la brochure Invest in Italy del Ministero dello Sviluppo Economico. Conviene investire da noi: costiamo meno, siamo competenti e, dopo il Jobs act, facilmente licenziabili

"Benvenuti in Italia, il Paese giusto per fare investimenti". Termina così l'introduzione di Ivan Scalfarotto, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico nella brochure che è stata consegnata durante la presentazione Industria 4.0, il piano nazionale per rilanciare gli investimenti e le imprese italiane.
Testuale: "Italy offers a competitive wage level (that grows less than in the rest of EU) and a highly skilled workforce. In Italy the quality/cost ratio of highly specialized profiles is extremely competitive with other European nations. An engineer in Italy earns an average annual salary of 38,500?, while in other European countries the same profile earns on average over 48,500? per year" (Pag. 32).
Che significa: l'Italia offre un livello di salario competitivo (che cresce meno che nel resto della UE) e una manodopera altamente qualificata. In Italia, il rapporto qualità/costo di profili altamente specializzati è estremamente competitivo con le altre nazioni europee.

Un ingegnere in Italia guadagna uno stipendio medio annuo di 38.500 euro, mentre in altri Paesi europei lo stesso profilo guadagna in media oltre 48.500 euro all'anno.
Si chiama deflazione salariale ed è uno dei principali fattori che ci ha portato nella situazione di crisi in cui da tempo ci troviamo.
Per avere e mantenere competitività sui mercati si può agire - in modo legale - solamente su due leve: sul valore della moneta (cambio) oppure sul costo del lavoro. Tralasciamo il capitolo investimenti pubblici e privati, che sarebbe corretto ma fuorviante. Ovviamente, non potendo agire sulla prima leva, si è "scelto" di utilizzare la seconda.
Un bell'inasprimento della pressione fiscale, una massiccia svendita di asset a investitori esteri, un livello di disoccupazione mantenuto intorno al tasso ideale del 12%, depressione dei consumi interni e deflazione, e il gioco è fatto. Naturalmente, in nome dell'austerity. I lavoratori sono stati immolati sull'altare di una presunta competitività che si è ormai rivelata per ciò che è: una scelta sbagliata che mette in ginocchio il Paese.


Peraltro, in un'altra sezione della brochure c'è pure scritto chiaramente anche che "dopo il Jobs Act si può licenziare facilmente", esplicando chiaramente a cosa è servita in realtà quella legge.
E dopo aver rincorso (inutilmente) il modello tedesco post Hartz4 che ci sta facendo sempre più somigliare ad una colonia di industria terzista (e con un'economia depressa), andando contro gli interessi di lavoratori e aziende (specialmente le PMI), adesso persino il Presidente di Confindustria scopre che con la Brexit (e successiva svalutazione della sterlina) la Gran Bretagna vola. "Rischiamo di essere schiacciati dalla loro svalutazione competitiva", ha tuonato dalle colonne del Sole24Ore. Ma era assordante il silenzio di quando la svalutazione salariale l'ha fatta la Germania. Ed è lo stesso giornale che titolava "FATE PRESTO" per far contenta l'Europa che chiedeva il nostro suicidio assisitito. Forse è il caso che Boccia le riforme le faccia a casa sua, visto l'andamento dei conti.


..
Resta l'amarezza di un governo che va cercare investitori esteri urlando: "Venghino venghino lorsignori. In Italia c'è alta specializzazione a prezzi stracciati. Siamo bravi e (grazie a questo governo) costiamo poco".
Roba da terzo mondo. E anche umiliante.


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