Mercati finanziari ad un punto di svolta
Fitzsimmons (T. Rowe Price): le politiche monetarie di allentamento vengono sostituite da stimoli fiscali, spese più elevate e tagli alle tasse. Lo spread italiano rimarrà elevato
Dopo un 2018 di grande rettitudine fiscale, sembra che stia lentamente venendo meno da parte dei governi la volontà di attenersi a tale disciplina. In parte, ciò è conseguenza diretta dell'aumento del populismo, cresciuto sull'onda delle pressioni per il mantenimento dei livelli di crescita nei periodi più complessi.
Negli ultimi anni il populismo è proliferato nei mercati sviluppati, portando alla vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, alla decisione del Regno Unito di lasciare l'Unione Europea e più recentemente alla formazione di un Governo di coalizione tra i partiti anti-establishment italiani Lega Nord e Movimento 5 Stelle. Di conseguenza, in alcuni Paesi si sta lavorando a pacchetti fiscali che mirano ad accontentare l'elettorato, a scapito del conservatorismo fiscale.

Allontanarsi dalla prudenza fiscale può destare preoccupazioni, come dimostrato dalle agenzie di rating che recentemente hanno tagliato l'outlook e attuato un downgrade sul rating sovrano italiano in risposta ai piani del Governo di aumentare i sussidi pubblici e di perpetuare tagli fiscali.
Un'ulteriore mossa negativa sui rating italiani non può essere esclusa. Il piano fiscale della coalizione prevede solo una stabilizzazione del rapporto debito/Pil, non lasciando spazio fiscale per rispondere ad eventuali shock.
L'Italia è il secondo Paese più indebitato dell'Eurozona dopo la Grecia, con un rapporto debito/Pil superiore al 130%. Non sorprende quindi che i mercati stiano chiedendo un premio più elevato per investire sul debito italiano. Guardando avanti, riteniamo che gli spread resteranno probabilmente elevati e la volatilità non diminuirà facilmente.
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