Dazi: lo stato aiuti chi esporta formaggi e salumi negli USA
Auricchio: prima le sanzioni verso la Russia, adesso le tariffe di Trump. Qualcuno vuol distruggere questo settore? L'Italia faccia i suoi interessi
E' un vero e proprio appello quello che Alberto Auricchio, AD della Gennaro Auricchio S.p.A., rivolge al governo. I dazi negli USA su formaggi e prosciutti rischiano di mettere in crisi non solo una delle eccellenze del food italiano, l'intera platea di coloro che faticosamente si sono fatti largo nel mercato americano attraverso le caratteristiche peculiari dei nostri prodotti. Aziende che peraltro sono già da tempo assediate dalla commercializzazione di prodotti dall'Italian sounding, che costano meno, ma nulla hanno a che fare con i nostri ed erodono quote di mercato.

Ricordiamo che Auricchio è leader mondiale del Provolone e produce anche grandi formaggi della tradizione italiana, dalle mozzarelle al Taleggio, dal Gorgonzola a pecorini freschi e stagionati, dal Parmigiano Reggiano al Pecorino Romano. Ha un fatturato di oltre 280 milioni di euro all'anno, esporta in oltre 60 Paesi nel mondo. E come missione ha l'esportazione del Made in Italy.
Come vede la guerra dei dazi per l'Italia e per il vostro settore in particolare?
Colpisce, per fortuna, alcuni settori come formaggi, salumi e pochi altri. La maggior parte dell'agroalimentare italiano non è, ripeto per fortuna, coinvolto. Ma per i settori colpiti è veramente un grosso e serio problema. Quello che io vedo e chiedo è un intervento immediato, poiché oramai è dal 18 ottobre che ogni chilo di formaggio di mucca, di pecora o di altre tipologie di salumi, è colpito da un dazio del 25% che, tendo a sottolineare, è addizionale. Infatti esisteva già un dazio del 15% cui si somma questo e significa un drammatico 40%. E' un disastro dal punto di vista dell'impatto sul consumatore americano. Io spero, mi auguro, che le istituzioni facciano qualcosa, ma non oggi: doveva esser fatto ieri!
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