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24/06/2020

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Rasizza (Openjobmetis): la pandemia ha accelerato la digitalizzazione delle aziende

Cambiano l'idea di lavoro, la sua rappresentazione e la sua organizzazione. Con una responsabilità crescente da parte dei direttori delle risorse umane nel saper cogliere e interpretare al meglio i cambiamenti in corso

La pandemia da COVID-19 ha sicuramente cambiato il panorama del mondo del lavoro, non solo nel nostro Paese. E soprattutto le PMI dovranno iniziare a pensare e ragionare in modo diverso, per poter rispondere alle sfide del futuro. Ne abbiamo parlato con Rosario Rasizza, Amministratore Delegato Openjobmetis e presidente Assosomm (associazione italiana agenzie per il lavoro).

Come le agenzie per il lavoro hanno supportato e affrontato il periodo di lockdown, e la ripartenza?

Con responsabilità, innanzitutto. Pochi giorni dopo l'annuncio del lockdown, per esempio, Openjobmetis contava oltre 17mila lavoratori in somministrazione operativi nel rispetto della sicurezza di ciascuno. Molti di essi hanno supportato l'emergenza sanitaria e hanno contribuito a evitare il blocco di intere filiere produttive. Mi riferisco alle persone impegnate nel settore ospedaliero e dell'assistenza familiare e domiciliare, e alle persone che hanno lavorato nella filiera agroalimentare, per garantire i beni di prima necessità.
I lavoratori in somministrazione che, invece, si sono dovuti fermare, hanno tutti ricevuto la Cassa Integrazione.

Le aziende del comparto, infatti, grazie all'uso del nostro Fondo bilaterale, sono riuscite ad anticipare l'assegno. Potremmo dire, quindi: somministrazione batte Inps, uno a zero.
Le Agenzie per il Lavoro, che pure non avevano mai interrotto l'erogazione dei propri servizi per aziende e lavoratori grazie a una rapidissima riorganizzazione in forma virtuale, dal 18 maggio sono entrate in Fase 2.
Openjobmetis ha investito per garantire la sicurezza dei propri dipendenti e per poter ripartire con la maggior serenità e determinazione possibile. La stessa determinazione che mi ha aiutato a guarire dal virus e superare momenti drammatici, in particolare quelli che mi hanno costretto alla degenza ospedaliera. Proprio dall'intensa esperienza della malattia ho ricavato un insegnamento importantissimo: anche nei momenti più difficili bisogna sempre trovare la forza di andare avanti e saper scorgere le opportunità nascoste dietro agli ostacoli. A maggio, Openjobmetis ha registrato quasi duemila assunzioni in più rispetto al mese precedente: un dato decisamente incoraggiante.



Quali sono gli impatti della pandemia sul futuro del lavoro e della gestione delle risorse umane?

Oltre l'abitudine a indossare una mascherina o a utilizzare il gel, cambiano l'idea di lavoro, la sua rappresentazione e la sua organizzazione. Con una responsabilità crescente da parte dei direttori delle risorse umane nel saper cogliere e interpretare al meglio i cambiamenti in corso, a partire dall'utilizzo di modalità di lavoro più flessibili, come lo smartworking.
Una ricerca realizzata dalla nostra società controllata HC ha evidenziato come la maggior parte delle aziende intendano proseguire lo smartworking anche in futuro. Un cambiamento questo che suggerisce inevitabilmente approcci e stimoli diversi nelle relazioni dipendenti-dipendenti, e responsabili-dipendenti. Sullo sfondo di queste relazioni mutevoli si rafforza ulteriormente la necessità di individuare e condividere percorsi di aggiornamento e formazione permanenti in cui le skills digitali rappresenteranno una prerogativa nella crescita professionale individuale, e quindi aziendale.




In base a ciò che vedevate prima della pandemia e quello che osservate oggi, quali sono e saranno i profili professionali più richiesti dalle aziende?

L'emergenza ha avuto l'effetto di accelerare per necessità il processo di digitalizzazione delle aziende, un processo che sul breve periodo si concretizza nella revisione della struttura utile a garantire l'operatività anche da remoto, in una parola, lo smartworking. Ma che in futuro coinvolgerà con ancor più urgenza anche la comunicazione interna, il dialogo con clienti e fornitori, i canali di vendita online e l'infrastruttura informatica più in generale.
Una direzione che richiama naturalmente gli specialisti con competenze digitali avanzate ai quali si affiancano profili per così dire più tradizionali, come gli esperti di controllo di gestione. Per quanto riguarda il settore dell'assistenza familiare e domiciliare, ci siamo trovati a gestire una crescente domanda di badanti per i quali prevediamo un auspicato e progressivo percorso di riconoscimento professionale e normativo, con un incremento dei contratti regolari.




Quali sono le nuove sfide per le PMI nell'attuale fase di mercato?

Partiamo dai dati. La Commissione europea prevede una contrazione del PIL del 9.5% in Italia nel corso dell'anno. La gestione dell'attuale fase di mercato non può prescindere da questa consapevolezza. Soprattutto per quelle imprese, di piccole e medie dimensione, che stanno affrontando con ancora maggiori criticità la diminuzione del proprio patrimonio e la conseguente crisi di liquidità.
Alle riflessioni che riguardano la valutazione di adeguati strumenti di finanziamento delle PMI si accompagnano quelle relative alle riorganizzazioni aziendali. All'interno del processo di ripensamento infatti, può diventare strategico un approccio che cerchi di valorizzare le sinergie tra società diverse, ma con attività affini, per proporre gruppi ad alta specializzazione e a sufficiente capitalizzazione che possano competere anche in questa fase nel proprio mercato di riferimento.
 


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