Italia bocciata in crisis management - Recensione del libro "Lo stato in crisi - Pandemia, caos e domande per il futuro"
La pandemia da COVID-19 ha messo in luce tutte le carenze e l'impreparazione nella gestione di una emergenza sociale, sanitaria ed economica, che avrebbe dovuto esser affrontata con ben altri criteri
Aziende e comunicatori sono avvezzi a confrontarsi su come prevenire, gestire e porre rimedio ai danni reputazionali causati da una crisi. Fiumi di inchiostro sono stati versati, convegni e libri hanno arricchito la riflessione teorica e pratica sul tema.
Ora, ad un anno dallo scoppio della pandemia, esce "Lo stato in crisi. Pandemia, caos e domande per il futuro", a cura di Patrick Trancu, edito da FrancoAngeli.

Siamo innanzi ad un libro destinato a far discutere per l'ampiezza dei contributi (ben 35, tutti esperti del tema) e per la profonda analisi di fatti che tutti noi abbiamo seguito e, per certi versi subito.
La ricostruzione proposta parte da una analisi di cosa s'intenda per crisi e come è stata teorizzata, sempre con riferimento ad aziende. Poi si passa ad una disamina della disciplina normativa, a dire il vero non particolarmente ricca. Segno di una scarsa attenzione alla prevenzione e alla successiva gestione.
Poi, e questa è la parte anche politica del testo, si entra nella vicenda COVID-19, ricostruendo momento per momento l'evoluzione della gestione da parte dei diversi organismi e comitati creati dalla cabina di regia governativa per fronteggiare la crisi.
Nel testo sono sollevate diverse domande, tra cui come è stata gestita la comunicazione, l'uso che ne è stato fatto anche a fini politici di accrescimento del consenso. E poi l'adeguatezza della comunicazione sanitaria, il contrasto, inevitabile, tra opinioni diverse manifestatesi in seno alla comunità scientifica. La spettacolarizzazione, spesso, del confronto.
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