22/03/2023

editoriale

BCE e UE vogliono la recessione?

 Sono passati tre anni, era il 12 marzo 2020, la signora Lagarde al suo insediamento post Draghi fece crollare le borse dicendo la famosa frase: "la BCE non è qui per chiudere gli spread". Il giorno dopo, nelle segrete stanze, qualcuno la prende per un orecchio e fa marcia indietro. In molti pensano, ma non dicono, che sia inadeguata al ruolo.

Passiamo al 2022. L'inflazione sale vertiginosamente in tutto il mondo per vari motivi, tra cui una forte speculazione sulle materie prime e la guerra in Ucraina, e sempre Lagarde inizia una furiosa escalation sui tassi di interesse, che intende proseguire anche nel 2023. L'effetto è una immediata contrazione del credito per imprese e famiglie, messe già in crisi dall'inflazione, e che si stavano riprendendo dalla pandemia. Abbattere i consumi per raffreddare l'inflazione è la ricetta che anche la FED americana ha adottato, ma la loro economia è profondamente diversa dalla nostra.

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Adesso poi che l'inflazione sta scendendo più o meno vistosamente a seconda del Paese, che senso ha continuare con i rialzi dei tassi annunciati? Fin dove vorrà spingersi la BCE: vuole la recessione a tutti i costi? Va bene che questo fa la felicità dei falchi del Nord, banche e fondi pensione in primis, ma dell'economia reale non importa a nessuno? Un esempio lampante è dato dal nostro mercato immobiliare, che a causa dell'aumento dei tassi è crollato nell'ultimo trimestre dello scorso anno. E per quest'anno le previsioni non sono certo rosee. Le rate dei mutui (+52% in 14 mesi) sempre più alte costringeranno molte famiglie a dover rinunciare alla casa che stanno già pagando, costringendole al pignoramento. Senza contare il problema del caro bollette, che tutti stiamo sperimentando, e la nuova direttiva europea sull'efficientamento energetico delle abitazioni, che sarà un salasso. Eppure l'immobiliare residenziale era un mercato che si era ripreso bene dalla pandemia, e che con le misure fiscali governative aveva contribuito non poco alla ripresa negli ultimi due anni. Ma si è deciso di incenerirlo.  Giova ricordare che l'Italia è l'unico Paese in Europa in cui i salari negli ultimi 30 anni anziché aumentare sono diminuiti, e con loro il relativo potere di acquisto. Pochi potranno permettersi le folli richieste della UE nel suo furore green, tra auto elettriche e cappotti termici.

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Infine, inflazione più aumento dei tassi creano disoccupazione, poiché le imprese non possono aumentare più di tanto i prezzi di vendita per non andare fuori mercato, quindi vedono da vicino lo spettro della chiusura o la scelta della delocalizzazione per sopravvivere. Abbiamo di fronte uno scenario di impoverimento industriale, tutto a vantaggio delle multinazionali straniere, cui il credito non manca mai. E' questo quello che vogliono BCE e UE?



Claudio Gandolfo


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