Editoriale
Un nome non fa da garante
Tiene straordinariamente banco la questione delle prossime elezioni europee.
Ma invece di parlare di programmi e politiche, si parla di spartizioni di poltrone, o meglio, di posti all'interno delle liste.
Già di per se è qualcosa di inquietante, nel senso che si cercano voti ma non a fronte di idee, ma di nomi che molto spesso si tratta di primari personaggi legati ai partiti.
Nessuno si preoccupa che poi gli "eletti" debbano stazionare al Parlamento, prendere delle decisioni ed essere componenti delle varie commissioni.
Come se la "cosa comune" sia un orpello, temo anche fastidioso, rispetto alla poltrona, allo stipendio e al potere.
Come se non bastasse, l'idea più originale è quella di accompagnare al simbolo il nome del segretario: che novità!
Nessuno che indica lo schieramento europeo a cui afferisce, ma soprattutto programmi.
Ovviamente in nome e per precura del "popolo", dei cittadini e delle imprese.
Sicuramente.