L'inconsistenza dell'Unione
L'Europa conta ancora qualcosa?
A giudicare dall'ultimo vertice ristretto sull'Ucraina, tenutosi a Parigi il 17 febbraio, la risposta sembrerebbe un sonoro "no".
In quella che doveva essere una dimostrazione di forza e unità del Vecchio Continente, il presidente francese Emmanuel Macron ha invece orchestrato un vero e proprio harakiri diplomatico.
Immaginate la scena: un gruppo selezionato di leader europei, riuniti nella Ville Lumière per discutere del futuro dell'Ucraina, mentre il resto del mondo - Stati Uniti e Russia in testa - si prepara a negoziare a Riad.
Un tentativo disperato di rimanere rilevanti sulla scena internazionale? Forse.
Ma il risultato è stato un fiasco spettacolare, degno di una commedia dell'assurdo.
Il vertice ha messo in luce non solo le profonde divisioni tra i paesi partecipanti, ma ha anche evidenziato l'irrilevanza delle istituzioni europee.
Pensate: solo 7 dei 27 stati membri dell'UE erano presenti, con la Danimarca che si è ritrovata improvvisamente a rappresentare gli interessi dei paesi baltici.
E Ursula von der Leyen e Antonio Costa? Presenti, ma ridotti al ruolo di comparse. Ma perché farsi male da soli?
Ma il vero capolavoro di questa farsa è stato il dibattito sugli Eurobond. La proposta franco-italiana di emettere debito comune per finanziare il riarmo è stata accolta con lo stesso entusiasmo di chi propone di mangiare un minestrone a una festa di compleanno.
Il risultato? Un nulla di fatto che getta ombre inquietanti sul futuro delle emissioni di debito UE post-2026.
E qui arriviamo al nocciolo della questione: se l'Unione Europea non esiste nei fatti, che senso ha acquistare il suo debito?
Sarebbe come investire in bond emessi dal Monopoly. La credibilità dell'UE sui mercati finanziari, già traballante, rischia di crollare definitivamente.
Il vertice di Parigi non ha solo fallito nel suo intento originale, ma ha anche inferto un colpo potenzialmente fatale alla percezione dell'UE come entità coesa e funzionante.
I leader europei, nel loro maldestro tentativo di mostrarsi rilevanti, hanno invece certificato la loro irrilevanza.
Insomma, se prima c'erano dubbi sull'efficacia dell'Unione Europea, ora abbiamo la certezza della sua inconsistenza e non si vede, francamente, un modo per uscire da questa empasse.
Il vertice di Parigi passerà alla storia non come il momento in cui l'Europa ha mostrato i muscoli, ma come quello in cui ha rivelato al mondo intero la propria debolezza.
E mentre il resto del mondo va avanti, l'Europa rimane ferma, intrappolata in un limbo di indecisione e divisioni.
La domanda non è più se l'Europa conti ancora qualcosa, ma se esista ancora qualcosa che si possa chiamare Europa.