Amundi: investire fuori USA nell'economia globale che cambia rotta
Mortier, Defend (Amundi): le analisi su crescita, inflazione e politiche centrali delineano percorsi d'investimento globali
Il riassetto dell'economia globale e dei mercati finanziari richiede un approccio attento da parte di analisti e investitori. L'orientamento degli Stati Uniti in tema di commercio e relazioni internazionali indica cambiamenti strutturali duraturi. L'incertezza politica crea un contesto complesso per l'economia e i mercati. Tuttavia, Amundi intravede anche opportunità legate ai prezzi degli asset. Nonostante l'elevata incertezza e le prospettive di crescita moderate, le principali economie e le imprese mostrano resilienza. Il quadro globale rimane positivo per i mercati del credito e non si prevede una recessione degli utili societari.

"I mercati obbligazionari governativi sono scossi dalla minaccia di un aumento dei livelli di indebitamento e dai timori di un'inflazione in crescita, che mantengono alta la volatilità. Gli investitori richiederanno probabilmente premi di rischio più elevati per le obbligazioni a lungo termine, i cui rendimenti dovrebbero diventare più interessanti. La strategia vincente consisterà nel diversificare gli investimenti fuori dagli Stati Uniti e orientarsi verso le obbligazioni europee e dei mercati emergenti", ha dichiarato Vincent Mortier, Group CIO di Amundi.
"Nonostante l'imprevedibilità delle decisioni politiche, la resilienza delle imprese, il riorientamento delle catene di approvvigionamento e i previsti tagli dei tassi da parte delle banche centrali creeranno opportunità nei mercati azionari globali. Ci stiamo concentrando su temi come la spesa europea per la difesa, la deregolamentazione negli Stati Uniti, la riforma della corporate governance in Giappone e l'iniziativa "Make in India"", ha aggiunto Monica Defend, Head of Amundi Investment Institute.
Lo scenario centrale delineato da Amundi prevede una crescita debole accompagnata da pressioni inflazionistiche. Le previsioni di crescita globale sono state riviste al ribasso dall'inizio del 2025, e l'incertezza sui dazi commerciali statunitensi è destinata a persistere. I dazi dovrebbero frenare la crescita più che stimolare l'inflazione, portando a un aumento dei tassi di interesse reali.
Nello scenario centrale, si prevede che l'incertezza politica si ridurrà gradualmente nel tempo, consentendo un riassetto più ordinato delle catene di approvvigionamento. Si stima che il tasso medio dei dazi statunitensi rimarrà superiore di circa 15 punti percentuali rispetto al livello precedente all'attuale amministrazione. La crescita globale rallenterà, ma senza una significativa battuta d'arresto.
- La stima attuale prevede una crescita globale del 2,9% nel 2025 e del 2,8% nel 2026;
- Nei prossimi due anni, si stima un aumento del PIL intorno all'1,3% nei mercati sviluppati e al 3,9% nei mercati emergenti;
- Nei prossimi mesi, il divario di crescita tra mercati emergenti e sviluppati dovrebbe stabilizzarsi leggermente al di sopra della media storica.
Mentre il trend disinflazionistico continua, in particolare in Europa, negli Stati Uniti il rischio di inflazione è in aumento. L'economia statunitense è attesa rallentare sotto il suo potenziale, raggiungendo l'1,6% nel biennio 2025-2026, rispetto a quasi il 3% del 2023-24. Questa decelerazione, unita all'incertezza e ai dazi, indebolirà la domanda. Ciò potrebbe causare perdite economiche e una ripresa temporanea dell'inflazione, con possibili effetti sui margini aziendali. Le misure fiscali e la deregolamentazione offriranno un sollievo limitato. La legge di bilancio statunitense solleva preoccupazioni per l'aumento del debito, stimato tra i 3.000 e i 5.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio, e per la contrazione dei consumi aggregati. Si prevede che il deficit statunitense si avvicinerà al 6,5% nel 2025.

Considerando il previsto rallentamento, la Fed dovrebbe tagliare i tassi di riferimento tre volte nella seconda metà del 2025, arrivando al 3,50% entro la fine dell'anno.
In Europa, nonostante l'impatto dello shock commerciale, si osservano segnali positivi. Un potenziale mix crescita/inflazione più favorevole, la creazione di nuove alleanze commerciali, tassi di interesse più bassi e un euro più forte dovrebbero favorire una ripresa graduale della domanda interna e del credito privato. La BCE dovrebbe tagliare i tassi due volte per raggiungere l'1,50% entro fine 2025, ponendo un limite minimo alla crescita. Si stima un PIL vicino allo 0,8% nel 2025 e nel 2026, sia nell'Eurozona che nel Regno Unito. L'attrattiva dell'Europa emerge inoltre come tema strutturale, grazie a maggiore stabilità, riforme, investimenti futuri e un euro più forte.
I mercati emergenti beneficiano di un andamento positivo generale per crescita e inflazione, politiche monetarie accomodanti e una classe media in espansione. Il declino dell'eccezionalità economica degli Stati Uniti e l'indebolimento del dollaro Usa aumentano la loro attrattiva. Sebbene i dazi settoriali rappresentino un rischio, stimolano anche lo sviluppo di catene di approvvigionamento localizzate. L'India e i paesi dell'ASEAN sono visti come i principali beneficiari di questi cambiamenti strutturali e motori della crescita. Nel 2025 e 2026 si prevede un aumento del PIL del 6,6% e 6,4% per l'India, e del 4,3% e 3,9% per la Cina.
Esistono anche scenari alternativi. Uno scenario più pessimistico potrebbe derivare da un contesto stagflazionistico, innescato da eventi geopolitici o decisioni politiche sfavorevoli, come un'escalation della guerra commerciale o una crescita inferiore e un deficit più elevato negli Stati Uniti. Uno scenario più ottimistico richiederebbe politiche e dinamiche a sostegno della disinflazione, accompagnate da un aumento della produttività.
Per gli investimenti, uno scenario di fine ciclo appare il più probabile, suggerendo una posizione leggermente favorevole al rischio. Tuttavia, l'asset allocation deve considerare la maggiore probabilità di scenari alternativi più polarizzati, legati a rischi geopolitici e inflazionistici elevati e al cambiamento delle correlazioni tra dollaro Usa, azioni e obbligazioni. Una delle convinzioni principali è il previsto ulteriore irripidimento delle curve dei rendimenti, causato dall'aumento del rischio fiscale, dalle abbondanti emissioni obbligazionarie e dalla volatilità dei tassi. La crescita degli utili è prevista rallentare al 6%, ma non si attende una recessione degli utili. La strategia di asset allocation dinamica di Amundi punta a cogliere opportunità e resistere ai rischi, con un approccio azionario diversificato, gestione tattica della duration e della posizione sulla curva del reddito fisso, diversificazione in titoli domestici resilienti per area geografica e coperture rafforzate. Nel comparto valutario, lo Yen giapponese e l'Euro si distinguono positivamente, mentre il Franco svizzero appare caro. Le valute scandinave e il Dollaro australiano sembrano relativamente più interessanti.
- Reddito fisso: Si prevedono curve dei rendimenti più ripide e volatilità dei tassi. L'approccio è flessibile, con diversificazione fuori dagli Stati Uniti sui mercati globali;
- Sono privilegiati i titoli di Stato europei e dei mercati emergenti, che potrebbero beneficiare di un buon mix di crescita/inflazione e dell'indebolimento del dollaro Usa;
Si adotta un approccio tattico alla duration;
Nel credito, si privilegia l'investment grade di alta qualità, con preferenza per l'investment grade europeo rispetto a quello statunitense;
Si mantiene una posizione neutrale sull'high yield, poiché gli spread potrebbero ampliarsi verso fine anno;
A livello settoriale, si apprezzano il finanziario e il credito subordinato;
Il debito subordinato bancario potrebbe essere uno dei segmenti più interessanti.
- Azioni: Proseguirà una rotazione sfavorevole al mercato statunitense;
Le azioni dei mercati sviluppati dovrebbero generare rendimenti bassi a una cifra nel secondo semestre;
Sono privilegiate le azioni globali, con attenzione a valutazioni, solidità dei margini e selezione settoriale basata su temi come la difesa e le infrastrutture in Europa, l'intelligenza artificiale e la deregolamentazione negli Stati Uniti, la riforma della corporate governance in Giappone e il programma "Make in India";
Si è positivi sulle mid cap europee, sugli indici statunitensi equal weighted e sulle azioni giapponesi ad alto dividendo;
A livello settoriale, si privilegia un mix di titoli ciclici e difensivi, dando priorità ai settori domestici e orientati ai servizi;
Sono preferiti i finanziari e i servizi di comunicazione rispetto all'energia e ai materiali, con le utility come copertura.
- Mercati emergenti: Gli asset dei mercati emergenti dovrebbero mostrare un momentum positivo nella seconda metà dell'anno;
Si è positivi sulle obbligazioni dei mercati emergenti, sia in valuta forte che locale, in quanto offrono rendimenti superiori a quelli dei mercati sviluppati e protezione dalla crescente volatilità dei rendimenti dei Treasury Usa;
Le azioni dei mercati emergenti sono ben posizionate per beneficiare dei cambiamenti strutturali nei paesi che si adattano al riallineamento economico globale;
L'attenzione è rivolta ai settori resilienti e orientati al mercato interno, alla difesa e all'IT.
- Diversificazione e coperture: Il rischio di inflazione (stagflazione o iperinflazione), la debolezza del dollaro Usa e il mutamento delle correlazioni appaiono tendenze di lungo periodo che richiedono misure di copertura;
Oro e materie prime sono considerate buone coperture contro i rischi di inflazione;
Infrastrutture e debito privato forniscono flussi di cassa stabili;
Nei mercati privati, la selettività è cruciale dati i notevoli afflussi di capitali;
La diversificazione valutaria è importante, in particolare per chi non investe in dollari Usa.