Petrolio, gas e non solo: cosa cambia con l'escalation Israele-Iran | BusinessCommunity.it
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25/06/2025

economia

Petrolio, gas e non solo: cosa cambia con l'escalation Israele-Iran

Secondo il Commodity team di Neuberger Berman, questo scenario di domanda solida e scorte relativamente basse rende il mercato particolarmente sensibile a qualsiasi shock dal lato dell'offerta

Il recente inasprimento delle tensioni in Medio Oriente ha avuto un impatto immediato e marcato sui mercati delle materie prime. Venerdì, il prezzo del petrolio Brent ha registrato un balzo repentino, superando il 6% nei primi scambi. Questo movimento è tra i più significativi osservati in una singola giornata da quando è scoppiato il conflitto tra Russia e Ucraina. Un'impennata che sottolinea la profonda inquietudine del mercato riguardo a possibili interruzioni nelle forniture da quella che è considerata la regione energetica più cruciale al mondo. Ciononostante, i prezzi del greggio hanno mostrato un parziale arretramento nel corso della giornata, man mano che emergevano informazioni che suggerivano una potenziale risposta più misurata da parte dell'Iran. La volatilità è comunque rimasta molto alta, e i premi per il rischio legati alla situazione geopolitica hanno segnato un netto aumento. Anche i mercati del gas naturale hanno reagito in modo evidente. I prezzi del gas in Europa, in particolare, si sono mantenuti elevati, riflettendo la crescente preoccupazione per eventuali interruzioni nelle forniture di GNL (Gas Naturale Liquefatto). Nonostante l'Europa abbia migliorato la propria capacità di stoccaggio e abbia diversificato le fonti di approvvigionamento negli ultimi anni, rimane molto vulnerabile a qualsiasi minaccia diretta ai flussi provenienti dai principali produttori del Golfo, come il Qatar, o a un incremento dei rischi per la navigazione attraverso lo Stretto di Hormuz.

L'oro, come spesso accade nei momenti di incertezza, ha confermato il suo ruolo di bene rifugio per eccellenza. Il suo prezzo è salito di oltre il 2% dall'inizio della crisi, con gli investitori che cercavano attivamente un riparo dalla turbolenza geopolitica. La domanda fondamentale che ora si pongono gli operatori di mercato è quale sarà la prossima mossa e quali forniture energetiche sono realmente a rischio. L'Iran è un attore di peso nel mercato petrolifero globale. Le sue esportazioni di greggio si attestano in media intorno a 1,5 milioni di barili al giorno di recente. La maggior parte di questo volume è destinata all'Asia, con la Cina che rappresenta il principale acquirente. La principale struttura di esportazione iraniana si trova sull'isola di Kharg, un sito che appare particolarmente esposto a potenziali attacchi aerei o missilistici. Se Israele decidesse di colpire Kharg, una parte significativa delle esportazioni iraniane potrebbe essere fermata, almeno temporaneamente. Questo eliminerebbe dal mercato una fonte di approvvigionamento non trascurabile, che negli ultimi mesi ha contribuito a mantenere un certo equilibrio.

Però, l'Iran dispone di diverse opzioni per mettere in atto una ritorsione. Potrebbe scegliere di limitare le forniture dal Medio Oriente in modo diretto o indiretto. Ciò potrebbe avvenire prendendo di mira le infrastrutture energetiche di paesi vicini o utilizzando gruppi alleati per causare interruzioni nei flussi regionali. Il rischio più serio e di vasta portata rimane indubbiamente lo Stretto di Hormuz. Si stima che ogni giorno circa il 20% del petrolio mondiale e una quota considerevole di GNL transitino per questo passaggio strategico. Nondimeno, una chiusura completa dello Stretto è considerata improbabile. La maggior parte del petrolio e del GNL che passano per Hormuz è diretta ai mercati asiatici, in particolare alla Cina. La Cina è un partner strategico fondamentale per l'Iran, e interrompere questi flussi danneggerebbe seriamente gli interessi economici iraniani, rischiando al contempo di compromettere relazioni diplomatiche cruciali. È più plausibile, invece, che l'Iran ricorra a tattiche mirate a creare incertezza e ad aumentare la volatilità del mercato. Queste potrebbero includere azioni come danneggiamenti mirati a navi, sabotaggi o l'innalzamento dei costi assicurativi per le rotte che attraversano lo Stretto, senza però arrivare a una chiusura totale.

L'infrastruttura energetica regionale nel suo complesso rappresenta un punto di vulnerabilità notevole. Sia l'Iran che i suoi vicini nel Golfo possiedono giacimenti petroliferi vitali, raffinerie e terminali di esportazione che rientrano nella portata di un'azione militare. Un attacco ben piazzato contro una qualsiasi di queste risorse chiave - che sia tramite missili, sabotaggio fisico o mezzi informatici - potrebbe interrompere rapidamente la produzione o l'esportazione di milioni di barili al giorno. Per quanto riguarda il mercato del gas, come accennato, il miglioramento delle scorte e la diversificazione delle importazioni di GNL in Europa offrono una certa protezione, con tutto ciò qualsiasi interruzione dei flussi di GNL dal Qatar che transitano attraverso il Golfo Persico avrebbe ripercussioni a livello globale, forzando Europa e Asia a una competizione ancora più intensa per accaparrarsi i carichi disponibili sul mercato spot.


Sul fronte dell'offerta e della domanda globale di petrolio, la politica dell'OPEC+ riveste un'importanza centrale per le prospettive future del mercato. Il gruppo di paesi produttori ha saputo gestire la produzione con l'obiettivo principale di stabilizzare i prezzi. La recente decisione di revocare gradualmente alcuni tagli volontari ha contribuito a mantenere il mercato in una condizione di relativo equilibrio e a garantire una certa disciplina tra i paesi produttori. Se i barili di petrolio iraniano dovessero uscire dal mercato a causa delle tensioni, la capacità di riserva disponibile a livello regionale potrebbe esaurirsi molto velocemente. La capacità di riserva complessiva dell'OPEC+ è stimata in circa 3-4 milioni di barili al giorno. è probabile che questa cifra sia addirittura inferiore oggi, considerando i tagli alla produzione implementati di recente. Ma la maggior parte di questa capacità è concentrata solo in un piccolo numero di paesi membri. Un'eventuale intensificazione del conflitto, che portasse a un'interruzione su larga scala delle forniture regionali, supererebbe rapidamente questo cuscinetto di sicurezza e farebbe lievitare i prezzi in modo significativo. Allo stesso tempo, la domanda globale di petrolio si presenta robusta. I rischi legati ai dazi sembrano diminuire, la stagione estiva, tradizionalmente legata a un aumento dei viaggi e dell'uso delle automobili, è in arrivo, e le scorte di greggio in molte regioni del mondo si trovano al di sotto delle medie storiche. Questo scenario di domanda solida e scorte relativamente basse rende il mercato particolarmente sensibile a qualsiasi shock dal lato dell'offerta.


Commodity team di Neuberger Berman

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