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16/07/2025

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Commercio marittimo: dazi e geopolitica ridisegnano le rotte globali

Deandreis (SRM): nuove sfide per lo shipping globale con protezionismo e dazi, ma il Mediterraneo mantiene la sua centralità

Il commercio marittimo globale mostra una crescita resiliente, nonostante le crescenti tensioni geopolitiche e l'introduzione di nuovi dazi commerciali. È quanto emerge dal dodicesimo Rapporto Annuale Italian Maritime Economy 2025 di SRM, il centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo, presentato a Napoli. L'analisi si concentra sugli impatti del protezionismo sullo shipping globale e sui modelli portuali, evidenziando la centralità del Mediterraneo tra intermodalità e sostenibilità.
Le previsioni indicano un aumento del commercio via mare del 2,1% nel 2024, raggiungendo 12,6 miliardi di tonnellate. La crescita è attesa anche per i prossimi anni, con un intervallo stimato tra lo 0,2% nel 2025 e l'1,5% nel 2026, a dimostrazione della capacità del settore di superare le incertezze globali. In questo scenario, il Mediterraneo consolida la sua rilevanza strategica: i 25 principali porti della regione hanno movimentato 62 milioni di TEU lo scorso anno, registrando un incremento del 5,1%. Le tensioni geopolitiche hanno influenzato le geografie dei traffici, favorendo rotte alternative come quella per il Capo di Buona Speranza.

L'Italia si conferma protagonista nello Short Sea Shipping, il traffico marittimo a corto raggio. Nel Mediterraneo questo segmento ha toccato il valore più alto di sempre, con quasi 628 milioni di tonnellate movimentate a livello europeo. L'Italia detiene la leadership in Europa, con 302 milioni di tonnellate. Il Canale di Suez ha visto una riduzione significativa dei transiti medi giornalieri tra gennaio e maggio 2025, con un calo del 18% in volume rispetto al 2024 e del 70% rispetto al 2023. Tuttavia, si osserva una ripresa graduale dei passaggi da parte di alcune compagnie di navigazione.

Il panorama economico mondiale sta passando da una fase di globalizzazione a una di regionalizzazione. Le crisi geopolitiche e l'imposizione di dazi spingono le aziende a riorganizzare le proprie catene di approvvigionamento. Il declino degli scambi commerciali tra Stati Uniti e Cina sta causando una deviazione significativa delle rotte commerciali, con una crescita delle rotte regionali. La ricerca di vie alternative di transito è alimentata dal timore di un disaccoppiamento tra le principali economie globali. Gli Stati Uniti promuovono il corridoio IMEC, noto anche come Via del Cotone, che dall'India raggiunge il Mediterraneo attraverso la penisola arabica, proponendosi come alternativa alla Via della Seta cinese. Si stima che questo corridoio possa intercettare fino a 170-200 miliardi di euro di interscambio commerciale da e verso l'Unione Europea.

Questi cambiamenti hanno già modificato gli assetti commerciali globali: nel 2023, la Cina ha perso la sua posizione di primo esportatore negli Stati Uniti, un primato mantenuto per 17 anni. Negli ultimi dieci anni, l'import cinese dagli USA è diminuito del 9%. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato principalmente dal Messico. I porti rivestono un ruolo sempre più cruciale come hub energetici, fungendo da terminali per pipeline e centri di produzione di energie rinnovabili. Gli armatori investono costantemente in carburanti alternativi: il Gas Naturale Liquefatto (GNL) è la scelta principale con il 36,8%, ma la quota del metanolo è in crescita.


L'Italia è riconosciuta come una delle economie più aperte al mondo, con un'incidenza del rapporto export + import/PIL pari al 54,3% nel 2024. Gli Stati Uniti rappresentano il primo partner commerciale per l'export italiano, con 37,4 miliardi di euro, e il secondo mercato di import, dopo la Cina, con 10,6 miliardi di euro. I porti italiani hanno dimostrato grande resilienza, movimentando 481 milioni di tonnellate di merci, con una crescita dello 0,7%. Il mercato dei container ha performato in modo significativo, con 11,7 milioni di TEU e un incremento del 6,5%. Tutte le principali alleanze dei grandi carriers container hanno mantenuto i porti italiani nei loro servizi.


Per potenziare la competitività dei porti italiani e attirare nuovi traffici, è indispensabile proseguire gli investimenti in intermodalità e modelli green. Il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2025 ha individuato progetti per 12,5 miliardi di euro in questo ambito. SRM ha realizzato il rapporto nell'ambito del Partenariato Esteso "NEST - Network 4 Energy Sustainable Transition", analizzando anche gli stretti mondiali, l'introduzione dei dazi e le frontiere della sostenibilità e dell'intermodalità mare-ferro. Il rapporto ha incluso saggi di analisti internazionali su transizione energetica, carbon neutrality e carburanti alternativi, con approfondimenti sul trasporto intermodale mare-ferro tramite casi studio su Genova, Trieste e La Spezia.


Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato l'impegno del gruppo: Siamo la prima banca anche in quest'area del Paese - come dimostra il forte impegno in termini di erogazione del credito alle nostre imprese e famiglie clienti in questi territori che nel primo trimestre di quest'anno è stato pari a circa 2 miliardi di euro - e vogliamo essere in prima fila nel sostenere il grande potenziale dell'economia italiana nel Mezzogiorno, oltre che tutto il cluster marittimo nell'affrontare le sfide che lo attendono. Ha inoltre evidenziato l'orgoglio per il centro studi SRM e il supporto alla ZES Unica per il Mezzogiorno e alle Zone Logistiche Semplificate per il centro nord, per le quali il gruppo ha destinato un plafond di 10 miliardi di euro. Le linee di credito accordate al settore marittimo dalla Divisione IMI CIB superano i 6,7 miliardi di euro a livello nazionale, con oltre 3 miliardi di euro dedicati allo shipping (merci e passeggeri) e altrettanto alle costruzioni navali.


Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM, ha dichiarato: Siamo orgogliosi di un Rapporto che offre un quadro completo della portualità, dello shipping e della logistica nel più ampio contesto del Mediterraneo e internazionale. L'import-export mondiale e i prodotti energetici viaggiano via nave e l'economia marittima rappresenta una lente attraverso cui analizzare le tensioni geopolitiche, i dazi e il loro impatto. Ha evidenziato come il settore generi 65 miliardi di valore aggiunto diretto e sia un pilastro per l'export italiano, sottolineando la resilienza di armatori e infrastrutture e la necessità di puntare su sostenibilità, intermodalità e valorizzazione dei porti come hub energetici.


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