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16/07/2025

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Investimenti in efficienza energetica in Italia: il calo del 2024 frena gli obiettivi UE

Frattini (Politecnico di Milano): l'Energy Efficiency Report 2025 evidenzia che si sta compromettendo il raggiungimento dei target europei

L'Italia si posiziona al quinto posto in Europa per efficienza energetica, vantando nel 2024 un Energy Intensity Index - il rapporto tra consumo lordo di energia e PIL (Prodotto Interno Lordo) - migliore del 16% rispetto alla media dell'Unione Europea. Nonostante una riduzione dell'8% nei consumi residenziali pro capite rispetto all'anno precedente, il Paese ha perso una posizione rispetto al 2022, mentre nazioni come Germania, Francia e Spagna hanno migliorato la loro performance tra il 2014 e il 2023. Gli investimenti in efficienza energetica sono stimati tra i 58 e i 66 miliardi di euro per il 2024, un netto calo rispetto ai 75-85 miliardi del 2023. Circa la metà di questi capitali resta concentrata nel settore residenziale, nonostante le modifiche al Superbonus abbiano ridotto gli incentivi. Per allinearsi pienamente agli ambiziosi obiettivi energetici europei, l'Italia dovrebbe puntare a una riduzione dei consumi finali di energia a 93 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) entro il 2030, un traguardo ritenuto poco realistico con le sole misure attuali. Lo scenario più ambizioso prevede anche un incremento degli investimenti fino a 308 miliardi di euro entro lo stesso anno. Questi dati emergono dall'Energy Efficiency Report 2025, elaborato dall'Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato di recente.

«Secondo le nostre stime, tra il 2024 e il 2030 gli investimenti cumulati in efficienza energetica dovrebbero superare i 240 miliardi di euro negli scenari che si prefissano gli obiettivi PNIEC ed UE», commenta Federico Frattini, vicedirettore di Energy&Strategy e direttore scientifico del Report, «soprattutto nel settore residenziale, ma anche nel terziario, cosa che riflette il peso strategico del patrimonio edilizio nella riduzione dei consumi energetici. Questo, però, se verranno potenziate e rese stabili le misure incentivanti, che hanno dimostrato di essere determinanti nel guidare gli interventi: l'incertezza normativa finora ha rappresentato un ostacolo alla pianificazione di lungo periodo, mentre è fondamentale disporre di un quadro duraturo e coerente, capace di mobilitare capitali e accompagnare la transizione energetica nei diversi settori».

Analizzando gli investimenti del 2024, il settore residenziale ha registrato il calo più marcato, passando da 44-49 miliardi di euro nel 2023 a 29-32 miliardi. Altri settori hanno mostrato maggiore stabilità: il comparto industriale ha destinato tra 2,3 e 2,7 miliardi, con una crescita del fotovoltaico (+26%), delle pompe di calore, dell'illuminazione e della sensoristica. Tuttavia, si è notato un rallentamento degli interventi sui processi produttivi e sui sistemi ad aria compressa (rispettivamente -68% e -57%). Le aziende di medie dimensioni si distinguono per dinamicità e diversificazione degli interventi. Anche il settore della PA e del terziario ha subito un lieve calo, destinando circa il 70% delle risorse a interventi per ridurre i fabbisogni termici, piuttosto che integrare sistemi digitali avanzati o tecnologie smart per la gestione dei consumi. Nonostante un aumento degli investimenti del 14% rispetto al 2023, i risparmi si sono limitati al 13%.

Interesse crescente, ma persistono barriere

L'interesse per l'efficienza energetica in Italia è diffuso, ma frammentato. Un'indagine condotta da Energy&Strategy in collaborazione con Doxa tra aprile e giugno 2025 su 2.500 cittadini, ha rivelato che l'87% vive in un alloggio di proprietà (il 60% in appartamento, il 30% in case indipendenti), influenzando la propensione agli investimenti. L'85% del campione ha effettuato almeno un intervento negli ultimi cinque anni, privilegiando soluzioni semplici come sistemi di illuminazione efficienti o smart, elettrodomestici intelligenti e caldaie a condensazione. Tecnologie più complesse come il fotovoltaico, i sistemi di accumulo e la microcogenerazione mostrano una diffusione limitata. Nonostante una generale soddisfazione (65%) e un forte senso di responsabilità nella gestione energetica, rimangono ostacoli significativi, in particolare i costi elevati, le complessità burocratiche e le difficoltà di accesso agli incentivi e al credito.


Un'analoga indagine su 250 imprese, condotta sempre da Energy&Strategy con Doxa, ha mostrato che il 70% ha investito in tecnologie hardware, privilegiando soluzioni accessibili e a rapida implementazione, come l'efficientamento dell'illuminazione e l'autoproduzione di energia (spesso da fotovoltaico). Tecnologie ad alto investimento iniziale o più complesse sono meno esplorate. Le piccole imprese (+22,5%) e le medie imprese (+21,5%) hanno speso proporzionalmente di più, investendo singolarmente il doppio delle grandi aziende. Per i prossimi cinque anni, si prevede maggiore interesse per il fotovoltaico, i sistemi di accumulo, l'illuminazione efficiente, le pompe di calore e i software di gestione energetica. Tra gli ostacoli all'implementazione spiccano i lunghi tempi di ritorno degli investimenti e l'incertezza normativa, seguiti dalla mancanza di competenze tecniche e dalla difficoltà di accesso al capitale.


Per quanto riguarda le pratiche di efficienza organizzativo-comportamentale, la maggior parte delle aziende (53%) le ha già adottate e il 41% prevede di farlo. Le attività principali includono:
- Formazione e sensibilizzazione (40%);
- Ottimizzazione dei consumi (16%);
- Regolazione degli impianti (15%);Purtroppo, il 65% delle aziende non monitora l'andamento di queste iniziative e meno del 15% prevede sistemi di premialità per il personale. «La ?cassetta degli attrezzi' di cui dispone l'Italia è ben fornita», aggiunge Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy, «ma occorre un salto di qualità in termini di visione strategica, stabilità delle regole e semplificazione amministrativa per trasformare le misure esistenti in un volano reale di decarbonizzazione».


Il quadro regolatorio a supporto dell'efficienza energetica si è ampliato significativamente. A livello europeo, il pacchetto "Fit for 55" e la revisione della Direttiva Efficienza Energetica (EED) introducono nuovi obblighi, mentre il Clean Industrial Deal, pubblicato il 26 febbraio 2025 dalla Commissione Europea, propone un piano d'azione per trasformare la decarbonizzazione in un'opportunità di crescita economica. La revisione della EPBD (Energy Performance of Buildings Directive, nota come direttiva Case Green) accelera la riqualificazione del patrimonio edilizio. L'estensione dell'ETS (Emission Trading System, il sistema di scambio di quote di emissione) al settore civile e dei trasporti (ETS2) introduce un costo economico diretto per le emissioni di CO2 per famiglie e imprese.


In Italia, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), rivisto nel 2024, rafforza il ruolo dell'efficienza energetica, pur confermando una dinamica troppo lenta nella riduzione dei consumi. Gli strumenti incentivanti, quali Certificati Bianchi, Conto Termico (incentivi per l'efficienza degli edifici), detrazioni fiscali per l'edilizia (Superbonus, Ecobonus, Bonus Casa) e il nuovo Piano Transizione 5.0 (13,5 miliardi di euro per ridurre i consumi energetici industriali del 5%), sono numerosi ma frammentati. La mancanza di un coordinamento strutturato tra questi meccanismi rischia di ridurne l'efficacia complessiva, generando sovrapposizioni, lacune settoriali e incertezze per gli operatori.


Building automation: potenziale elevato, adozione limitata

I sistemi di automazione degli edifici, o Building Automation and Control Systems (BACS), rappresentano una delle leve tecnologiche più promettenti per ridurre i consumi energetici, specialmente nel comparto non residenziale, dove i tempi di rientro dell'investimento sono più favorevoli. Tuttavia, la loro adozione rimane modesta a causa di barriere culturali, scarsa consapevolezza e mancanza di competenze tecniche. L'aggiornamento della EPBD, che introduce obblighi di installazione di sistemi BACS per impianti termici sopra i 290 kW (e dal 2029 anche sopra i 70 kW), potrebbe rappresentare un punto di svolta. La sfida sarà accompagnare questi obblighi con formazione, supporto tecnico e finanziamento.


Il contributo dell'efficienza organizzativo-comportamentale

Accanto agli investimenti tecnologici, una gestione organizzativa efficace e la diffusione di comportamenti consapevoli assumono un ruolo crescente nell'efficienza energetica. L'Unione Europea e l'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA) riconoscono il potenziale trasformativo di abitudini quotidiane e modelli organizzativi, stimando un contributo del 20-25% ai risparmi globali entro il 2050. Comportamenti virtuosi possono evitare circa 2 gigatonnellate di CO2 entro il 2030. L'indagine di Energy&Strategy ha però rivelato che poco più della metà delle imprese italiane ha adottato queste misure, una minoranza ne monitora gli impatti e meno del 15% prevede premi per il personale legati al raggiungimento di obiettivi energetici.


Scenari evolutivi: la coerenza delle policy è fondamentale

Il Report conclude delineando tre possibili scenari di evoluzione degli investimenti in efficienza energetica al 2030, basati su variabili normative, economiche e sociali:
- Scenario conservativo: si basa sulle sole politiche vigenti e prevede una riduzione limitata dei consumi di energia finale (-0,5 Mtep rispetto al 2022) e investimenti di circa 137 miliardi di euro nel periodo 2024-2030, insufficienti a raggiungere i target europei. - Scenario PNIEC: intermedio, richiede politiche stabili e strutturate. Prevede di ridurre i consumi a 102 Mtep entro il 2030, grazie a misure già attuate o pianificate, e di aumentare gli investimenti fino a circa 243 miliardi di euro tra 2024 e 2030, con un ruolo centrale per i settori residenziale e terziario.


- Scenario obiettivi UE: il più ambizioso, punta a 93 Mtep di consumi finali al 2030, un traguardo che il PNIEC stesso considera irraggiungibile con le sole misure attuali. Gli investimenti dovrebbero salire fino a circa 308 miliardi, trainati dal settore residenziale anche in risposta alla direttiva europea EPBD, irrealizzabile senza adeguati incentivi. Un quadro stabile e coerente, caratterizzato dalla continuità delle misure di supporto, è essenziale per mobilitare i capitali e guidare gli interventi necessari.

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