Nuove professioni al debutto: l'AI ridisegna il lavoro del 2035
Dell'Era (Politecnico di Milano): il futuro del lavoro sarà plasmato dall'AI, con ruoli innovativi e una profonda trasformazione delle competenze
L'Intelligenza Artificiale (AI) sta già automatizzando compiti ripetitivi e migliorando le capacità umane in attività più complesse. Entro il 2035, nell'era delle tecnologie generative, il modo in cui le persone imparano, riflettono e immaginano sarà profondamente rivoluzionato. Questa trasformazione aprirà la strada a nuovi profili professionali, ibridi e altamente specializzati.
La ricerca dell'Osservatorio FUTURES ¦ Sense Making by System Thinking del Politecnico di Milano, parte degli Osservatori Digital Innovation della POLIMI School of Management, ha esplorato questi scenari futuri, identificando le "professioni del domani". Tra queste emergono gli "antroscienziati", figure che combineranno intuizione umana e indagine scientifica per capire come individui e società interagiscono con tecnologie e ambienti, traducendo comportamenti e valori umani in idee per l'innovazione. Ci saranno anche i "symfoodist", ricercatori transdisciplinari che uniranno scienza alimentare, psicologia sensoriale ed etica con l'AI per progettare sistemi nutrizionali che potenzino la creatività e il recupero psicologico. Infine, gli "empathitect", facilitatrici di ecosistemi umani che creeranno ambienti capaci di armonizzare il potenziale individuale con i ritmi collettivi.

La seconda edizione dell'Osservatorio ha approfondito gli approcci pionieristici alla creazione del futuro nell'era delle tecnologie generative. Sono stati identificati futuri "distanti" per i processi aziendali di produzione e assorbimento della conoscenza nel 2035, in particolare nella ricerca (scoperta di opportunità), nell'innovazione (creatività e progettazione), nella gestione delle risorse umane (crescita del capitale umano) e nel people management (benessere e coinvolgimento). Dopo aver analizzato oltre 30 trend su come le tecnologie modificheranno i processi aziendali, 50 professionisti hanno collaborato per progettare 8 futuri alternativi, molti dei quali sovvertono le previsioni attuali.
Claudio Dell'Era, Direttore dell'Osservatorio FUTURES ¦ Sense Making by System Thinking, ha sottolineato l'importanza di tale approccio: "In contesti fortemente volatili, incerti, complessi e ambigui come quelli della società moderna è richiesto a leader, innovatori e organizzazioni di progettare con responsabilità e proattività futuri desiderabili, piuttosto che limitarsi ad adattarsi o reagire adattarsi a futuri emergenti una volta che si sono espressi". Ha aggiunto che con la rapida evoluzione della società, la volatilità dei mercati e le incertezze geopolitiche, le previsioni diventano sempre più complesse, rendendo la capacità di creare il futuro una competenza critica.
Emilio Bellini, anch'egli Direttore dell'Osservatorio, ha evidenziato l'essenzialità di un pensiero orientato al futuro per la competitività. "È essenziale che le organizzazioni coltivino un pensiero orientato al futuro per essere competitive. Per questo, devono definire in modo proattivo le strategie per il cambiamento, guardando oltre le opzioni esistenti e considerando anche le possibilità emergenti. La creazione del futuro è quel processo attraverso cui le organizzazioni possono costruirlo attivamente, per realizzarlo. Richiede nuove capacità, pratiche e routine per interpretare e dare significato ai futuri immaginati, esplorando non solo quelli plausibili e probabili, ma anche i futuri di significato e desiderabili".

Stefano Magistretti, terzo Direttore dell'Osservatorio, ha sottolineato il rafforzamento delle competenze organizzative: "In questo contesto, l'Osservatorio ha rafforzato le competenze e le capacità organizzative dei leader e innovatori nell'immaginare e plasmare dei futuri ?distanti', sperimentando in modo collaborativo strumenti e metodologie all'avanguardia per individuare e interpretare i segnali deboli di potenziali cambiamenti. Più in generale, abbiamo promosso una mentalità critica e riflessiva nella progettazione di scenari futuri di significato e desiderabili, con un dialogo e scambio continui tra diversi ambiti di conoscenza per coltivare una cultura dell'innovazione incentrata sulle persone, sulla società e sul pianeta".
Nella ricerca scientifica, il manifesto "Tecnologie generative come motore di decostruzione cognitiva" descrive una nuova era in cui la creatività umana e la tecnologia intelligente si fondono per espandere i limiti della comprensione. Si conferma che le tecnologie generative consentiranno ai ricercatori di concettualizzare sistemi alternativi. Tuttavia, lo studio rifiuta l'idea che le tecnologie generative agiscano come partner autonomi, sottolineando che non generano soluzioni intrinsecamente accessibili o inclusive senza una guida intenzionale. L'AI ha il potenziale di migliorare la percezione dei segnali interni, aiutando i ricercatori a diventare più consapevoli dei propri pregiudizi e a sviluppare una visione più profonda del mondo, se progettate come ecosistemi trasparenti e multiprospettici. Si conferma, inoltre, che gli algoritmi non discriminano di per sé, ma i pregiudizi emergono dai dati su cui sono addestrati. I ricercatori dovrebbero affidarsi a tecnologie generative pre-addestrate su set di dati specifici e curati dall'uomo per garantire risultati affidabili.
Nel campo delle Risorse Umane (HR), il manifesto del futuro "distante", intitolato "Reflective Human Growth", delinea un futuro in cui l'AI collabora con l'essere umano, valorizzando il tempo per la riflessione, la creatività e le interazioni significative. Nel 2035, l'AI potrà migliorare le carriere individuali, permettendo alle persone di progredire pur mantenendo autonomia e promuovendo l'adattabilità. L'apprendimento continuo integrerà il potenziale umano, aiutando gli individui ad allinearsi alle tendenze del settore e a sviluppare proattivamente le proprie competenze. I leader ispireranno la crescita attraverso un mentoring collaborativo.
Un esempio concreto di questa visione futura coinvolge Nick, un symfoodist di 38 anni, dotato di emotelligence (eccezionale intelligenza emotiva), intuilogic (equilibrio tra intuizione e logica) e resonactivism (capacità di catalizzare l'azione collettiva). Accanto a lui, Laura, una empathitect di 48 anni, con competenze di empowermentology (leadership basata sulla facilitazione della crescita) e l'abilità di plasmare ambienti emozionali per l'evoluzione collettiva. Entrambi sono supportati da un "motore di riflessione relazionale" basato sull'AI, che aiuta a decodificare le tensioni emotivo-occupazionali combinando percezione affettiva, riconoscimento di schemi e una struttura dialogica. Il sistema percepisce un disallineamento tra le motivazioni di Nick e il suo contesto organizzativo prima ancora che venga espresso, rilevando segnali biometrici, comportamentali e prestazionali. Tali segnali vengono trasmessi all'ufficio per l'empowerment, che coinvolge in modo riservato Laura, la people mentor assegnata. Laura esplora con Nick potenziali percorsi di riposizionamento all'interno dell'organizzazione. L'AI presenta vari scenari, dal riposizionamento interno a transizioni di ruolo più ampie. Nick decide di passare a un nuovo ruolo e nel percorso Laura lo segue come mentore, garantendo la sicurezza psicologica.