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30/07/2025

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PIL italiano e l'impatto delle tariffe globali: la resilienza delle imprese nazionali

Daviddi (EY): nuove analisi mostrano l'adattabilità delle imprese italiane in uno scenario globale sempre più volatile

Le recenti analisi pubblicate nel EY Parthenon Bulletin mettono in luce le potenziali ricadute delle tariffe commerciali internazionali sull'economia italiana. Sebbene le previsioni di EY indichino una crescita del PIL italiano dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, l'introduzione delle "reciprocal tariff" potrebbe alterare significativamente questo scenario. In particolare, una conferma di tali tariffe al 30% a partire dal 1° agosto 2025, come stimato da EY, potrebbe causare una riduzione cumulativa del PIL di circa l'1,4%, cancellando la crescita attesa e comportando un impatto negativo di quasi 30 miliardi di euro tra il 2025 e il 2026. Qualora le tariffe si attestassero al 20%, l'effetto economico sarebbe di circa 20 miliardi di euro, con una contrazione del 65% rispetto alle previsioni di crescita, pari a un -0,9% cumulato nel biennio.

Nonostante queste sfide, le aziende italiane dimostrano una marcata capacità di reazione a livello internazionale. Nel primo semestre del 2025, si è registrato un incremento del 17% negli investimenti di imprese italiane verso target esteri, con 143 acquisizioni annunciate contro le 122 del medesimo periodo nel 2024. Il valore complessivo di queste operazioni è quasi raddoppiato, passando da 7,1 miliardi di euro a 13,5 miliardi. Il settore industriale si conferma trainante, rappresentando il 24% delle transazioni.
Marco Daviddi, Managing Partner di EY-Parthenon in Italia, ha commentato: "Le aziende italiane stanno dimostrando una notevole capacità di adattamento in un contesto internazionale sempre più complesso e sfidante. L'incremento delle acquisizioni all'estero è un segnale della volontà del business di rafforzare la presenza a livello mondiale e di diversificare i mercati di sbocco, anche alla luce delle tensioni commerciali in atto. Nonostante ulteriori eventuali margini negoziali, realisticamente l'ammontare delle tariffe generalizzate difficilmente potrà essere inferiore al 20%". Daviddi ha inoltre sottolineato l'importanza di politiche istituzionali coerenti e orientate allo sviluppo strategico, in particolare nei settori industriale ed energetico, evidenziando la necessità di semplificare gli incentivi e promuovere investimenti sostenibili, oltre ad accelerare accordi commerciali globali.

Il mercato italiano delle acquisizioni e fusioni (M&A) ha mostrato una pipeline solida nel primo semestre del 2025, con circa 600 acquisizioni annunciate e un valore complessivo, laddove disponibile, di circa 18,7 miliardi di euro. Questo rappresenta un incremento del 6% nel numero di operazioni rispetto alle 564 registrate nello stesso periodo del 2024. Tuttavia, il volume totale degli investimenti ha subito una riduzione del 50% rispetto alla prima metà del 2024, in parte attribuibile all'incertezza persistente nel primo trimestre del 2025 che ha portato a una diminuzione dei cosiddetti "megadeal", ovvero operazioni con controvalore superiore a 1 miliardo di euro, mentre il segmento del "mid market" ha mostrato una contrazione meno accentuata in termini di valore.

I settori che hanno guidato gli investimenti M&A in Italia sono stati principalmente l'industriale, con il 22% delle operazioni, seguito dai beni di consumo (18%), dal settore tecnologico, dai servizi e da energy & utilities (11%). Sebbene l'industriale rimanga il comparto di punta, ha registrato una leggera diminuzione della sua quota rispetto al primo semestre dell'anno precedente, passando dal 27% al 22% delle operazioni. Al contrario, i settori dei beni di consumo e dei servizi hanno visto un incremento nel numero di transazioni, così come il settore finanziario, che ha registrato una crescita significativa dal 5% al 7% della sua incidenza.


I fondi di Private Equity e i fondi infrastrutturali hanno continuato a essere un motore chiave del mercato M&A italiano nel primo semestre del 2025, con circa 242 operazioni di buy-out su target italiane, per un valore aggregato di circa 12,5 miliardi di euro. Nello stesso periodo del 2024, le operazioni erano state 246 per un valore di 14,9 miliardi di euro. I fondi costituiscono il 41% degli acquirenti nelle operazioni annunciate. Un dato significativo è che oltre il 40% degli investimenti realizzati dai fondi avviene tramite "add-on", ossia attraverso le loro "portfolio companies", evidenziando il loro ruolo cruciale nella trasformazione aziendale.


Un rinnovato slancio verso le privatizzazioni, in particolare nel settore infrastrutturale, è centrale per l'agenda economica italiana. Questo processo mira ad accelerare la modernizzazione del Paese e a raccogliere risorse da destinare alla trasformazione delle aziende. L'obiettivo è mobilitare capitale privato per integrare la spesa pubblica, attraverso cessioni mirate e partnership strategiche, oltre ad aumentare le entrate per investimenti o gestione del debito. Nuovi modelli di Partenariato Pubblico-Privato (PPP) sono allo studio per migliorare efficienza e sostenibilità delle infrastrutture, mantenendo il controllo pubblico. L'obiettivo è raccogliere circa 20 miliardi di euro entro il 2026 tramite cessioni di minoranza, IPO di società pubbliche e modelli concessori. Casi concreti sono in fase di analisi e preparazione, con focus su porti, aeroporti e reti di trasporto.


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