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03/09/2025

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Le nuove regole di sostenibilità stravolgono i bilanci aziendali

Un'analisi dei primi report CSRD della Venice School of Management dell'Università Ca' Foscari Venezia e BDO rivela novità e criticità. L'UE discute semplificazioni

Le nuove normative di sostenibilità sono entrate in vigore all'inizio del 2025, richiedendo alle grandi società quotate di pubblicare la prima Dichiarazione di Sostenibilità conforme alla CSRD e agli ESRS. Questa dichiarazione, basata sulla doppia materialità, copre aspetti ambientali, sociali e di governance, valutando sia gli impatti esterni delle imprese che i rischi e le opportunità finanziarie legate alla sostenibilità. Per analizzare gli effetti di questa normativa e confrontarla con il quadro precedente, il Sustainability Lab della Venice School of Management dell'Università Ca' Foscari Venezia e BDO Italia hanno dato vita a un Osservatorio di ricerca dedicato ai report CSRD.

Primi risultati dall'Osservatorio CSRD

I risultati iniziali si basano sull'analisi di un campione di 80 società italiane quotate su Euronext Milan. L'Osservatorio ha impiegato una content analysis manuale, valutando 171 variabili suddivise in sei aree principali.

Struttura e volume delle dichiarazioni


- Le Dichiarazioni di Sostenibilità seguono la struttura degli standard ESRS, ma l'elevato numero di obblighi informativi e il limitato rinvio ad altri documenti hanno portato a report estremamente lunghi, con una media di 163 pagine. Settori come quello energetico e finanziario presentano medie più elevate (239 e 210 pagine rispettivamente). Ogni dichiarazione contiene in media 52 IRO (impatti, rischi e opportunità), dettagliando politiche, azioni, obiettivi e metriche. Questa mole eccessiva di informazioni rischia di rendere i report poco focalizzati, ridondanti e dispersivi per investitori e stakeholder.

Uso delle deroghe

- Le società hanno ampiamente utilizzato le deroghe previste dalle misure transitorie (phase-in), omettendo in media 6 voci informative, soprattutto per temi ambientali. Ciò indica una percezione di elevata complessità e un carico informativo gravoso, spingendo le aziende a cercare semplificazioni. Si nota anche una scarsa integrazione con standard di rendicontazione preesistenti come i GRI Standard, utilizzati solo dal 10% delle imprese.

Materialità finanziaria


- La doppia materialità rappresenta una novità significativa. Tutte le società analizzate hanno seguito il processo a quattro fasi raccomandato dalle linee guida EFRAG. La prima applicazione della materialità finanziaria risulta critica, con una media di 29 impatti contro 21 rischi e opportunità, evidenziando uno squilibrio tra le due dimensioni. Inoltre, la maggior parte delle aziende non ha quantificato gli effetti finanziari attesi da rischi e opportunità legati alla sostenibilità, suggerendo la necessità di sviluppare metodologie condivise.

Ruolo del Consiglio di Amministrazione (CDA)

- Tutte le società hanno dichiarato il coinvolgimento del CDA nel processo di doppia materialità, ma le analisi preliminari indicano che il ruolo del CDA si limita spesso a una funzione di approvazione formale, senza un reale coinvolgimento strategico. Al contrario, emerge un'elevata integrazione della sostenibilità nei meccanismi premianti: quasi tutte le aziende includono obiettivi ESG nei piani di incentivazione del CDA e del top management, con il 77% che include obiettivi legati al clima.

Forza lavoro e climate change


- I temi della forza lavoro propria e del climate change emergono come centrali nelle prime Dichiarazioni di Sostenibilità. Entrambi i temi sono caratterizzati da un elevato volume di informazioni e da un numero significativo di IRO. Dal punto di vista della governance, la cultura aziendale è l'argomento più trattato (presente nell'88% delle dichiarazioni).


Neutralità climatica

- Sebbene tutte le imprese riconoscano i propri impatti sul clima, gli sforzi di mitigazione sono ancora limitati. Solo il 37% ha un piano di transizione climatica conforme agli ESRS. Tra le società con un obiettivo Net-Zero (40% del campione, con scadenze al 2050 per oltre il 70%), solo il 24% ha ottenuto la validazione da parte della Science Based Target Initiative.

Assurance


- Il ruolo del revisore della sostenibilità si conferma con il modello della limited assurance, che attesta la conformità dei report alla normativa. Solo in un caso è stata adottata volontariamente la reasonable assurance. L'evoluzione normativa sulla transizione dalla limited alla reasonable assurance sarà oggetto di attenta osservazione. 
"L'Osservatorio rappresenta uno strumento fondamentale, incrociando accademia e practice, per comprendere come la CSRD e gli ESRS impattano i processi reporting delle imprese e, in ultima analisi, la transizione sostenibile dell'economia. Con la nostra ricerca, intendiamo offrire un contributo significativo non solo alle imprese e ai loro stakeholder, ma anche agli standard setters e ai policymaker, impegnati nella semplificazione della normativa," commenta la Prof.ssa Chiara Mio, Direttrice del Sustainability Lab della Venice School of Management.


"L'analisi realizzata dall'Osservatorio ha messo in luce come, sebbene le imprese quotate incluse nel campione abbiano lavorato per rispettare gli obblighi che prevedevano l'inserimento per la prima volta della Dichiarazione di Sostenibilità nella Relazione sulla gestione, ci si trovi solamente all'inizio di un percorso che dovrà essere sviluppato e approfondito nei prossimi anni," commenta Valeria Fazio, Partner Sustainable Innovation di BDO Italia. "Il dibattito sulla semplificazione della normativa, in atto presso le istituzioni europee, potrà certamente venire incontro alle necessità delle aziende, in termini di maggiore efficacia nella comunicazione verso i propri stakeholder. Occorre però non dimenticare che la CSRD non riguarda solo la rendicontazione ma richiede uno sforzo olistico che parla al cuore dell'impresa, ai suoi processi decisionali chiave, alle sue persone".

In programma un evento per l'8 ottobre 2025 presso l'Università Ca' Foscari di Venezia per la presentazione dei risultati completi dell'indagine, che includerà un confronto tra società italiane ed europee.


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