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17/09/2025

economia

La dipendenza degli Stati Uniti dalla Cina ridisegna gli equilibri economici globali

Philippe Waechter (Ostrum AM): un'analisi approfondita rivela le crescenti asimmetrie economiche che stanno ridefinendo i rapporti di forza tra i Paesi

Gli Stati Uniti si trovano in una situazione di crescente dipendenza dalla capacità produttiva e di assemblaggio della Cina. Questa realtà ha spinto la Casa Bianca a prendere decisioni significative, come la riduzione delle tariffe del 145% su vari prodotti. Computer, telefoni cellulari, batterie e altre tecnologie cruciali stavano diventando eccessivamente costosi per le aziende statunitensi, rendendo necessarie misure per alleviare la pressione economica.
Questa dinamica riflette profonde asimmetrie nella struttura della produzione manifatturiera globale, come sottolineato da Philippe Waechter, capo economista di Ostrum AM, affiliata di Natixis IM. Storicamente, il settore automobilistico ha rappresentato l'elemento portante dell'industria in molte nazioni industrializzate, dagli Stati Uniti al Giappone, passando per la Francia e la Germania. Oggi, la Cina vanta una capacità produttiva di 60 milioni di veicoli - 40 milioni a combustione interna e 20 milioni elettrici - a fronte di un mercato globale di 90 milioni di unità. Parallelamente, i produttori americani sono soggetti a dazi doganali del 50% su acciaio e alluminio, creando un significativo squilibrio competitivo. La dinamica strutturale dell'innovazione industriale e degli strumenti all'avanguardia si sta sempre più spostando verso la Cina, anziché negli Stati Uniti.

Un'altra asimmetria cruciale riguarda il settore tecnologico. David Autor del MIT e i suoi coautori hanno evidenziato come la capacità di ricerca e innovazione in tecnologie critiche sia passata dagli Stati Uniti alla Cina in appena un decennio. Le considerevoli risorse investite da Pechino sono ora volte a potenziare la capacità delle sue aziende di innovare e produrre. Questo spostamento di risorse e competenze facilita la risposta alle esigenze di aziende, consumatori e investitori.
Infine, l'allineamento geopolitico degli Stati del Sud del mondo sta mostrando una tendenza a convergere maggiormente con la Cina piuttosto che con gli Stati Uniti. L'Africa ne è un esempio lampante, beneficiando di finanziamenti e investimenti infrastrutturali cinesi. I Paesi africani godono di dazi pari a zero con la Cina, ma affrontano talvolta oneri fino al 30% con gli Stati Uniti. Inoltre, l'atteggiamento generale degli Stati Uniti ha ridotto il loro soft power, ovvero la capacità di attrarre e influenzare attraverso il proprio stile di vita e cultura. Questo vantaggio, un tempo decisivo nella sua influenza globale, si sta affievolendo. Il successo della Cina negli ultimi vent'anni ha reso il suo modello più attraente per molte nazioni in via di sviluppo. Queste dinamiche porteranno a un cambiamento nel ciclo economico globale: gli Stati Uniti manterranno la loro potenza, ma lo slancio economico, già in fase di transizione, si rafforzerà ulteriormente in favore della Cina. In questo scenario, si porrà inevitabilmente la questione del ruolo del dollaro come valuta internazionale, un bene pubblico dal 1944, e quello della Federal Reserve.

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