Imprese femminili in Italia: oltre la crescita, un nuovo modello di leadership prende forma
Sara Malaguti (Flowerista): emerge un quadro sfaccettato dell'esperienza imprenditoriale, tra sfide personali e strutturali
L'Italia conta 1,3 milioni di imprese femminili, che rappresentano il 22% del totale nazionale, secondo un'indagine di Unioncamere. Questi dati mostrano una crescita costante, ma dietro i numeri si celano esperienze concrete di coraggio e determinazione. Per esplorare la dimensione più intima dell'imprenditoria femminile, Flowerista, una realtà dedicata al supporto dell'innovazione al femminile, ha raccolto diverse testimonianze. Da questi racconti emerge come la leadership femminile sia un percorso che incrocia l'identità personale, la vita privata e il rapporto con il lavoro.

Molte donne che passano da professioniste a leader affrontano una transizione complessa. Devono imparare a delegare senza sentirsi sostituibili, a ridefinire il proprio ruolo e valore, e spesso a riorganizzare la vita personale, il tutto mantenendo la propria unicità. Durante questo percorso, la sindrome dell'impostore è una sensazione comune: l'idea di essere costantemente sotto esame e di dover dimostrare di più rispetto ai colleghi uomini, con il timore di "non essere abbastanza".
A queste sfide personali si aggiunge una problematica strutturale: la carenza di un welfare adeguato. Le lavoratrici autonome godono di poche tutele e i contributi per la maternità sono minimi. Questo le costringe spesso a scegliere tra la carriera imprenditoriale e la famiglia, scoraggiando molte dall'avviare un'attività in proprio. Tale scenario è confermato dal report della Grateful Foundation ETS, che evidenzia come, nonostante l'aumento delle iniziative imprenditoriali, il divario di genere rimanga marcato, specialmente ai vertici aziendali.
Per molte fondatrici, l'inizio di un percorso imprenditoriale è stato un cammino solitario. Senza modelli familiari o punti di riferimento preesistenti, hanno dovuto costruire tutto da zero. Questo ha significato trasformare gli errori in opportunità di crescita e fare del "non essere figlia di" una spinta per creare le proprie regole, aprendo nuove strade in contesti privi di mappe predefinite. Da queste esperienze nasce il desiderio di innovare e di creare modelli aziendali che possano guidare le future imprenditrici. Con questo approccio, la leadership non si limita a replicare schemi consolidati, ma li reinventa. Sempre più imprenditrici scelgono di fondare aziende come spazi di libertà, dove le idee possono prosperare e l'innovazione non è solo economica, ma anche sociale e culturale.
Il valore di un'impresa si misura oggi non solo in base ai risultati finanziari, ma anche dalla sua capacità di generare un impatto tangibile sia all'interno che all'esterno. Si manifesta un bisogno condiviso di porre al centro la cura delle persone, la collaborazione, la sostenibilità e la creatività, trasformando la leadership in uno strumento collettivo, inclusivo e autentico. Non si tratta di una gara tra maschile e femminile, ci tengo a ribadirlo. Credo però che oggi, come donne founder, abbiamo un'opportunità e al tempo stesso una responsabilità: quella di immaginare e costruire imprese che mettano radici nei valori, dove l'etica della cura non sia un dettaglio accessorio ma la vera chiave di volta del cambiamento. È su questa base che possono nascere e crescere progetti capaci di durare e di generare impatto reale, ha dichiarato Sara Malaguti, fondatrice di Flowerista.