I sindacati e il futuro
Il movimento sindacale si trova oggi di fronte a una scelta storica: continuare a difendere un mondo del lavoro che non esiste più o diventare protagonista della più grande trasformazione degli ultimi decenni.
L'intelligenza artificiale non è più un'ipotesi futuribile, ma una realtà operativa che sta già ridisegnando mansioni, competenze e organizzazione del lavoro.
I fatti parlano chiaro: gli operatori dei call center lavorano affiancati da assistenti virtuali, i contabili non compilano più manualmente note spese grazie ad algoritmi intelligenti, nei Security Operation Center l'AI ha aumentato la produttività del 60%.
Nel manifatturiero, sistemi di manutenzione predittiva prevengono guasti e incidenti, mentre nelle risorse umane l'intelligenza artificiale sta democratizzando l'accesso al lavoro.
L'intelligenza artificiale fisica sta entrando nelle fabbriche: i robot saranno all'ordine del giorno.
Di fronte a questa realtà, opporsi all'adozione dell'AI significa condannare i lavoratori italiani a perdere competitività. Il vero ruolo dei sindacati oggi dovrebbe essere negoziare la transizione. Pretendere investimenti massicci in formazione e reskilling, garantire che i guadagni di produttività si traducano in migliori condizioni di lavoro e salari più equi.
I lavoratori hanno bisogno di guide che guardino avanti, non di guardiani di un passato che non tornerà.
Anche i sindacati dovranno adeguarsi: perché nelle discussioni sui rinnovi di contratto l'AI e l'automazione non vengono citate?
Il problema è attuale e riguarda il futuro prossimo.

