Pronti o solo bravi a lamentarci?
Viviamo tempi straordinari che richiedono visioni straordinarie.
Ma mentre il mondo corre, l'imprenditoria italiana sembra ancora ferma al caffè a discutere del governo.
La geopolitica ridisegna le supply chain? Noi continuiamo a produrre come nel 1990.
L'AI rivoluziona interi settori? Aspettiamo che ce lo spieghi qualcun altro, meglio se con i fondi del PNRR.
La robotica trasforma le fabbriche? "Eh, ma noi abbiamo il Made in Italy, l'artigianalità..".
Provocazione: quanti dei nostri capitani d'industria sanno davvero cos'è un algoritmo di machine learning?
Quanti hanno un Chief Innovation Officer under 40?
Quanti investono più del 2% in R&D invece che nel SUV aziendale nuovo?
Il cambiamento culturale richiesto non è tecnologico, è mentale.
Significa smettere di considerare il nipote laureato in informatica come "quello bravo coi computer" e iniziare a dargli le chiavi dell'azienda.
Significa capire che "abbiamo sempre fatto così" è l'epitaffio perfetto per un'impresa.
Gli imprenditori italiani sono geniali nell'improvvisazione e pessimi nella pianificazione.
Ma l'AI e la robotica non si improvvisano.
O ci svegliamo, o diventeremo il museo d'Europa.
Abbiamo grandi possibilità, ma vanno colte.

