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24/12/2025

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I 5 segnali di mobbing in azienda che devi riconoscere subito

Furfaro: in un mercato del lavoro sempre più veloce e competitivo, prendersi cura del clima in azienda influisce davvero sul lavoro di tutti

Il dibattito sulla tutela della dignità dei lavoratori e sui rapporti di potere in azienda è tornato centrale, evidenziando una crescita preoccupante degli episodi di violenza psicologica. I dati più recenti confermano l'allarme. Secondo l'ultimo rapporto INAIL del 2025, i casi di aggressioni e violenze riconosciuti sul luogo di lavoro nel 2023 sono stati 6.813. Questo numero segna un incremento complessivo dell'8,6% rispetto all'anno precedente. L'aumento è risultato particolarmente marcato tra le donne, con un balzo del 14,6%.
Il mobbing viene definito come un insieme di comportamenti ostili, ripetuti e prolungati nel tempo, esercitati da superiori o colleghi con lo scopo di isolare, umiliare o danneggiare psicologicamente la vittima. Anche se manca una normativa specifica, la giurisprudenza italiana identifica questa pratica come una vera e propria persecuzione psicologica, caratterizzata da pressioni sistematiche e atti discriminatori che compromettono la salute e la dignità della persona.

Riconoscere in tempo questi comportamenti è essenziale sia per i dipendenti che per le aziende. Luca Furfaro, consulente esperto in politiche del lavoro e del welfare, ha individuato cinque segnali chiave che indicano una potenziale situazione di mobbing:

- L'esclusione da riunioni, chat di gruppo o dalle interazioni sociali. L'individuo viene sistematicamente tenuto fuori dagli incontri di lavoro o dalle comunicazioni informali, creando un isolamento che ne limita la partecipazione al ruolo professionale e che serve a marginalizzarlo.
- Campagne diffamatorie o gossip che minacciano la credibilità o la professionalità dell'individuo. Diffondere voci false, ridicolizzare le competenze o mettere in dubbio la serietà di un lavoratore mina profondamente la sua reputazione e la fiducia in sé stesso.

- Critiche eccessive o micromanagement senza basi chiare o fondate. Una costante attenzione sproporzionata ai dettagli, accompagnata da continui rimproveri non obiettivi, è usata per far sentire inadeguata la persona, minandone l'autonomia.
- Informazioni nascoste o sabotaggio. Non comunicare dati, scadenze o novità importanti, oppure ostacolare intenzionalmente l'attività di qualcuno, rallenta il lavoro o ne compromette i risultati, ponendo la vittima in una posizione di svantaggio.
- Freddezza o trattamento del silenzio. Ignorare deliberatamente un individuo, non rispondergli o rivolgergli la parola solo quando strettamente necessario, genera una sensazione di isolamento emotivo che può indurre stress, ansia e un forte senso di abbandono.

Queste pratiche non sono sempre esercitate da un superiore (mobbing verticale), ma possono anche provenire dai colleghi (mobbing orizzontale). In entrambi i casi, il datore di lavoro ha la responsabilità di garantire un ambiente di lavoro sicuro.
In ambito legale, chi denuncia il mobbing deve dimostrare il rapporto di lavoro, le condotte vessatorie subite, il danno, il nesso causale tra gli atti e, soprattutto, l'intento persecutorio che unisce le diverse azioni. Tuttavia, anche in assenza di un intento persecutorio chiaro, il datore di lavoro risponde contrattualmente per aver tollerato un ambiente eccessivamente stressante o dannoso. Questa situazione è definita straining o responsabilità per ambiente di lavoro stressogeno.


Il datore di lavoro viola l'obbligo di sicurezza se, anche solo per colpa, consente il mantenersi di un clima aziendale che provoca danno alla salute del lavoratore. In questo scenario, il lavoratore deve provare il danno e il suo collegamento con il contesto lavorativo, mentre il datore di lavoro deve dimostrare di aver agito diligentemente per prevenire quel danno.Per affrontare questi fenomeni, sia i dipendenti che le aziende devono agire con responsabilità. I lavoratori devono riconoscere i segnali di disagio e cercare supporto interno o esterno (come sindacati). Le aziende, dal canto loro, devono impegnarsi a creare ambienti di lavoro trasparenti e inclusivi, stabilendo procedure chiare per la gestione e la prevenzione dei comportamenti vessatori.


Luca Furfaro, co-autore del libro "Il lavoro da offrire. La proposta da accettare. Scelte consapevoli nell'era del welfare" e consulente esperto, sottolinea l'impatto di un buon clima aziendale. «Oggi, in un mercato del lavoro sempre più veloce e competitivo, prendersi cura del clima in azienda influisce davvero sul lavoro di tutti. Per i datori di lavoro, saper riconoscere segnali di disagio, evitare situazioni stressanti e favorire rapporti rispettosi tra colleghi e superiori è fondamentale per il buon funzionamento di un'organizzazione», commenta Furfaro.

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