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24/12/2025

leisure

Gigi Beltrame

La crisi del giornalismo digitale mette in crisi il web?

Il modello economico basato sulla pubblicità crolla, perché due terzi delle ricerche finiscono senza clic e l'AI marginalizza l'elemento umano

I motori di ricerca generativi stanno trasformando radicalmente il rapporto tra contenuti, lettori e piattaforme digitali. Le risposte dirette dell'AI rendono superfluo il clic verso le fonti originali, mettendo in crisi il modello tradizionale dell'informazione online. Mentre il web si popola sempre più di testi generati automaticamente, il giornalismo digitale rischia l'estinzione, con conseguenze profonde sulla qualità dell'informazione e sulla democrazia.
Stiamo attraversando una mutazione radicale del nostro rapporto con l'informazione digitale. Non si tratta di una semplice evoluzione tecnologica, ma di un vero salto dimensionale che sta ridefinendo le fondamenta stesse del web come lo abbiamo conosciuto negli ultimi vent'anni.

I numeri parlano chiaro: quasi due terzi delle ricerche online terminano oggi senza alcun clic verso i siti di origine. Gli utenti ottengono risposte complete direttamente dalle sintesi generate dall'intelligenza artificiale integrate nei motori di ricerca. Questo comportamento sta prosciugando il traffico delle testate giornalistiche, anche quelle più autorevoli, privandole dell'ossigeno vitale rappresentato dai lettori che atterrano sulle loro pagine.


Perché approfondire quando una risposta apparentemente esaustiva compare istantaneamente sullo schermo?


Il paradosso è stridente: mentre le testate tradizionali faticano a mantenere i propri lettori, il web si sta saturando di contenuti prodotti proprio dall'intelligenza artificiale. Ogni portale di e-commerce, ogni blog aziendale, ogni sito informativo utilizza ormai massicciamente strumenti automatici per generare descrizioni, articoli, guide. Contenuti creati da macchine per essere letti da macchine, in un cortocircuito che sta marginalizzando progressivamente l'elemento umano.

Questa trasformazione impone una riflessione dolorosa sul futuro del giornalismo digitale. Le redazioni hanno già da tempo smesso di scrivere principalmente per i lettori: scrivono per algoritmi, ottimizzando titoli, sommari, parole chiave nella speranza di scalare le classifiche dei motori di ricerca. Ora, con l'avvento dei sistemi generativi, nemmeno questa strategia garantisce più visibilità. L'importante non è più essere trovati, ma essere citati come fonte autorevole nelle sintesi prodotte dall'AI. Una dinamica che privilegia pochi grandi attori, marginalizzando le voci indipendenti e le testate locali.
La possibile scomparsa del giornalismo digitale tradizionale avrebbe conseguenze devastanti. Senza redazioni strutturate capaci di fare inchieste, verificare fonti, contestualizzare eventi, l'intelligenza artificiale si ritroverebbe a sintetizzare contenuti sempre più superficiali, autocitazioni, informazioni di seconda o terza mano. Un impoverimento progressivo della qualità informativa che minerebbe alla base la capacità dei cittadini di comprendere la realtà e partecipare consapevolmente alla vita democratica.

Inoltre, il modello economico basato sulla pubblicità legata al traffico crollerebbe definitivamente, lasciando solo due alternative: l'informazione a pagamento riservata a chi può permettersela, o un giornalismo totalmente dipendente da piattaforme tecnologiche e poteri economici che ne controllerebbero contenuti e orientamenti.
Siamo all'inizio di una nuova era digitale, dove il web che abbiamo costruito negli ultimi decenni sta mutando profondamente. Le conseguenze di questa trasformazione andranno ben oltre gli aspetti tecnici o commerciali, ridefinendo il nostro stesso rapporto con la conoscenza e l'informazione.


Gigi Beltrame

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