Fuori dall’orticello per innovare
Carella (Manageritalia): I casi offerti dalle aziende di successo parlano chiaro: i risultati migliori nascono oltre il proprio settore. E i motori di questo processo devono essere i manager, creando le condizioni perché succeda
Siamo in piena innovation economy. È vero, e ci faremo molto male. Innovazione: per alcuni una croce pesante da portare (arduo rinascere continuamente), per molti un’infallibile panacea che guarisce tutti i mali in azienda (così, a prescindere), per tutti una parola da usare e abusare in ogni discorso e proclama. Di fatto in un mondo nuovo (vedi complesso) le cose si complicano. È molto raro che nascano idee fortemente nuove o individuazioni di nuovi mercati se si è troppo immersi nel proprio core business. Oggi le migliori innovazioni trovano espressione oltre i confini settoriali, in una sorta di incrocio continuo con altre tendenze e modelli. Eccola dunque la cross-innovation: incrociare settori, esperienze, canali, talenti, culture, tendenze, funzioni, brevetti, competenze, target... per ibridare ogni processo della gestione aziendale. In una formula cara al mash up: innescare innovazione pescando da sorgenti multiple.

Un nuovo lavoro per manager e italiani
Vediamo allora se siamo pronti ad affrontare proattivamente questo nuovo modo di (col)lavorare? Italiani e manager – intervistati da AstraRicerche e Duepuntozero DOXA per Manageritalia nel 2012 – dicono che aumentare produttività e benessere di individui e aziende si può eccome. La loro ricetta è: valutare le persone su merito e risultati raggiuti (96% manager, 88% italiani), gestirle per obiettivi (93% e 81%), più formazione (93% e 91%) e gestione manageriale (92% e 72%) e un’organizzazione aziendale meno gerarchica e più collaborativa (87% entrambi). E per finire, sempre tra i must, maggiore conciliazione tra vita lavorativa e personale (85% entrambi) e introduzione di programmi di welfare aziendale (77% e 81%).
Ancora i manager, in un’indagine dell’Osservatorio Manageriale Manageritalia del 2012, riconoscono il loro ruolo primario in questa necessità e opportunità di lavorare meglio e collaborare. Dichiarano prima di tutto che il ruolo del management è fondamentale per favorire collaborazione e innovazione sia all’interno che all’esterno dell’azienda (94,5%). Le declinazioni della collaborazione, oltre a quelle viste sopra, possono essere varie ma fra tutte spicca: utilizzare al meglio tutte le più moderne tecnologie per favorire la collaborazione interna ed esterna (95,9%) e creare comunità professionali aperte alla partecipazione di soggetti esterni (66,4%).

Collaborare per competere
Può sembrare un controsenso, ma oggi collaborare per competere è una necessità, un’opportunità e non è più una novità. “Oggi per le aziende collaborare al meglio all’interno e all’esterno – dice Guido Carella, presidente Manageritalia – è diventato un must indispensabile per competere. Perché ormai tutte grandi o piccole che siano devono entrare in reti e catene del valore a livello più o meno globale integrandosi al meglio con tutti gli attori a monte e a valle. Creare le condizioni perché questo avvenga è compito di imprenditori e manager e i vantaggi sono indubbi per l’azienda e per i singoli in termini di performance, profitti e clima. Certo che le premesse sono creare un clima collaborativo prima all’interno e all’esterno, e qui prima di tutto bisogna costruire rapporti saldi e basati sulla fiducia reciproca. Un’ottima organizzazione aziendale che indirizzi in modo produttivo l’ampia libertà e flessibilità che questi processi richiedono. E poi in generale, ma soprattutto per favorire l’innovazione, c’è bisogno di far vivere l’insuccesso come una componente ineliminabile e positiva”.
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