Ottimismo è la parola d'ordine per il secondo semestre 2015
Craquelin (Financière de l'Echiquier): in questa fase critica, mentre affrontiamo insieme la storia, dobbiamo ricordarci che la sola cosa da temere sia la paura stessa
Di recente abbiamo sentito queste parole a conclusione di un discorso di Alexis Tsipras al popolo greco. Franklin Roosvelt le aveva già pronunciate nel 1933, in piena crisi bancaria. La forma, efficace, all'epoca mirava a rassicurare i cittadini degli Stati Uniti, allo stesso modo in cui ora ci permette di guardare nella giusta prospettiva le possibili conseguenze della crisi greca.
Molti osservatori hanno tracciato un parallelo tra l'eventuale fallimento dello stato greco e quello della banca americana Lehman Brothers sette anni fa - con le conseguenze che conosciamo. Accettare questo scenario, presuppone che, come la banca americana, la Grecia possa a sua volta trascinare nella sua caduta una parte dell'economia mondiale. Dobbiamo temere il peggio per il nostro contesto economico e finanziario? No, diciamolo chiaramente: la situazione non ha nulla a che vedere con quanto accaduto nel 2008. Il mondo della finanza non teme un default del debito greco più di quanto tema il default recentemente annunciato da Porto Rico. Nel lungo termine, le prospettive sull'Europa restano interessanti.

Grecia: un rischio ansiogeno ma non sistemico
I progressi dei negoziati tra la Grecia e i suoi creditori hanno dato il via a un'intensificazione della volatilità di breve termine sui mercati finanziari, rafforzata dalla vittoria del «no» al referendum sull'accettazione del piano di austerità .
Al momento in cui scriviamo questo documento, la conclusione esatta della crisi è ancora sconosciuta. È stato infine trovato un accordo tra i leader della zona euro, che potrebbe evitare un'uscita della Grecia dall'eurozona (la famosa Grexit tanto temuta dai mercati). Ma l'accordo dovrà essere avallato dai diversi parlamenti europei e inoltre le riforme necessarie dovranno essere effettivamente attuate in Grecia.
Qualunque sia l'esito della crisi greca, tuttavia, una cosa è certa: non ha più la natura sistemica che poteva avere nel 2010-2011. Sono state istituite diverse misure di protezione e i mercati finanziari mantengono la calma di fronte a una situazione già inquadrata dalle banche centrali, BCE in testa. Inoltre, non va dimenticato che l'influenza economica della Grecia è limitata: rappresenta solo il 3,3% della popolazione della zona euro, l'1,8% del PIL e il 0,5% delle transazioni commerciali a livello europeo.
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