L'inverno demografico italiano può essere ancora fermato - Libro "Demografia e destino"
Tronconi (Guerini): demografia non è destino, serve strategia nazionale
L'Italia sta attraversando un inverno demografico senza precedenti, un fenomeno che minaccia di ridefinire il tessuto sociale e economico del Paese. Il calo delle nascite e l'invecchiamento della popolazione mettono a dura prova la sostenibilità del sistema previdenziale e pongono interrogativi cruciali sul futuro del mercato del lavoro. Come garantire un equilibrio tra generazioni? Quali politiche possono incentivare l'occupazione e invertire la rotta? In questo volume, la dimensione demografica si intreccia con le sfide politiche e economiche, offrendo una lettura chiara e documentata delle cause e delle possibili soluzioni.
La demografia non è un destino già scritto: abbiamo il dovere di comprenderne le dinamiche e di agire con lungimiranza per costruire un domani più stabile e prospero.

Il volume e la sua struttura
Tratta di tematiche molto serie, esistenziali per una nazione, l'ultimo scritto di Michele Tronconi, dal titolo Demografia e destino. Possiamo tornare a crescere? edito da Guerini e Associati ed impreziosito da una interessante prefazione di Anna Gervasoni, Rettore Università LIUC e Direttore generale AIFI.
Il fulcro del ragionamento che è alla base del volume è semplice: la demografia non è un elemento ineluttabile, ha rilevanze e implicazioni immense (economiche, di finanza pubblica e sua sostenibilità, di risparmio, di competenze per non parlare di quelle sociali). Va quindi affrontata e gestita come una priorità nazionale, cercando di superare i limiti e i pregiudizi e identificando una strategia complessa per invertire la rotta. Siamo già ampiamente entrati in quello che, giornalisticamente, si è soliti appellare Autunno demografico. Ma per invertire la rotta e tornare all'estate (curiosamente nella prefazione si fa cenno all'immagine di spiagge estive affollate da miriadi di bambini, bimbi in culla e bellissime madri in dolce attesa, sinonimo di futuro assicurato!) quali interventi adottare?
La relazione tra demografia e crescita economica
È risaputo che una popolazione numerosa e giovane può ambire alla crescita economica. Una in cui la natalità scende sotto il livello di rimpiazzo, invece, farà sempre meno figli, come nell'Italia di oggi. Il destino è segnato e dipende, appunto, dalla demografia. Non come scienza, ma come insieme delle caratteristiche di una popolazione; per esempio, quanta parte è giovane e quanta, invece, è anziana e dipendente. Alcune di queste caratteristiche, in particolare la natalità, hanno una forte componente inerziale. Ciò che si osserva al presente rende assai probabile un certo futuro. Inoltre, possono irrompere cigni neri a peggiorare le cose - si pensi al Covid-19. Qualche innovazione tecnologica, invece, può aprire uno spiraglio. Che dire poi di qualche buona politica? Certo, occorrerebbe il lume di qualche statista; uno che pensi alle prossime generazioni e non solo alle prossime elezioni.
Le cause della denatalità
Da qui la domanda: il nostro destino è segnato, o può essere ridisegnato? L'analisi evidenzia come la denatalità sia tanto una questione culturale, quanto economica. Se le prospettive di crescita sono modeste e il futuro occupazionale assai incerto è difficile metter su famiglia e fare figli. Per agevolare la natalità non si può certo retrocedere sui valori offerti dal progresso, ma si può far crescere la nostra economia. Come fare tutto questo? Semplice. per esempio, rafforzando le nostre filiere produttive. Come è possibile far girare di più e meglio il nostro sistema produttivo, se la popolazione attiva decresce, mentre l'onere legato alla dipendenza di quella inattiva, in termini di pensioni, spesa sanitaria e assistenziale, è sempre più grande?
Il confronto con gli Stati Uniti
Nel prossimo decennio tutta la popolazione europea continuerà a declinare, mentre negli Stati Uniti continuerà a crescere, pur se a un ritmo via via calante. Da noi, il fatto di avere sempre meno attivi al lavoro comporterà una decrescita del Prodotto Interno Lordo, sia a livello nazionale, sia dell'intera UE. In Nord America, invece, proseguirà lo sviluppo sostenuto sia dalla popolazione attiva, sia dalla maggiore produttività. Quest'ultima determinata, soprattutto, dall'adozione delle nuove tecnologie digitali (AI). Proprio ciò che da noi risulta più difficile perché la popolazione è più anziana. Senza dimenticare il circolo vizioso: si fanno sempre meno figli e quelli più preparati fuggono oltreoceano, attratti dalle migliori prospettive.
La strategia per invertire la rotta
Come invertire la rotta? Secondo l'Autore occorre adottare uno sguardo lungo, reagendo alla tentazione di restare schiacciati sul presente. Occorre uno scatto di prospettiva, abbandonare l'idea di vivere in un presente continuo, più virtuale che reale, dove le differenze tra prima e dopo si confondono. Per reagire dobbiamo confrontarci coi fatti, coi dati, ma nel loro sviluppo storico. Capire come si sia arrivati a certe situazioni è importante per assumere le decisioni che influiranno sul nostro futuro.
La struttura dell'analisi
Scorrendo il testo, nel primo capitolo l'Autore analizza il senso del tempo che permette di svelare le trasformazioni avvenute nel succedersi delle ultime generazioni, da quella dei nostri padri a quella dei nostri figli e nipoti. Nel secondo e nel terzo capitolo si affrontano alcuni aspetti del nostro inverno demografico, evidenziando le radici storiche e culturali. Nel quarto capitolo il focus è sul tema della dipendenza, ricordando che alle culle vuote corrispondono le RSA intasate. Nel quinto e nel sesto capitolo si approfondiscono alcuni temi economici legati all'andamento demografico. Dalla crescita del debito pubblico alle difficoltà della previdenza sociale, di cui si ricostruiscono la storia e i principi costitutivi. Nel settimo capitolo l'Autore si focalizza sui bassi salari, bassa produttività e di innovazione.
Il messaggio dell'autore
Il messaggio, l'auspicio dell'Autore possiamo dire, è che chi si deve dare da fare di più non sono le nuove generazioni che faticano ad assumere un ruolo genitoriale, quanto noi babyboomer cui spetta il compito di riorientare l'agenda politica. È il momento di agire pensando ben oltre alle prossime elezioni. "Il nostro inverno demografico non è un destino che arriva da lontano; è un fenomeno recente di cui noi babyboomer siamo tanto testimoni quanto responsabili. Il tasso di natalità ha iniziato a decrescere quando abbiamo raggiunto la maturità sessuale, ma eravamo preoccupati per altre cose; da una parte il timore per l'AIDS, dall'altra quello per la sovrappopolazione mondiale. Le famiglie numerose in cui siamo nati non costituivano più un modello di riferimento. Da qui il cambiamento culturale: quello di poter dare di più a ogni figlio, facendone meno. Di questo passo, però, dal plurale si è arrivati al singolare, al figlio unico; oggi poco più, domani poco meno" spiega l'Autore. "Se si trattasse solo di libera scelta non potremmo obbiettare, ma le condizioni economiche hanno inciso sempre di più. Da qui l'interrogativo implicito nel titolo: si tratta di un destino ormai segnato? L'economia dipende dalle nostre scelte e su tale fronte abbiamo il dovere di scegliere, in modo che aumenti il tasso di occupazione reclutando più giovani, più donne, più immigrati integrati e andando in pensione più tardi. Rimpolpare la natalità sarà una conseguenza, supportata da provvedimenti ben indicati anche in altri lavori recenti. Non bisogna illudersi, tuttavia, di tornare presto a un tasso di fertilità che mantenga stabile la nostra popolazione. Da questo punto di vista i nostri prossimi anni sono già determinati: saremo in meno, più ingrigiti e meno bianchi. Come in altri Paesi Occidentali abbiamo il compito di mettere a buon frutto la nostra maggiore longevità, ma non possiamo pensare di riuscirci senza il traino di una maggiore occupazione. Per questo mi sono soffermato sull'economia, sulla previdenza e sull'occupazione giovanile".
Federico Unnia Aures
Strategie e politiche di comunicazione