Accordo commerciale USA-UE: cosa cambia per le imprese con il nuovo regime tariffario
Ghetti (Deloitte): le aziende devono sviluppare consapevolezza doganale per adattarsi al nuovo scenario commerciale
La Commissione europea ha pubblicato il 21 agosto il "Joint Statement on a United States-European Union framework on an agreement on reciprocal, fair and balanced trade", documento che delinea i contorni dell'accordo commerciale raggiunto tra le amministrazioni di Stati Uniti e Unione Europea. Questo framework, sebbene ancora in fase di definizione, introduce importanti novità per le imprese che operano nel commercio transatlantico.
"È evidente che le tariffe doganali continueranno a essere una realtà con cui le imprese dovranno continuare a confrontarsi", commenta Pier Paolo Ghetti, Global Trade Advisory Leader di Deloitte Italia. "In questo scenario è fondamentale che le aziende sviluppino una cultura della consapevolezza doganale per rivedere le catene del valore globali orientandole verso maggiore flessibilità e resilienza. L'obiettivo è contenere i rischi e preservare la competitività nei mercati internazionali".

Nonostante il testo rappresenti ancora un accordo politico in fase di definizione, chiarisce alcuni punti cruciali per le imprese europee. In primo luogo, gli Stati Uniti si sono impegnati ad applicare ai prodotti originari dell'UE l'aliquota tariffaria più elevata tra la clausola della nazione più favorita (MFN clause) e l'aliquota fissa del 15%.
A partire dal primo settembre, sarà applicata la tariffa convenzionale MFN a una lista specifica di beni europei, che include risorse naturali, aeromobili e loro componenti, prodotti farmaceutici generici e precursori chimici. Questa lista potrà essere ampliata nel tempo per includere ulteriori settori e prodotti.
Un altro elemento significativo dell'accordo riguarda le merci europee soggette alle misure della Section 232, come prodotti farmaceutici, semiconduttori e legname. Per questi beni, l'aliquota tariffaria applicata dagli Stati Uniti non supererà il 15%.
In cambio di queste concessioni, l'Unione Europea si è impegnata a eliminare le tariffe sui beni industriali statunitensi e a fornire un accesso preferenziale al mercato europeo per un'ampia gamma di prodotti ittici e agricoli americani, tra cui frutta a guscio, latticini, frutta e verdura fresca.
Per quanto riguarda l'applicazione pratica dell'aliquota del 15%, il meccanismo è già operativo per i prodotti soggetti a un'aliquota MFN pari o superiore al 15%, che non subiranno ulteriori aumenti tariffari. Per i prodotti con aliquota MFN inferiore al 15%, viene invece applicata una tariffa complessiva del 15%.
Il settore automotive merita una menzione particolare: la riduzione al 15% delle tariffe statunitensi sulle automobili e i loro componenti avverrà solo quando l'UE presenterà formalmente la proposta legislativa per attuare le riduzioni tariffarie previste dall'accordo.
"Va sottolineato che il quadro negoziale, sebbene ancora non del tutto definito, garantisce maggiore certezza per le imprese", afferma Ghetti. "Di conseguenza, risulta essenziale valutare l'adozione di strategie di pianificazione doganale accurate e proattive. In base ai propri flussi commerciali, le aziende possono valutare l'uso di strumenti quali il 'duty drawback' per il rimborso dei dazi, la 'first sale rule' o azioni di riallocazione produttiva per cogliere i benefici dell'accordo in via di definizione".
Questo accordo rappresenta un passo significativo verso la stabilizzazione delle relazioni commerciali transatlantiche, offrendo alle imprese un quadro più prevedibile per pianificare le proprie strategie di import-export. Tuttavia, la complessità del nuovo regime tariffario richiede alle aziende di sviluppare competenze specifiche in ambito doganale per navigare efficacemente il nuovo scenario e mantenere la propria competitività sui mercati internazionali