Crisi di fiducia e geopolitica: ecco perché l'oro (e l'argento) volano
Bienvenu (LFDE): tra le ansie più palesi spiccano i dubbi sul valore del dollaro, la cui credibilità poggia sull'indipendenza della banca centrale USA
Buona o cattiva notizia? Il verdetto non sarà lo stesso a seconda che si valutino le cause o i risultati. Sui mercati, il fenomeno quest'anno è tuttavia uno dei più significativi: l'oro, ancora una volta, torna a polverizzare i record, uno dopo l'altro. Superando i 4330 dollari l'oncia il 17 ottobre 2025 segna un aumento non solo del 65% in corso d'anno - di gran lunga superiore al Bitcoin - ma del 162% in 3 anni dato che la traiettoria rialzista è iniziata alla fine del 2022. L'indice delle miniere aurifere FTSE Gold Mines amplifica ulteriormente questo movimento: +177% durante l'anno.
Le cause di questa impennata sono purtroppo da ricercarsi nell'ansia, non nell'euforia. Tra le più palesi spiccano i dubbi sul valore del dollaro, la cui credibilità poggia sull'indipendenza della banca centrale americana. Quest'ultima si ritrova infatti indebolita dalle forti pressioni esercitate dal presidente americano per tagliare i tassi di riferimento, mentre l'inflazione americana rimane leggermente troppo alta. L'indebolimento del dollaro, una ferita autoinflitta, è esacerbato dagli sforzi competitivi della Cina, che portano ad acquisti insaziabili di oro da parte della banca centrale. La dinamica non è certamente destinata a invertirsi. Lo scontro tra Russia e Ucraina amplifica ulteriormente questa corsa all'oro, rendendolo un bene rifugio ricercato. Particolarmente colpita da questo conflitto, la Polonia detiene il primato degli acquisti di oro da parte delle banche centrali nel 2025 e gli altri Paesi dell'Europa orientale non sono da meno, anche se i volumi sono più ridotti. Infine, le difficoltà incontrate di recente da alcune banche regionali negli Stati Uniti, che ricordano - probabilmente a torto - le criticità di questo stesso settore nel 2023, hanno rafforzato il timore di turbolenze bancarie nel Paese, spingendo il metallo ancora più in alto.
Ma l'oro non è l'unico a beneficiare degli antagonismi mondiali. Un altro metallo sta registrando una crescita ancora più sorprendente: l'argento. Attestato a oltre 53 dollari l'oncia al 17 ottobre, è cresciuto dell'87% nell'anno e del 190% in tre anni. Sarebbe semplicistico spiegare la sua impennata semplicemente in collegamento con quella dell'oro. Benché esista certamente una correlazione, c'è una differenza essenziale: non viene acquistato dalle banche centrali per via del suo valore troppo basso rispetto al suo volume, e quindi al suo costo di stoccaggio. Le ragioni del suo ritorno in auge vanno quindi ricercate altrove rispetto agli acquisti statali. Una prima causa risiede nel suo ruolo nei circuiti elettrici. Ottimo conduttore di elettricità e di calore, è un elemento essenziale non solo per i pannelli solari, il cui sviluppo è massiccio in Cina, ma anche per alcuni componenti elettronici, in piena espansione nella corsa mondiale alle capacità di calcolo. Ma non se ne fa un utilizzo solo industriale. Serve anche come investimento rifugio, non certo per le banche centrali, ma per gli investitori privati e persino istituzionali. La quantità di metallo detenuta dagli ETF sull'argento è aumentata di recente fino a raggiungere oltre 800 milioni di once, pari a un incremento del 17% dall'inizio dell'anno. Nonostante questo sviluppo, l'argento metallico non è sopravvalutato rispetto all'oro: la quotazione dell'oro rispetto a quella dell'argento sembra ancora alta, attualmente a 79, contro una media di 68 in 27 anni. Se ne può dedurre che l'argento potrebbe avere un rendimento migliore dell'oro, almeno in termini relativi.
Alexis Bienvenu, Fund Manager di La Financière de l'Echiquier
