Outlook politiche monetarie 2026: banche centrali tra tagli cauti, pressioni politiche e rischi fiscali
Le previsioni indicano ulteriori riduzioni dei tassi negli USA e in Europa, ma l'indipendenza delle banche centrali resta sotto scrutinio
Nel 2026 le principali banche centrali dovranno bilanciare una crescita moderata con la stabilità dei prezzi, operando in un contesto di incertezza politica e fiscale. L'orientamento globale punta a un nuovo allentamento monetario, ma la capacità decisionale delle istituzioni è sempre più messa alla prova.
Stati Uniti - La Federal Reserve dovrebbe proseguire il ciclo di riduzioni, ma i tagli saranno più cauto a causa delle pressioni politiche. Chris Iggo (AXA IM Core) afferma che i mercati del reddito fisso trarranno vantaggio da tassi più bassi, sostenuti da un rallentamento del mercato del lavoro. L'analisi di Amundi prevede due riduzioni nella prima metà del 2026, portando il tasso di riferimento al 3,25%. Parallelamente, Christian Schulz (AllianzGI) indica un intervallo obiettivo per i federal funds tra 3,25-3,50%, sottolineando una maggiore propensione a tagliare anche con inflazione sopra il target.
Il rischio di compromissione dell'indipendenza della Fed è evidenziato da William Davies (Columbia Threadneedle Investments), che ricorda le dichiarazioni dell'ex presidente Trump a favore di tassi vicini all'1% e la scadenza del mandato del presidente della Fed a maggio 2026. Davies avverte che un abbassamento troppo rapido dei tassi a breve termine potrebbe provocare un improvviso irripiegamento delle curve di rendimento, indebolendo la fiducia degli investitori sull'inflazione.
Valentin Bissat (Mirabaud AM) concorda su un allentamento moderato, con un tasso terminale intorno al 3% e segnala che solo un forte rallentamento economico, non previsto per il 2026, giustificherebbe tagli più aggressivi.
Europa - La BCE, avendo già ridotto il tasso sui depositi al 2,0% a giugno 2025, è pronta a ulteriori riduzioni grazie a pressioni inflazionistiche più contenute rispetto agli USA. Chris Iggo (AXA IM Core) prevede nuovi tagli dei tassi europei in linea con la discesa dell'inflazione. Filippo Di Naro (Anima Sgr) - nella foto - ritiene che la BCE possa intervenire nuovamente a marzo 2026, seguito da un periodo di stabilità. Amundi stima che il tasso di riferimento possa scendere fino all'1,5% entro la metà dell'anno.
Nel Regno Unito, la Bank of England è spinta da un mercato del lavoro indebolito e da incertezze fiscali. Valentin Bissat (Mirabaud AM) prevede continui tagli nel 2026, mentre Christian Schulz (AllianzGI) stima un tasso intorno al 3% nonostante una stretta fiscale che potrebbe arrivare all'1% del PIL.
Mercati emergenti - Le banche centrali dei paesi emergenti mostrano maggiore flessibilità, grazie a quadri di politica monetaria più solidi. L'Outlook di Amundi indica che la People's Bank of China manterrà un approccio accomodante, concentrandosi su consumi e investimenti.
Investitori - Di fronte a tassi in calo, Marc Seidner (PIMCO) consiglia di ridurre l'esposizione alla liquidità, poiché mantenere ingenti riserve comporta costi opportunità e rischi di reinvestimento. Le obbligazioni, al contrario, consentono di fissare rendimenti più favorevoli su orizzonti più lunghi.
Scope Group ribadisce l'attesa di tassi di interesse a lungo termine più elevati rispetto ai livelli pre-pandemia, sostenuta da pressioni inflazionistiche e squilibri fiscali persistenti.
