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24/12/2025

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Due libri EGEA su sicurezza e geopolitica delle Terre Rare

Gli autori Gabrielli e Trinchero definiscono la differenza tra crisi ed emergenza, essenziale per la Gestione delle crisi nell'era della complessità

Chiusura d'anno, almeno per la rubrica, con due interessanti, quanto drammaticamente attuali, volumi editi da Egea. Il tema della Sicurezza da un lato, quello della partita politica e militare per le Terre rare, dall'altro. Ne abbiamo sentito parlare fino quali alla noia in questi ultimi mesi. Eppure si tratta di due temi spinosi che turbano il sonno di politici, imprenditori e manager.
Procediamo con ordine.
Franco Gabrielli ed Elisabetta Trinchero, nel loro ultimo scritto La cultura della sicurezza condividono una guida rigorosa e attuale per ripensare la Gestione delle emergenze e delle crisi nell'era della complessità, mettendo al centro la Fiducia, la Comunicazione, la Prevenzione e la co-creazione di valore pubblico Viviamo in un'epoca in cui le emergenze si susseguono e le crisi sono ahimè la nuova normalità: alluvioni, pandemie, blackout, cyberattacchi, crisi sociali e ambientali ci hanno abituati a convivere con l'incertezza. Eppure, troppo spesso la risposta delle organizzazioni resta ancorata a una logica emergenziale, fatta di rincorse e confusione.

Ma come si costruisce una società davvero resiliente? E cosa significa, oggi, promuovere la cultura della sicurezza, intesa non solo come un insieme di regole, ma come un processo collettivo, partecipato e innovativo?

Nel loro nuovo libro gli Autori offrono una guida rigorosa e attuale che si rivolge innanzitutto alle istituzioni (con il coinvolgimento attivo delle comunità) per ripensare la Gestione delle emergenze e delle crisi. Mettendo al centro la Fiducia, la Comunicazione, la Prevenzione, la co-creazione di valore pubblico, e soprattutto evidenziando la necessità di distinguere, comprendere e governare la Complessità, superando la tentazione di affidarsi solo a protocolli tecnici o soluzioni verticali.

Nel volume, Gabrielli e Trinchero chiariscono che "emergenza" e "crisi" non sono sinonimi. L'Emergenza è un evento ricorrente, in parte prevedibile, per cui esistono piani e procedure. La Crisi, invece, è caratterizzata da imprevedibilità, ambiguità e novità che mettono in discussione routine e competenze consolidate. La pandemia da Covid-19 ne è stata un esempio lampante: una crisi che ha travolto la capacità di risposta ordinaria, richiedendo flessibilità, apprendimento e adattamento. Confondere i due concetti porta a errori nella Governance e nella comunicazione, e la crisi non può essere affrontata solo con strumenti tecnici, ma richiede una comprensione profonda del contesto e delle relazioni sociali.

In una società che si trova sempre più spesso ad affrontare eventi critici, uno dei valori più preziosi è la Resilienza, intesa non solo come capacità di resistere agli urti, ma come abilità di adattarsi e trasformarsi in risposta a situazioni avverse. Gli autori propongono un modello in cui Consapevolezza, Prevenzione, preparazione e risposta sono elementi interconnessi per costruire comunità resilienti. La Cultura della sicurezza viene presentata come un processo dinamico e relazionale, che coinvolge istituzioni, cittadini, imprese e società civile. La Resilienza non è un risultato da raggiungere una volta per tutte, ma un percorso continuo di apprendimento e innovazione, generato non solo da investimenti strutturali, ma anche da una visione condivisa e da relazioni sociali forti.


Nei contesti emergenziali, tuttavia, il ruolo della Leadership resta cruciale come funzione relazionale e strategica, capace di generare fiducia e orientare i Comportamenti collettivi anche in condizioni di forte incertezza. Oggi, secondo gli autori, al Leader si richiede di essere generativo, propositivo, proattivo, capace di uscire dalla tranquillità di un porto sicuro (del «si è sempre fatto così») per avventurarsi nell'inesplorato del mare aperto con tutto ciò che ne consegue, in termine di sfide ed anche di insidie. Non si tratta di un irresponsabile salto nel buio, ma di un ragionato atto di coraggio: in tal senso il Leader generativo non pretende di possedere tutte le risposte, ma pone le domande giuste, favorendo la mobilitazione di intelligenze distribuite e creando le condizioni affinché emergano soluzioni condivise.


Per far sì che questo accada, la Comunicazione gioca un ruolo cruciale. Il libro affronta le sfide contemporanee, inclusa l'influenza dei Social media, e come queste possano essere sia un'opportunità che una minaccia per la comunicazione efficace. La Disinformazione e le Fake news sono identificate come rischi crescenti, che richiedono strategie di monitoraggio, verifica e risposta rapida. Gli autori propongono un approccio alla comunicazione di crisi empatico, trasparente e dialogico, capace di costruire fiducia e orientare i comportamenti collettivi.
"Le vulnerabilità non sono un limite da superare, ma una condizione strutturale da abitare consapevolmente, facendo leva sulla capacità di riconoscere limiti, imparare ed evolvere", scrivono gli autori Gabrielli e Trinchero. "Le istituzioni non possono più gestire semplicemente l'esistente. Occorre invece progettare le condizioni del possibile inesplorato per il futuro attraverso un investimento deciso in formazione, dialogo interistituzionale, valorizzazione delle competenze diffuse nei territori e promozione di una cultura della sicurezza che sia partecipativa anziché paternalistica. La leadership pubblica deve così fondarsi su una nuova alleanza tra Stato e società, caratterizzata da trasparenza, dialogo e corresponsabilità, trasformando i cittadini da destinatari passivi a co-protagonisti attivi nella costruzione di comunità resilienti. La sfida non consiste nel domare l'eccezione, ma nel trarne energia per ripensare il quotidiano, orientando l'azione pubblica non più solo verso la gestione contingente delle emergenze e delle crisi, ma verso la costruzione di un futuro più equo, consapevole e sostenibile".


Altro libro, altra storia. A quindici anni dalla crisi che le ha portate al centro della scena Geopolitica globale, Sophia Kalantzakos torna ad analizzare la competizione per le risorse che sta ridefinendo gli equilibri del potere in un mondo segnato da guerre commerciali e rivalità tecnologiche. Lantanio e Neodimio sono parte integrante dei motori ibridi. Disprosio e Terbio sono componenti cruciali dei magneti permanenti così come Ittrio ed Europio dei display per smartphone e il Tulio dei dispostivi medici per raggi X. In pochi le conoscono per nome, ma oggi le Terre rare rappresentano risorse vitali per la produzione di un'ampia varietà di applicazioni High-tech, Green e per la difesa: dalle turbine eoliche ai sottomarini, dall'Intelligenza artificiale al 5G. E sono al centro della contesa internazionale: dopo la crisi del 2010, che rivelò al mondo il quasi monopolio Cinese su questi materiali, il controllo delle catene di approvvigionamento è diventato una delle questioni strategiche cruciali del XXI secolo.


Nel suo saggio Terre rare. La Cina e la geopolitica dei minerali strategici, ora in un'edizione completamente aggiornata, Sophia Kalantzakos, docente alla New York University (NYU), ricostruisce le tappe di questa competizione globale cercando di intravederne i possibili sviluppi: dall'ascesa della Cina come potenza mineraria e tecnologica alla risposta degli Stati Uniti e dell'Unione Europea (UE), fino alla corsa odierna ai Minerali critici che alimentano la Transizione verde e digitale.
La nuova edizione italiana è arricchita da un saggio inedito, "L'interdipendenza come arma", che aggiorna il quadro alla luce delle grandi trasformazioni intervenute tra il 2021 e il 2025. Kalantzakos descrive un sistema internazionale sempre più diviso, in cui le Catene globali del valore vengono Securitizzate e la cooperazione economica si trasforma in competizione strategica. La frammentazione del commercio e l'ipercompetizione tra Stati Uniti e Cina hanno ridefinito le politiche industriali di entrambe le potenze, che hanno riscoperto l'intervento pubblico come strumento di potere: oltre 2.500 iniziative adottate nel 2023 mirano a rafforzare la produzione nazionale nei settori più sensibili - dai Semiconduttori alle Batterie, dall'Intelligenza artificiale ai Minerali critici.


Kalantzakos mostra come il Monopolio cinese sulle Terre rare si sia trasformato in uno strumento di potere sistemico, capace di influenzare la diplomazia, la tecnologia e la sicurezza energetica. Nel nuovo scenario delineato dal suo saggio, Pechino non è più soltanto una superpotenza industriale, ma un attore che usa l'interdipendenza come leva coercitiva: la produzione dei minerali diventa Geopolitica, la Transizione ecologica si fa terreno di confronto politico, l'innovazione tecnologica un campo di battaglia per la supremazia globale.
L'autrice analizza inoltre il mutato ruolo dell'Occidente, sempre più diviso tra esigenze di sostenibilità e logiche di Sicurezza. Gli Stati Uniti, con l'Inflation Reduction Act e la rinnovata amministrazione Trump, hanno trasformato la corsa alle materie prime in un pilastro dell'America First, mentre l'Europa tenta di conciliare Resilienza e cooperazione attraverso il Green Deal, il Critical Raw Materials Act e le nuove norme ESG obbligatorie per le imprese.


In questo scenario, la seconda edizione di questo libro offre una chiave di lettura importante per comprendere le dinamiche che stanno ridefinendo la globalizzazione: una sorta di Deglobalizzazione mineraria in cui ogni stato cerca di garantire l'accesso a risorse strategiche senza dipendere dagli altri. Il saggio mostra come la Geopolitica dei materiali - dal Litio al Cobalto, dal Gallio al Germanio - sia ormai inseparabile da quella delle tecnologie emergenti, dell'Intelligenza artificiale e dell'Energia pulita.
"L'era della globalizzazione aperta e in crescita è ormai tramontata", scrive l'Autrice Kalantzakos. "Al suo posto è subito emerso un mondo fatto di logiche di esclusione e barriere. I legami di interdipendenza vengono utilizzati come strumenti di potere coercitivo e l'intensificarsi dell'ipercompetizione geopolitica tra Stati Uniti e Cina li ha progressivamente recisi. Oggi, la norma piuttosto che l'eccezione è che la geopolitica prevale sull'economia. La crisi delle terre rare del 2010 offre importanti spunti di riflessione, soprattutto perché gli Stati Uniti che il mondo conosceva, capiva e forse ammirava non torneranno più, qualunque sia l'esito della politica interna. Inoltre, altre potenze stanno ora sfidando apertamente l'ordine mondiale. Ma la crisi climatica non aspetterà nessuno. Non passerà in secondo piano mentre decidiamo chi avrà il sopravvento. Ecco perché tutti gli stakeholder devono impegnarsi a ricostruire il mondo, avviare nuove relazioni e garantire che queste tecnologie e la transizione verde non siano appannaggio di pochi, ma dell'intera società". Insomma, possiamo appropinquarci alla tavola natalizia con un diffuso ottimismo di fondo?  


Federico Unnia Aures
Strategie e politiche di comunicazione


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